Rivolto in particolare agli amici di M5S

Il Porcellum non c’è più. Al suo posto abbiamo una legge proporzionale, senza premio di maggioranza. Si può dunque andare al voto subito con una legge che, sebbene non perfetta (restano infatti le soglie di sbarramento), è comunque la più democratica in vigore dal 1993. Se il ritorno ad un sistema proporzionale terrorizza i partiti del sistema, non si capisce perché chi vi si oppone non impugni da subito quest’arma potentissima consegnataci dalla sentenza della Corte Costituzionale, le cui motivazioni sono state rese pubbliche ieri.

Non torneremo qui nei particolari dei vari sistemi elettorali, limitandoci invece ad un breve ragionamento politico. In sostanza la Consulta ha bocciato l’idea maggioritaria su cui si è fondato per vent’anni il bipolarismo. Secondo questa concezione il voto deve produrre “governabilità” non rappresentanza. La Corte ha invece stabilito che non può esservi distorsione – o perlomeno “distorsione eccessiva” – del principio democratico della rappresentanza.

Certo, le motivazioni di questa sentenza lasciano aperta la porta a nuove distorsioni di quel principio, purché meglio architettate (sistema spagnolo, eccetera). Ma la centralità del concetto di rappresentanza è stata ripristinata.

Naturalmente i principali partiti, il sistema castale dell’attuale nomenclatura, i mezzi di comunicazione al loro servizio con i relativi opinion maker, si sgolano per dire tre cose: che bisogna fare al più presto una nuova legge elettorale, che questa dovrà essere in ogni caso maggioritaria e bipolare, che è proprio questo l’auspicio della Consulta.

Affermazioni non si sa se più arroganti o più false. La falsità sta nel voler ignorare che una legge c’è, ma anche nel forzare a più non posso le argomentazioni della sentenza. Argomentazioni dal nostro punto di vista assai discutibili in alcuni passaggi, ma comunque non forzabili al punto da rendere ora legittimo un nuovo premio di maggioranza che sostituisca quello vecchio (e dichiarato illegittimo) della legge calderoliana.

L’arroganza, sia politica che giuridica, sta nel voler riproporre – addirittura in forma ancor più accentuata – quel sistema maggioritario che ha prodotto un bipolarismo in cui ormai si riconosce soltanto una minoranza degli elettori. Un sistema bocciato clamorosamente alle elezioni del febbraio 2013.

In questa fiera della sfrontatezza, cui partecipano tutte le forze di governo, ma anche il partito berlusconiano, il primo premio va certamente a Matteo Renzi, di cui ci siamo già occupati in un altro articolo.

Ora, però, è il momento di venire all’opposizione. E cioè al M5S, visto che non possiamo considerare opposizione quella di Sel, un piccolo partito personale dell’amico di Archinà, che da sempre si muove come corrente (per adesso) esterna del Pd.

E’ il momento che M5S prenda una posizione chiara. Ci è infatti capitato di sentir dire, ad alcuni suoi esponenti, che solo il ritorno al Mattarellum sarebbe legittimo, in quanto ultima legge elettorale fatta da un parlamento legittimo. E’ questo un ragionamento che fa acqua da tutte le parti.

Intanto, come abbiamo tante volte dimostrato, quello del Mattarellum è un sistema potenzialmente ancor più distorsivo del principio della rappresentanza democratica. In secondo luogo, il criterio della legittimità di questo o quel parlamento ci porterebbe in un ginepraio inestricabile, altro non fosse che per la banale considerazione che anche il Porcellum è stato varato da un parlamento eletto col Mattarellum

D’altronde, il ritorno al Mattarellum potrebbe avvenire solo ad opera di questo parlamento, che M5S considera illegittimo. Come afferma giustamente Aldo Giannuli sul blog di Beppe Grillo, ogni ipotesi di “reviviscenza” del Mattarellum è infatti esclusa dalla sentenza della Corte, ma non poteva essere altrimenti dato che «la categoria di “reviviscenza” da un punto di vista giuridico non esiste».

Dunque di che parliamo? Da un punto di vista democratico il Mattarellum è anche peggio del Porcellum appena cassato dalla Consulta, la sua reintroduzione potrebbe avvenire solo con l’ennesimo pastrocchio delle forze sistemiche, ed in particolare con un accordo Renzi-Berlusconi. Se reintrodotto, quel sistema – data la forte personalizzazione del voto che comporta – avrebbe il sicuro effetto di falcidiare proprio la rappresentanza parlamentare di M5S. Inoltre, la nuova legge richiederebbe comunque tempo, mentre invece M5S dice giustamente che bisogna mandare a casa questo parlamento il prima possibile.

Occorre allora una posizione chiara e conseguente: tornare a votare subito con la legge appena ridisegnata dalla Corte Costituzionale. Questo intanto toglierebbe di mezzo i parlamentari abusivi, quelli entrati alla Camera ed al Senato solo grazie al premio di maggioranza. Poi costringerebbe le forze politiche a fare i conti con la loro forza reale, non con quella gonfiata dai meccanismi truffaldini del maggioritario.

Sarebbe la vera fine del bipolarismo e l’apertura di una nuova stagione politica, che è poi quel che teme la casta che M5S dice di voler abbattere. L’unica strada per sbaragliare l’attuale classe politica è dunque quella di fare propria la legge così come uscita dalla Consulta, quella legge proporzionale che Renzi, Letta, Berlusconi e Napolitano proprio non vogliono. E non per caso.