Il liberismo di François Hollande non è una novità, ma i tagli annunciati nei giorni scorsi rappresentano una forte accelerazione di questa politica. Una linea che di certo non porterà la Francia fuori dalla crisi, lasciandola sospesa tra una (concreta) deriva mediterranea indotta dall’euro e un illusorio rilancio dell’asse con Berlino. E’ questo il tema dell’articolo che segue.

Francois Hollande promette un assalto “supply side” allo stato francese, rilanciando l’agenda UEM dell’austerità
di Ambrose Evans Pritchard (The Telegraph)

Il leader francese Francois Hollande lascia di sasso la sinistra del suo stesso Partito Socialista lanciando una nuova strategia economica basata su politiche “supply side” (le politiche dal lato dell’offerta di matrice liberista, ndt).

Il presidente francese François Hollande ha promesso “un elettro-shock” per far uscire l’economia francese dalla profonda crisi in cui è caduta, promettendo di ridurre lo stato elefantiaco e spingere una serie di riforme pro-business.

Il leader francese sotto attacco sbalordisce la sinistra del suo stesso Partito Socialista lanciando una nuova strategia economica basata su politiche “dal lato dell’offerta”, accompagnate da ulteriori € 30 miliardi di tagli alla spesa nel 2017, per spianare la strada ad un abbassamento delle tasse e del carico fiscale sulle aziende.

Questo cambimento di direzione è stato da più parti paragonato alle politiche del New Labour di Tony Blair e alla riforma portata avanti dal cancelliere tedesco Gerhard Schröder nel 2004, anche se in una conferenza stampa televisiva Hollande ha negato con veemenza qualsiasi influenza del “liberalismo” di mercato.

“Sono stato eletto con l’aiuto della sinistra e rimango socialista”, ha detto, aggiungendo che è stato possibile preservare il modello francese di welfare imparando dagli stati nordici. In realtà gli scandinavi hanno profondamente intaccato i benefici del welfare.

Il piano di Hollande si basa su un “patto di responsabilità” con la confederazione dei datori di lavoro Medef. Il capo del gruppo, Pierre Gattaz, ha detto che è disposto a “collaborare”, lodando Hollande per il suo vero e proprio cambiamento di strategia dopo 18 mesi di mezze misure, false-partenze e ricadute. Medef ha promesso 1 milione di posti di lavoro entro il 2020, in cambio di una riorganizzazione delle leggi sul lavoro e di  100 miliardi di € di tagli al costo del lavoro in cinque anni, tra sgravi fiscali e riduzione dei contributi della sicurezza sociale.

Il leader francese – che ha evitato le domande sulla sua presunta relazione con l’attrice Julie Gayet – ha ammesso di non aver valutato bene la gravità della crisi, promettendo di impegnarsi in una “battaglia economica” per preservare la credibilità e la potenza della Francia.

Eppure, egli si allinea alle richieste provenienti da Berlino e da Bruxelles per un’ulteriore austerità, al fine di soddisfare gli obiettivi di disavanzo dell’UE, nonostante il rischio di una tripla-recessione. I tagli alla spesa arriveranno per primi, seguiti dopo dai tagli fiscali. La politica economica non è neutrale.

Il motivo principale per cui l’economia francese è ricaduta in crisi sono i tagli di bilancio pari all’1.8% del PIL dello scorso anno, che hanno portato la disoccupazione al 10.9%, livello massimo da 16 anni, e inflitto gravi danni alla credibilità di governo Hollande. E’ trapelato un rapporto, basato su indagini svolte dalle prefetture in ciascuno dei 101 dipartimenti, secondo il quale la situazione stava diventando pericolosa, che descriveva una “società in preda alla rabbia, esasperata e al limite. Un miscuglio di malcontento latente e di rassegnazione si esprime attraverso improvvise esplosioni di rabbia, per lo più spontanee.”

Mentre i venti contrari di tipo fiscale quest’anno sono meno intensi, possono comunque essere sufficienti a fermare l’economia, giungendo a una “velocità di fuga” . Dato che le riforme dal lato dell’offerta tendono in un primo momento a colpire la crescita, la strategia rischia di spingere la Francia sempre più verso la trappola della deflazione. A differenza della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, la Francia si trova a dover sopportare l’austerità senza nessuno stimolo monetario aggressivo per poter attutire il colpo.

Gli economisti francesi sono profondamente divisi sulle riforme. Marc Touati, consulente economico del ACDEFI di Parigi, ha detto che le misure sono troppo vaghe per tirare fuori il paese dalla sua parabola discendente. “E’ un bluff destinato a far guadagnare tempo e ammorbidire le agenzie di rating. Non sarà seguito da azioni concrete”, ha detto.

