Si può e si deve sfatare il mito del “Risorgimento”; si può e si deve ricordare che l’unità d’Italia sotto l’egida della monarchia sabauda è stata un’annessione costata un fiume di sangue e sottosviluppo per i popoli del Mezzogiorno; si può e si deve affermare che l’Italia è stata fatta all’insegna del centralismo più reazionario; si può e si deve denunciare il carattere pusillanime del garibaldinismo. Si può e si deve difendere una concezione federale dello Stato e quindi immaginare una Assemblea costituente che ridisegni l’Italia futura.
Si tratta, com’è evidente, di cose terribilmente serie, sulle quali non è ammesso sparare cazzate, come ha invece fatto l’altro ieri Beppe Grillo sul suo blog.
Non faremo le carte, né andremo a chiedere al mago Otelma cosa frulli nella testa del comico e politico genovese. Confessiamo che stiamo perdendo ogni speranza. Ci interessano le implicazioni politiche della sua uscita.
La prima implicazione è che — mentre il Paese va in rovina, mentre il regime agonizza, mentre nella società italiana cresce la consapevolezza che occorre una svolta radicale e di converso la domanda sul “come si esce da questo marasma” — la recente uscita del leader del principale partito d’opposizione, invece di indicare una strada e dare forza e prospettiva all’incipiente sollevazione popolare, sembra calata ad arte per creare confusione, scompiglio e sconcerto. Un’uscita boomerang di cui gli sciacalli di regime hanno infatti subito approfittato.
La crisi sistemica e la gabbia dell’euro stanno in effetti portando il Paese sull’orlo della disintegrazione. La proposta di Grillo invece di proporre un argine, di indicare la riconquista della piena sovranità nazionale (tra cui quella monetaria), avalla la tendenza al disfacimento del Paese alimentando le forze centrifughe. Se è già difficile per uno Stato-nazione difendersi dall’assalto e dal saccheggio della finanza globale e imperialistica, figuriamoci cosa ne sarebbe di queste macro-regioni, repubblichette o principati. Essi sarebbero prede ancor più facili da divorare.
La sola salvezza per il nostro Paese è appunto la riconquista della sovranità sganciandosi dall’eurozona e dal capitalismo-casinò. Esattamente ciò che non vuole la grande borghesia finanziaria italiota, orami pienamente integrata nel sistema globalista e i cui affari cozzano appunto con gli interessi popolari e gli argini della comunità nazionale, che considera catene da spezzare.
Solo dei folli, degli avventuristi, o dei globalisti-liberisti possono alimentare pulsioni separatistiche. La strada è quella opposta, quella di costruire un nuovo Comitato di liberazione nazionale che diriga la sollevazione popolare per la sovranità nazionale.
Quando saremo di nuovo sovrani e liberi, allora potremo decidere quale sarà l’architettura istituzionale del Paese. E noi siamo per una struttura repubblicana, democratica e federale, dove l’autonomia delle regioni sarà bilanciata da un potente potere centrale nei campi della politica monetaria, economica, estera e di difesa.
La strampalata uscita di Grillo rischia di essere un boomerang anzitutto per il Movimento Cinque Stelle. Il Movimento è posto proprio dalle forzature del suo leader maximo davanti ad un bivio: è possibile continuare così? Ovvero: è possibile che questioni tanto delicate di orientamento politico siano decise da una persona sola o da due? E’ possibile che il leader supremo ponga migliaia di attivisti nonché il nutrito gruppo parlamentare ancora una volta davanti al fatto compiuto? E’ ammissibile che egli e solo egli tracci dall’alto la linea e poi lanci l’anatema agli eventuali dissidenti?
Noi ci auguriamo che in M5S ci sia un coraggioso sussulto di intelligenza e di saggezza politica. Grillo ha avuto tanti meriti, ma adesso, proprio adesso che si gioca il finale di partita con le forze di regime (e Renzi sembra davvero l’ultima carta dei dominanti), dev’essere richiamato all’ordine. Errori tanto clamorosi e pacchiani si pagano a caro prezzo.
Se questo Movimento non sarà in grado di farlo, se non si darà una struttura più solida e democratica, farà la fine che evidentemente merita, quella che già fece l’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini. L’indignazione popolare dovrà trovare altre forme per manifestarsi.
La Segreteria nazionale del Movimento Popolare di Liberazione
9 marzo 2014
da sollevAzione