Dopo Renzi la Troika?

Ieri Olli Rhen, a nome della Commissione europea — ovvero il sancta sanctorum dei tecno-oligarchi euristi, l’organo esecutivo che stabilisce, di concerto con la Bce, le linee fondamentali di politica economica al nostro Paese —, ha presentato l’atteso Rapporto sulla situazione economica dell’eurozona.

Formalmente il Rapporto analizza gli “squilibri macroeconomici” e suggerisce le terapie per sventare il rischio che l’eurozona esploda, magari col crollo di alcune grandi banche sistemiche. Del principale di questi squilibri, quello delle partite correnti, quindi del devastante surplus commerciale e finanziario della Germania solo un accenno. Nulla si dice sul fatto che le terapie austeritarie hanno sospinto tutta l’eurozona nella recessione, quindi la tendenza a default combinati di banche e stati.

Pesantissimo invece il monito all’Italia. “Il debito pubblico che è aumentato [a maggio toccherà la soglia del 134% del Pil, Nda], lo stato patrimoniale delle banche andato in pezzi, la competitività continuata a scendere, il costo del lavoro elevato che pesa sui margini delle imprese” impone all’Italia “Un’azione urgente e decisa in modo da ridurre il rischio di effetti negativi per l’economia italiana e della zona euro”. Ad aggravare il tutto si scopre poi quanto su questo blog era stato anticipato: la Commissione fa capire che i numeri di Saccomanni e Letta erano truccati, visto che il deficit è più alto di quello strombazzato.

Non solo una generica esortazione.
La Commissione, ritiene che “l’Italia rappresenta un pericolo per l’intera eurozona”. Non basta agli euro-oligarchi l’entrata in vigore del salasso del Fiscal compact — il folle  Trattato che imponendo il pareggio di bilancio obbligherà il Paese a tagliare 45-50 miliardi l’anno per i prossimi vent’anni —, essa si aspetta un “piano di misure urgenti e specifiche” già entro fine aprile. Renzi, con la sua fastidiosa sicumera, ha subito risposto che i nuovi inquilini di palazzo Chigi sapevano bene che i conti pubblici non stavano affatto come affermato da Saccomanni e Letta, ma che “non ci sarà bisogno di alcuna manovra correttiva”. Mente sapendo di mentire.

La Commissione è stata categorica: il “piano di misure urgenti ed efficaci” per azzerare il “rischio Italia” dev’essere pronto, come detto, entro fine aprile, previo semaforo verde preventivo della Commissione. Se queste misure “non saranno sufficientemente incisive” il prossimo 2 giugno la Commissione medesima si riserverà la facoltà di obbligare il governo a “ulteriori misure aggiuntive”.

Quale sia il piano che gli eurocrati hanno in mente  è presto detto, e consiste in tre punti principali: tagliare drasticamente la spesa pubblica (anche con una sforbiciata agli stipendi dei dipendenti pubblici e un’ulteriore taglio delle pensioni eventualmente), privatizzare quel che resta delle imprese pubbliche e i beni comuni, colpire salari e diritti dei lavoratori privati per accrescere i profitti delle imprese. Se il popolo lavoratore non riuscirà a cacciare i criminali dal potere, l’assalto sarà inevitabile.

Quello della Commissione non è solo un “monito”. Proprio mentre lo spavaldo Renzi è salito al governo promettendo una “svolta radicale”, essa ha precisato che la sola “svolta” è proseguire sul sentiero criminogeno dell’austerità aperto da molti anni, per ultimi da Monti e Letta. Quindi una stangata in perfetto stile liberista.

A Renzi e Padoan è stato quindi detto non solo che l’Italia resta un “sorvegliato speciale” e che non c’è alle porte alcuna “ricreazione”. A  Renzi è stato ribadito che il nostro Paese è da tempo commissariato, che la sorveglianza speciale europea equivale ad una sovranità più che limitata, e che al suo governo non resta che obbedire e che, se si ritrova Primo ministro, è proprio perché gli euro-oligarchi, preso atto del totale fallimento del governo Letta, hanno permesso che egli lo diventasse.

Se così stanno le cose, e non c’è dubbio che così stanno, Renzi sarà obbligato ad eseguire, ed in fretta, gli ordini impartiti dai suoi mandanti. Margini di autonomia pressoché zero.

Quanto tempo impiegheranno gli italiani abbindolati dai suoi roboanti proclami a capire che le sue promesse di “svolta radicale” sono solo una cortina fumogena di cazzate? Meno di quanto ci hanno messo con Monti. Tra le righe del suo discorso Olli Rehn ha fatto infatti capire che tutto si deciderà nei prossimi quattro cinque mesi.

Se Renzi fallisce, e ci sono molte probabilità che ciò accada (Nun ‘gna fa, nun ‘gna fa!, direbbe il comico) la Troika è in agguato. La macchina del capitalismo predatorio, forte del consenso tedesco, della Bce e dei tecno-oligarchi di Bruxelles, si giocherà l’ultima carta a sua disposizione per salvare la moneta unica moribonda (la cui fine darebbe un colpo fatale all’intera baracca del capitalismo-casinò). Ricorrerà dunque, visto che i vari tentativi posti in essere ad ogni livello sono stati sin qui inefficaci, all’arma di distruzione di massa, quella di sottoporre il Paese al dominio diretto della Troika.

Da questo punto di vista è davvero stucchevole lo spettacolo che il Palazzo e i media mettono in mostra, coi giochi di specchi tra Renzi, Berlusconi, Alfano e Napolitano, con tutta la manfrina sulla legge elettorale. Questi buffoni sanno che il Paese è sull’orlo dell’abisso e che verrà messo sotto il regime di protettorato per ridurre il popolo lavoratore alla fame ed evitare che l’eurozona si sfasci. Essi bisticciano solo per decidere chi di loro sarà il prossimo gaulaiter, di qui la necessità di avere una legge elettorale in stile  fascista che possa dare al prossimo fantoccio uno straccio di legittimità.