Il vero volto antidemocratico dell’occidente
In fondo all’articolo il manifesto bilingue della sezione MPL di Salerno

Parlando di Crimea, ci vuole una bella faccia a richiamare i principi di Helsinki (1975) sull’inviolabilità delle frontiere (punto III), l’integrità territoriale degli Stati (punto IV) e la non ingerenza negli affari interni (punto VI). Ci vuole una bella faccia, specie se a farlo sono i bombardatori e disintegratori della Jugoslavia.

Oggi, in Ucraina, sembra che le parti si siano invertite, nel senso che è la Russia che si fa forte del sostegno al diritto all’autodeterminazione di minoranze nazionali che si sentono minacciate. Invertite, ma solo fino ad un certo punto, perché non ci pare che la Russia abbia violato (a differenza delle potenze occidentali in Jugoslavia) la Carta di Helsinki. Perlomeno non per prima, dato che se ingerenza c’è stata, questa è venuta in primo luogo dall’aperto appoggio occidentale alla rivolta di Kiev. Una rivolta che ha portato al potere anche forze ultra-nazionaliste, nazistoidi ed antisemite. Una rivolta foraggiata dalla Casa Bianca con 5 miliardi di dollari.

Domani sarà il giorno del referendum in Crimea. L’occidente ha già dichiarato che non ne riconoscerà comunque l’esito. Al di là di alcuni pretesti circa la regolarità delle operazioni di voto il succo è assai semplice da comprendersi: ci siamo presi l’Ucraina e ce la vogliamo tenere tutta, che ci interessa di quel che pensano le popolazioni delle regioni orientali del paese? Ecco il bel ragionamento delle “democrazie” europee, per non parlare di quella a stelle strisce.

Intanto, a Kharkiv, i neonazisti dei “gruppi Bandera” (dal nome del capo dei collaborazionisti con le truppe di Hitler) hanno attaccato i manifestanti filo-russi, prendendo ostaggi ed uccidendo due persone. Questo per chiarire chi sono gli amici dell’occidente.

Vedremo quali saranno i prossimi sviluppi. Stasera si riunirà il Consiglio di sicurezza dell’ONU, dove USA, Francia e Gran Bretagna vorrebbero ottenere una dichiarazione di invalidazione del referendum. Un tentativo tutto propagandistico, dato che Mosca opporrà il veto, mentre la Cina – che come sempre si limita a curare i propri affari – dovrebbe astenersi.

Gli europei fanno la faccia truce, minacciando sfracelli. L’ipotesi sembra quella di imporre sanzioni contro una serie di personaggi pubblici e businessman russi, ai quali verrebbero resi più difficili i viaggi e – soprattutto – bloccati i conti nelle banche occidentali. Un modo per spingere questi oligarchi a far pressione sul Cremlino. Sullo sfondo la firma, annunciata ieri dal nuovo capo del governo di Kiev, Arseni Iatseniuk, un uomo completamente nelle mani degli americani, dell’accordo di associazione e libero scambio tra Ucraina ed Unione Europea. Firma prevista per il prossimo 21 marzo.

Il futuro della crisi ucraina appare dunque alquanto incerto. Tanti i fattori in gioco, con le questioni interne sempre più intrecciate con quelle di natura geopolitica. Ma alla vigilia del referendum una cosa va detta forte e chiara: gli abitanti della Crimea hanno tutto il diritto di autodeterminarsi, di scegliere liberamente se vogliono rimanere una repubblica all’interno dell’Ucraina, o se preferiscono invece riunificarsi con la Russia.

Si tratta di un diritto universale da riconoscere ad ogni popolo, tanto più – nel caso della Crimea – in considerazione del fatto che l’accorpamento nella Repubblica Ucraina avvenne nel 1954, quando il cambiare repubblica non significava cambiare Stato, visto che allora sia l’Ucraina che la Russia facevano parte dell’URSS.

Ma c’è un’altra ragione che rende ancor più motivato il ricorso al referendum, ed essa risiede nell’estrema pericolosità dell’attuale governo di Kiev. Certo, buona parte dei dimostranti anti-Janucovich non avevano niente a che fare con le squadracce rossofobe dell’estrema destra, ma è piuttosto chiara la natura di chi alla fine ha occupato le stanze del potere.

Costoro devono solo andarsene. Questa è l’unica premessa possibile al mantenimento dell’unità nazionale ucraina. Gli apprendisti stregoni dell’UE se ne accorgeranno ben presto. Ma su questo nessuna riflessione si annuncia all’orizzonte. Anzi, giusto per restare in Italia, illuminante è quanto ha dichiarato la ministra Mogherini che (citiamo da Rainews24): «ha fatto sapere che lunedì, alla luce del referendum di domenica in Crimea, “al consiglio Affari esteri di Bruxelles discuteremo a livello europeo le inevitabili reazioni”».

Reagire ad un referendum popolare! Ecco a voi la “democratica” Europa, ben rappresentata dalle parole della “democratica” Mogherini!

 

Il manifesto bilingue della sezione MPL di Salerno