Dossier sconvolgente sugli “abusi” da parte delle forze britanniche in Iraq arriva alla Corte Penale Internazionale
Un dossier sconvolgente di 250 pagine, che fornisce prove dettagliate di percosse, scosse elettriche, finte esecuzioni e violenza sessuale, è stato presentato alla Corte Penale Internazionale (International Criminal Court – ICC), e potrebbe portare alcuni dei più importanti personaggi della difesa della Gran Bretagna in tribunale con accuse di “sistematici” crimini di guerra. (nella foto il torturato Baha Mousa)
Il generale Sir Peter Muro, capo dell’esercito britannico, l’ex segretario della difesa Geoff Hoon, e l’ex ministro della difesa Adam Ingram sono tra quelli elencati nel rapporto, intitolato “La responsabilità di ufficiali del Regno Unito nei crimini di guerra con abusi sistematici contro detenuti in Iraq dal 2003 al 2008”.
Il dossier schiacciante si basa su casi di più di 400 iracheni, rappresentativi di “migliaia di denunce di maltrattamenti, di tortura e di trattamenti crudeli, disumani o degradanti che costituiscono crimini di guerra”. Compresi sono “l’incappucciamento” di prigionieri, ustioni, scosse elettriche, minacce di morte e “umiliazione culturale e religiosa”. Altre forme di presunti abusi includono la violenza sessuale, finte esecuzioni, minacce di stupro, fino all’omicidio.
La denuncia formale all’ICC, presentata ieri, è il culmine di anni di lavoro del gruppo Avvocati di Pubblico Interesse (Public Interest Lawyers – “PIL”) e del Centro Europeo per i Diritti Costituzionali e Umani (European Centre for Constitutional and Human Rights – “ECCHR”). Si chiede un’inchiesta sui presunti crimini di guerra, ai sensi dell’articolo 15 dello Statuto di Roma.
Il dossier, visto dal giornale The Independent on Sunday, è l’inchiesta più dettagliata mai presentata al pubblico ministero dell’ICC sui crimini di guerra commessi dalle forze britanniche in Iraq. La Corte ha già confermato come fosse certo che fossero stati commessi crimini di guerra.
Nel 2006, secondo la Corte, “C’era la base ragionevole per credere che reati di competenza della Corte fossero stati commessi, e cioè trattamenti inumani e uccisioni intenzionali”. In quell’anno, gli avvocati dell’accusa, citavano il basso numero di casi – meno di 20 – come motivo per non far partire un’indagine. Ma, da allora, centinaia di altre accuse sono venute alla luce: ed è questo che ha spinto la Corte ad accogliere la nuova denuncia. E’ l’inizio di un procedimento che potrebbe vedere politici e generali britannici processati per crimini di guerra.
La mera ampiezza e serietà delle accuse passa la soglia di “gravità” richiesta per giustificare un’inchiesta, secondo la denuncia. E continua: “Coloro su cui gravano le maggiori responsabilità” per presunti crimini di guerra “coinvolgono persone ai più alti livelli” dell’esercito e del sistema politico britannico. La Corte considera che le prove “giustificano ulteriori indagini” sulla responsabilità penale “di persone di alto livello all’interno delle forze armate e del governo del Regno Unito” e inoltre che comandanti militari britannici “sapevano o avrebbero dovuto sapere” che le forze sotto il loro comando “commettevano o stavano per commettere crimini di guerra”. Si legge anche che “i civili in posizione superiore, sapevano o ignoravano consapevolmente le informazioni a loro disposizione, che indicavano chiaramente che soldati nelle forze armate del Regno Unito stavano commettendo crimini di guerra in Iraq.”
La denuncia sostiene che ci sono stati “continui maltrattamenti da parte di soldati del Regno Unito in Iraq per quasi sei anni di operazioni militari”.
Verrà attentamente esaminato il comportamento di diversi ufficiali britannici, secondo Phil Shiner del PIL, che ha detto: “Penso che abbiamo più che soddisfatto i requisiti che costituiscono la soglia per esaminare le accuse. Sarei sbalordito e amaramente deluso se la Corte non prendesse in esame questo [dossier].”
Al momento si sono costituite ben poche corti marziali relative alla condotta delle forze britanniche. Solo un procedimento ha portato a una condanna: il Caporale Donald Payne è stato incarcerato per un anno nel 2007 per il trattamento inumano di civili iracheni. A parte questa sentenza di condanna, “Nessuno è stato trovato colpevole di un reato grave”, ha detto Shiner.
