Infischiarsene? Certo, ci sono cose che lo meriterebbero: ad esempio il destino di Sel. Ma, alle volte, anche nelle più misere vicende di un miserevole ceto politico c’è qualcosa da imparare. Dedichiamogli perciò qualche riga.

Quando un partito personale perde il proprio padrone son sempre guai. Che questo accada per morte, malattia, o telefonata incauta è secondario. Quel che conta è la perdita. Ora, che il nome del fondatore della ditta non sia più spendibile sul mercato elettorale, che è poi l’unica cosa che interessa i suoi sodali, è cosa certa. Che fare allora per salvarsi dal prevedibile crac?

Nelle elezioni del 2013 a Sel era stata appaltata dal Pd la copertura del fianco sinistro. Compito svolto assai malamente, visti i risultati, ma comunque ben retribuito con 44 parlamentari, la metà dei quali divenuti tali grazie al premio di maggioranza dell’odiato Porcellum. Le cose, poi, sono andare come sono andate e certo nessuno poteva chiedere a Vendola di far parte del governo delle “larghe intese”. Anche perché i suoi voti proprio non servivano…

Ora, però, il quadro è cambiato: le “larghe intese” son diventate più piccole, e Renzi sta per prendere il posto di Letta. Ed al sindaco di Firenze non dispiacerebbe una copertura a sinistra del suo nuovo esecutivo. Si tratterebbe certo di una copertura assai modesta, politicamente debole, fondamentalmente inutile, e tuttavia sempre meglio di niente. Almeno dal suo punto di vista, che però coincide con quello di una parte di Sel, quella che fa capo a Gennaro Migliore: Nomen omen.   

La Repubblica di questa mattina da anche i numeri: su 7 senatori sarebbero disponibili ad appoggiare il governo in 4/5, mentre su 37 deputati i filo-renziani sarebbero 20. Staremo a vedere, ma già sentiamo le proteste: che forse è una notizia che costoro corrano verso i nuovi lidi governativi? No, in effetti non lo è, dato che per quel ceto politico di “sinistra” il governismo (e l’opportunismo in genere) più che una scelta è un istinto, più che una questione di neuroni è un problema di Dna.

Che questo fosse il destino di Sel era scritto da tempo. In fondo si tratta di una di quelle situazioni in cui, per evitare il fallimento, la ditta appaltatrice si fa incorporare da quella appaltante. La precipitazione degli eventi, con in vista un governo che includerà comunque una parte della destra berlusconiana, complica però un po’ le cose. Da qui la spaccatura, ed il malumore del telefonista pugliese. Che la esterna, sempre su la Repubblica, due pagine oltre l’annuncio della spaccatura (che lui smentisce) dei gruppi parlamentari. Ed il no al governo Renzi del fondatore della ditta è assai più interessante del sì dei “miglioristi“.

«Non possono chiedere a Sel di governare con Giovanardi», questo il titolo dell’intervista, che ben ne riassume il contenuto. Giovanardi? Giovanardi chi? E chi sarà mai costui rispetto ai veri padrini dell’operazione che vuol portare Renzi a Palazzo Chigi? Vendola non è preoccupato del liberismo di Renzi, dei suoi mandanti annidati ai vertici della finanza. Non lo preoccupa il sostegno di Confindustria, meno che mai quello di un’Europa che vede il segretario del Pd come l’ultima carta per portare fino in fondo, con il Fiscal compact, l’operazione spremi-Italia. No, no, ci mancherebbe, lo preoccupa solo Giovanardi.

Ora, Giovanardi è davvero orribile, e – concediamolo – perfino ovvibile, ma che dire degli altri compagni di strada, tra i quali, tanto per dire, ritroviamo un certo Monti?   

Ecco allora che anche da una simile storiaccia, che ci arriva dall’estrema periferia di un sistema politico in disfacimento, si può trarre qualche lezione. La prima è che andando sempre a destra (o, se preferite, verso il governo) c’è sempre qualcuno che va più veloce di te. La seconda è che nulla di buono può venire da una sinistra che si definisce unicamente sui diritti civili, per abbandonare di fatto quelli sociali alle compatibilità dell’Europa. La terza è che la lista Tsipras, già di per se piuttosto incasinata, si ritroverà a breve o con un pezzo in meno o con un problema in più.

Ovvibile Giovanavdi! Siamo d’accordo, ma che dire di un dirigente politico che si ripara dietro al lombrosiano volto di un ex-casiniano di provincia fissato con le droghe e gli omossessuali, piuttosto che occuparsi del disastro sociale prodotto da un ventennio di governi per l’Europa? Quel disastro che Renzi porterà a compimento, e non certo per la compagnia dell’insignificante ultras proibizionista di Modena. Lo farà perché questo è il Pd, questa è la sua politica, questi sono gli interessi che rappresenta. Altro che Giovanavdi!