Standard & Poor’s ha declassato la Francia ad AA nel mese di novembre, e Moody’s dovrebbe emettere il suo verdetto a fine mese. S&P ha detto che la Francia è bloccata in una trappola di bassa crescita, con la disoccupazione che presumibilmente dovrebbe rimanere sopra il 10% fino al 2016. Si incolpa il malessere dello sclerotico settore statale, ormai a livelli svedesi, superiore al 56% del PIL, ma senza la flessibilità del lavoro e il libero mercato della Svezia.

Alain Bokobza, di Société Générale, ha detto che le riforme costituiscono una “svolta politica radicale” paragonabile al voltafaccia ideologico del 1983 del presidente François Mitterrand, quando fece pace con i datori di lavoro francesi abbandonando la sua dura politica di sinistra del “socialismo in un solo paese”.

Hollande era intimamente coinvolto nell’episodio, in quanto membro dello staff politico del presidente Mitterrand, e ha visto il suo mentore venir fuori dalla morte politica con uno spostamento a destra.

Société Générale ha detto che nei quattro anni dal 1983 al 1987 le azioni francesi hanno sovraperformato le azioni tedesche del 100%. Questa volta ci potrebbe essere un altro recupero del genere, mentre la Germania va nella direzione opposta, con il nuovo salario minimo e l’erosione delle sue riforme. “Comprate il CAC 40”, ha detto Bokobza, prevedendo un salto del 60% dell’indice francese a 7.000, entro la fine del 2016.

Bokobza ha detto che la Francia potrà godere di un vantaggio crescente sulla Germania nei costi energetici per l’industria. La Francia paga meno di € 0,10 per kilowattora grazie al nucleare relativamente a buon mercato: la Germania paga all’incirca € 0,15, costo che si prevede in aumento, quando i suoi reattori nucleari verranno eliminati entro il 2022.

Ma è una visione molto ottimistica. Huw Pill, di Goldman Sachs, ha detto che i francesi devono prepararsi a un taglio del 40% del loro tenore di vita rispetto alla Germania nei prossimi anni per portare le due maggiori economie dell’eurozona ad allinearsi – una prospettiva scoraggiante.

Patrick Artus, di Natixis, dice che l’ economia francese è in una difficoltà più profonda di quanto Hollande e i suoi consiglieri abbiano il coraggio di riconoscere. Lo shock fiscale non sarà sufficiente a fermare la “deindustrializzazione” cronica della Francia. Mr. Artus ha detto che ci vorrà un taglio del 14% dei salari francesi per ripristinare la competitività all’interno dell’UEM.

Le promesse ad ampio raggio di Hollande non chiariscono fino a che punto egli sia disposto a spingersi, anche se il crollo dei suoi sondaggi a quasi il 20% sembri averlo scosso dalla sua indolenza. L’establishment politico francese è profondamente allarmato per lo spostamento della produzione di auto e camion dagli stabilimenti francesi ai siti spagnoli, ora ritenuti più competititivi dopo i tagli salariali.

Il leader francese ama rappresentare se stesso nei panni di Gerhard Schröder, e addirittura è andato  alla conferenza del partito dei socialdemocratici tedeschi l’anno scorso a cantare le lodi delle riforme Hartz IV, che presumibilmente hanno trasformato la Germania da “malato d’Europa” a “tigre teutonica”.

Christian Schulz, di Berenberg Bank, ha detto che le riforme Schröder sono state portate avanti in un colpo solo con un consenso trasversale, mentre Hollande ha fatto passare le sue misure una alla volta per evitare le proteste di piazza . “E ‘ completamente diverso”, ha detto.

Il professor Paul de Grauwe, della London School of Economics, ha detto che l’era Schröder ha assunto un’importanza mitica. In realtà le misure Hartz IV hanno fatto poco per la produttività e gli investimenti tedeschi. La Germania ha riguadagnato competitività comprimendo i salari nel momento in cui l’Europa meridionale si stava surriscaldando, dice De Grauwe. Negli anni cruciali 2004-2006 lo shock per la Germania è stato ulteriormente ammortizzato da un boom globale. La Francia affronta un compito più difficile nel mondo deflazionistico di oggi, più simile ai tagli salariali nell’ambito del Gold Standard del 1930.

Hollande ha chiaramente abbandonato l’idea di un blocco latino di stati dell’UEM che spingano per la crescita, strategia che ha timidamente tentato all’inizio del suo mandato.

Nel tentativo di ricostruire le difficili relazioni con la Germania, ha detto che tutti i grandi progetti dell’eurozona ora dovrebbero essere coordinati da Parigi e Berlino attraverso la “convergenza economica”.

Con una mossa cruciale, ha fatto rivivere il morente asse franco-tedesco e promette nuova vita alla difesa franco-tedesca. Hollande si è lanciato nella sua partita con Berlino in maniera irreversibile.

da Voci dall’estero