La denuncia all’esame dell’ICC contiene prove dell'”uso sistematico della violenza brutale, che a volte ha provocato la morte di detenuti mentre erano nella custodia di membri delle forze armate del Regno Unito”. Asserisce che “ci sono prove dell’uso congiunto di brutalità con crudeltà e forme di sadismo, compresa la violenza sessuale e l’umiliazione sessuale e religiosa”. Descrive l’uso diffuso di “incappucciamento,” la costrizione per le persone di rimanere in “posizioni di stress” dolorose, la privazione del sonno, il bombardamento acustico e la privazione di cibo e acqua. Queste tecniche di interrogatorio sono state utilizzate dai soldati britannici in Irlanda del Nord, prima di essere vietate nel 1972. C’è “un quadro chiaro” che indica che tra le tecniche proibite sono state utilizzate “in numerose strutture britanniche [in Iraq] … tra il 2003 e il 2008,” afferma la denuncia. Le prove “indicano che una causa della reiterazione degli abusi, sta anche nel fatto che non siano effettuate indagini e né individuati i responsabili di tali pratiche. La conclusione ovvia è che tale maltrattamento era sistematico”.
Il dossier sarà reso pubblico martedì presso gli uffici della Law Society a Londra, nelle circostanze in cui l’ICC è sotto crescente pressione per dimostrare la volontà di agire contro i crimini di guerra commessi dai paesi occidentali, quando sembra invece guardare esclusivamente alle nazioni africane. Lo scorso ottobre, l’ICC è stata criticata dal Ministro degli Esteri etiope, Tedros Adhanom, con l’accusa di essere “uno strumento politico che prende di mira l’Africa e gli africani”.
Il professor William Schabas, un noto esperto di diritti umani e docente presso la Middlesex University, ha detto: “Ciò che questa denuncia fa è di sfidare il tribunale, che dovrà dimostrare che non adopera due pesi e due misure”. Ha aggiunto: “Ci sono senza dubbio le basi per un’inchiesta da parte della ICC”, e ha affermato che “non c’è alcun dubbio” che i crimini di guerra sono stati commessi dalle forze britanniche in Iraq. “Tutti devono essere preoccupati,” ha aggiunto.
La denuncia equivale a un “indagine attendibile per dar avvio alla prosecuzione” ed è “supportata da sofisticati argomenti giuridici che soddisfano i requisiti della [Corte Internazionale],” secondo il Professor Andrew Williams, un esperto di diritto all’Università di Warwick e autore del libro A Killing Very British: the Death of Baha Mousa [Un omicidio molto britannico: la morte di Baha Mousa]. In una dichiarazione, un portavoce del Ministero della Difesa ha sostenuto: “Questi problemi o sono oggetto di indagini approfondite o sono stati risolti… un’ulteriore azione attraverso l’ICC non è necessaria. I problemi e le accuse sono già noti al governo del Regno Unito, che si è già mosso e i tribunali del Regno Unito hanno già emesso sentenze”. Il portavoce ha aggiunto: “Neghiamo che le forze armate del Regno Unito, che operano rispettando il diritto nazionale e internazionale, abbiano sistematicamente torturato i detenuti”.
Facendo eco a questa dichiarazione, oggi il ministro degli Esteri William Hague ha detto che non c’era motivo che l’ICC esaminasse le accuse: “Queste accuse o sono già materia di inchiesta oppure sono già state risolte in vari modi: attraverso indagini, inchieste pubbliche, nei tribunali britannici o nelle corti europee”, Hague ha dichiarato a Sky News. “Ci sono stati alcuni casi di abusi riconosciuti che hanno dato luogo a scuse e risarcimenti doverosi. Ma il governo è sempre stato chiaro e le forze armate allo stesso modo negano categoricamente le accuse di abusi sistematici”.
Wolfgang Kaleck, Segretario Generale dell’ECCHR, ha dichiarato: “Con la comunicazione recentemente presentata all’ICC vogliamo promuovere un’azione penale contro quei leader politici e militari nel Regno Unito che portano la maggior responsabilità per la tortura sistematica in Iraq”. Ha aggiunto: “Il Tribunale de L’Aia è l’ultima risorsa che hanno le vittime di torture e maltrattamenti per ottenere giustizia. Dobbiamo porre fine all’uso di due pesi e due misure nella giustizia penale internazionale. Crimini di guerra e altre gravi violazioni di diritti umani devono essere indagati e perseguiti, indipendentemente dal fatto che siano commessi dai più potenti”.
