L’espulsione dal Movimento 5 Stelle dei senatori Bocchino, Campanella, Battista e Orellana, solleva questioni di sostanza e di forma. Partiamo dall’aspetto formale.
E’ nota la querelle sullo Statuto-non-Statuto dei pentastellati, ovvero l’assenza di un documento costitutivo in cui fossero scolpite le regole sulla vita interna. L’Huffington Post nell’aprile dell’anno scorso ci informava che in realtà uno Statuto associativo di M5S c’era, e come — potete leggerlo QUI.
Anche prendendo per buono quest’ultimo Atto, depositato nel dicembre 2012, è facile rilevare come esso non contenga alcun capitolo su eventuali sanzioni per chi trasgredisca le regole della vita associativa, tantomeno la più grave e definitiva tra esse, l’espulsione.
Quando la vita di un’Associazione politica non è normata da chiare regole è facile che essa sia esposta a procedure arbitrarie se non addirittura assolutistiche. Questo ci pare il caso. Un movimento politico può certo riservarsi di cacciare dalle sue file chi contravvenga in modo grave alle sue regole associative. Ma ciò implica non solo chiarezza sulle regole, ma altrettanto chiare procedure, tra cui quella di concedere, a chi sia accusato di violazione delle regole e dunque sottoposto a sanzione, garanzie certe di autodifesa. Ciò implica a sua volta la chiara distinzione tra l’organismo che deve condurre l’istruttoria tesa a verificare la veridicità delle accuse, e quello esecutivo che commina la sanzione.
Non v’è traccia di tutto ciò nello Statuto di M5S. Una mancanza non grave, gravissima.
Di cosa sono stati accusati i quattro senatori? Di aver pubblicamente criticato la maniera con cui Beppe Grillo ha gestito l’incontro con Matteo Renzi. Se ne deve dedurre che la regola d’oro di M5S sarebbe quella del “centralismo democratico” di matrice leninista, per cui ferma restando la libertà di critica interna, all’esterno può essere veicolata solo la posizione della maggioranza. Non che questa regola d’ora sia sbagliata di per sé, anzi! — sarà ora di farla finita con l’idea postmoderna dei partiti liquidi, gassosi, in cui ognuno fa quel che gli pare — ma se le cose stanno così allora ciò andrebbe non solo detto, ma descritto in uno Statuto degno di questo nome.
La vicenda dei quattro senatori Bocchino, Campanella, Battista e Orellana, è consistita in due distinte ma fulminee tappe: prima essi sono stati espulsi dal gruppo senatoriale con voto a maggioranza da parte dell’assemblea dei parlamentari. Successivamente sono stati espulsi dal Movimento attraverso un voto on line con (una maggioranza schiacciante 29.883 per l’espulsione, 13.485 contro).
Ciò che a noi pare davvero fuori dal mondo — ammesso e non concesso che il consesso dei parlamentari possa arrogarsi il diritto di cacciare dal gruppo istituzionale, in quattro e quattr’otto, questo o quello — è il plebiscito on line che ha espulso i quattro dal Movimento. Anche volendo sorvolare su chi e come gestisce la piattaforma informatica, resta che ai quattro non è stata concesso alcun diritto alla difesa davanti agli iscritti votanti, i quali quindi sono stati chiamati a deliberare senza possedere tutti gli elementi necessari per una decisione ponderata.
Non è ammissibile che sia comminata una sanzione grave e definitiva come l’espulsione senza un’istruttoria degna di questo nome e quindi un dibattimento in cui sia concesso agli accusati di fornire le loro eventuali ragioni. In poche parole quello on line è stato un processo sommario, che chiama in causa nuovamente il regime interno di M5S, centralista e nient’affatto democratico.
Fermo restando che in molti casi le questioni formali sono decisive, non ci sfugge che dietro alle questioni formali c’è la sostanza. Ammettiamo che sia vero che i quattro pendono verso il Pd e che avrebbero voluto, tanto per dire, dare la fiducia al governo di Renzi. Questa fiducia non l’hanno data, così quello che abbiamo davanti appare come un brutto processo alle intenzioni.
Non è un segreto che noi apprezziamo la “linea dura” di M5S, ovvero il suo rifiuto di fare da stampella al regime ed ai suoi partiti. Il fatto è che certi metodi, per la gioia dei partiti di regime, danneggiano questa sacrosanta battaglia d’opposizione.
Ps. A proposito di coerente battaglia contro il regime. Siamo oramai alle porte delle elezioni europee. Quanto tempo ancora occorre a M5S per prendere una posizione netta contro l’euro(pa)?
da sollevAzione