I Generali Sir Peter Muro, Geoff Hoon e Adam Ingram non hanno rilasciato dichiarazioni relative alle accuse.
Accuse di torture
Testimonianze di centinaia di iracheni che dicono di essere stati torturati dai soldati britannici sono oggetto di esame da parte dell’ICC a L’Aia. Riportiamo di seguito alcune delle testimonianze trasmesse (tutti i nomi sono oscurati).
Un uomo che è stato picchiato davanti alla sua famiglia ha detto: “Mi hanno fatto inginocchiare con la testa verso il basso e poi hanno iniziato a picchiarmi. Mi hanno picchiato sul viso, sulla schiena e sull’addome”.
Un altro, che è stato colpito in testa più di 60 volte, ha dichiarato: “C’erano molti soldati che mi spingevano e mi palleggiavano da uno all’altro… Quando mi afferrava, ogni soldato mi dava un pugno”. Ha descritto come suo figlio sia stato anche abusato: “Un soldato ha portato mio figlio di otto anni nella stanza. L’ufficiale ha cominciato a dargli dei schiaffi in viso e a gridargli contro… Io ero sul pavimento in uno stato terribile e non riuscivo a muovermi”.
Un altro uomo che è stato incappucciato ha dichiarato: “La sabbia continuava a entrare nel cappuccio. E’ stato terribile ed era difficile respirare… Ci hanno lasciato inginocchiati sotto il sole per ore. Se cambiavo posizione e chinavo la testa avanti anche minimamente, un soldato veniva e mi dava un forte calcio”.
Un giovane detenuto ha ricordato: “Il soldato ha messo il suo stivale sul mio petto e ha tirato giù i miei pantaloni… Stavo urlando ed ero rannicchiato contro il muro. Il soldato mi ha preso per le gambe mi ha scostato dal muro. Mi ha girato sullo stomaco. Ha strofinato il suo pene sulla mia schiena, mentre gli altri soldati guardavano. Poi ho avvertito che aveva eiaculato sulla mia schiena. Stavo cercando di allontanarmi, ma un altro soldato mi ha trattenuto premendo un piede sulle mie gambe”.
In un’altra testimonianza si riferisce: “Per molto tempo durante gli interrogatori hanno insultato mia sorella e gli altri membri della mia famiglia. Hanno minacciato di violentare mia sorella e costringermi a guardare e hanno detto che avrebbero anche arrestato i miei anziani genitori”.
Una persona tenuta in isolamento, ha dichiarato: “Sono stato picchiato regolarmente e non mi è stato permesso di andare al gabinetto o a fare la doccia. La mia sofferenza psicologica in quel periodo è indescrivibile”.
Violazione di diritti
Marzo 2003: le forze statunitensi e britanniche invadono l’Iraq.
Settembre: Baha Mousa muore in custodia dell’esercito britannico a Bassora. Un’inchiesta determina che la sua la morte è stata causata da fattori tra cui la mancanza di cibo e acqua, la costrizione in posizioni disagevoli a cui è stato sottoposto dai soldati britannici.
Aprile 2004: le forze statunitensi lanciano un assalto contro la città di Falluja. Si viene in seguito a sapere dell’utilizzo di napalm e uranio impoverito. Vengono resi pubblici: violazioni dei diritti umani da parte delle forze statunitensi, tra cui abusi sessuali, lo stupro e l’uccisione di prigionieri ad Abu Ghraib.
Maggio: si sostiene che a seguito della Battaglia di Danny Boy a Bassora, le truppe britanniche avrebbero violato i diritti umani di cittadini iracheni (accuse attualmente all’esame dell’inchiesta Al-Sweady). Le truppe britanniche negano di avere ucciso prigionieri.
Settembre 2007: diciassette civili iracheni uccisi e 20 feriti a Baghdad dall’esercito della Blackwater Security Consulting, un società di sicurezza privata.
2013: l’Iraq subisce l’anno più sanguinoso dal 2008.
da www.resistenze.org
fonte: brussellstribunal.org