In un’intervista con il Palestinian Information Center, Abla Sa’adat (Um Ghassan), attivista delle donne palestinesi e moglie del compagno prigioniero Ahmad Sa’adat, Segretario Generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, racconta che Sa’adat ha espresso il suo rifiuto ad essere rilasciato in cambio di concessioni di terra palestinese o di diritti del suo popolo; l’intervista si è svolta nel carcere di Gilboa, dove il compagno Sa’adat viene tenuto prigioniero dall’occupazione. (Nella foto Abla e Ahmad Sa’adat)

“Mi rifiuto di essere rilasciato sulla base di una trattativa e non accetto che il prezzo della mia libertà siano dei metri di terra di Palestina, la terra per la quale abbiamo combattuto e per la quale siamo stati imprigionati. Rifiuto che la condizione per la mia libertà sia l’espansione degli insediamenti. Rifiuto questa offerta, nemmeno una casa per i coloni sionisti sarà costruita come prezzo della mia libertà”, ha detto Sa’adat.

Queste dichiarazioni sono state fatte in seguito alla notizia che il rilascio di Sa’adat e Marwan Barghouti, un altro parlamentare palestinese imprigionato e di alcuni detenuti malati sarebbe potuto avvenire attraverso negoziati prolungati o concessioni politiche.

Riguardo alla posizione del marito, Abla ha detto “Conosco Ahmad da prima che ci sposassimo e conosco la sua vita, so che vive con la consapevolezza che è possibile perderlo, ma questo non gli farà cambiare la sua posizione in merito; sostengo questa posizione perché è la posizione giusta”. Ha continuato: “molti abitanti della Palestina sono stati martirizzati per il bene di questa terra e molti hanno pagato a caro prezzo nel corso degli anni il bene della terra di Palestina, ecco perché questa terra non può essere sacrificata in nome di anni vissuti fuori di prigione”.

Abla Sa’adat ha condannato le campagne di arresti politici in corso contro i vari gruppi della resistenza palestinese chiedendo all’Autorità Palestinese di unirsi al popolo palestinese e porre fine agli arresti politici che sono al servizio degli interessi dell’occupazione sionista, tanto più che i detenuti sono spesso tenuti in una “porta girevole” tra l’Autorità e l’occupazione; i fascicoli che li riguardano sono condivisi e questo è utile al lavoro dell’occupante che trova le informazioni pronte nelle sue mani. “La famiglia di Sa’adat ha molto sofferto per la detenzione politica. Prima del suo ultimo arresto, avvenuto da parte dell’Autorità, mio marito è stato arrestato quattro volte per motivi politici, nel periodo tra gli accordi di Oslo e il 2000”.

Um Ghassan ha detto che il compagno Sa’adat ha denunciato i negoziati tra lo stato occupante e la leadership della AP, osservando che lui è sempre stato contro questi negoziati fin da prima degli accordi di Oslo. “Questa non è solo una posizione individuale, si tratta della posizione collettiva del Fronte Popolare” ha detto.

“Questo approccio è assurdo e distruttivo per la causa e per la terra palestinese” le ha detto Sa’adat, osservando che i funzionari palestinesi dovrebbero affrontare l’occupazione sionista in arene internazionali piuttosto che affidarsi a negoziati “controllati dall’occupazione sionista e dall’amministrazione USA, i nemici del popolo palestinese”.

Abla ha detto che “la posizione di Sa’adat sui negoziati è infatti la posizione del popolo palestinese e delle sua fazioni; i negoziati giovano solo ad Israele, che continua il suo attacco al popolo palestinese e alla sua giusta causa”.

Per quanto riguarda l’impatto che gli anni di detenzione hanno avuto sulla sua famiglia, Abla ha notato che i loro figli avevano risentito molto dell’incarcerazione del padre e della vita clandestina segnata dagli inseguimenti delle forze dell’occupazione. Riguardo agli anni in cui Sa’adat era prigioniero nel carcere della AP di Gerico, Abla ha detto “avevamo contatti continui e Sa’adat vedeva i bambini regolarmente; gli ultimi otto anni invece sono stati molto difficili e negli ultimi tre è stato in isolamento, per cui non ha potuto vedere nessuno di noi né ha potuto ricevere nostre comunicazioni se non attraverso il suo avvocato. “Ha aggiunto che questo è stato uno dei periodi più difficili del suo arresto, ma che dopo aver lasciato l’isolamento in seguito alle conquiste dello sciopero della fame di Karameh del 2012, ha potuto ricevere visite, ma solo da Abla e dal loro figlio Ghassan, in quanto entrambi possedevano una carta di identità di Gerusalemme. Agli altri loro figli le visite sono state invece ripetutamente negate”.

“E’ stato molto difficile non avere Abu Ghassan nella nostra vita, ci sono stati molti eventi in cui abbiamo veramente sentito la sua mancanza. Ad esempio, quando i nostri figli si sono laureati presso l’università, il loro padre non ha potuto essere con loro….Ghassan e sua sorella Iba si sono entrambi sposati e il padre non ha potuto partecipare ai loro matrimoni.”

“Credo che la nostra famiglia e quelle degli altri prigionieri palestinesi si trovino nella stessa situazione…non siamo gli unici che soffrono e che vivono questa esperienza.”

Ahmad Sa’adat ha mandato altri messaggi dal carcere, Abla ha detto: “Il problema che lo attanaglia di più in carcere è la situazione generale della causa palestinese, in particolare la divisione interna palestinese. Ha sempre sostenuto in ogni messaggio mandato dal carcere che l’unità palestinese è necessaria per affrontare l’occupante sionista e la base per la vittoria del popolo palestinese”.

Um Ghassan ha aggiunto: “Ha anche esortato l’attivazione di campagne per chiedere la libertà e la vittoria dei prigionieri, raccontando le loro sofferenze, spiegando i loro casi e rendendo questa causa un problema internazionale, in particolare mettendo in evidenza le questioni dei prigionieri malati e dei bambini prigionieri.”

“Abu Ghassan ha sempre la speranza nel suo cuore” ha detto Abla. “Ahmad dice: ‘La gente si solleva sempre per la libertà e la rivoluzione e io sono in carcere per continuare la marcia della lotta al di fuori delle mura della prigione.'”

“Ahmad Sa’adat è impegnato nella costante lotta all’interno del carcere, si organizza con gli altri detenuti per renderli consapevoli della lotta che c’è fuori dalle carceri e rafforza le posizioni dei prigionieri all’interno. L’occupazione è a conoscenza di queste attività, per questo è stato trasferito più volte in diverse prigioni”, ha detto Abla.

I prigionieri liberati di tutte le fazioni palestinesi discutono costantemente del ruolo dei prigionieri nella lotta nazionale, in aggiunta alle forme di lotta all’interno del carcere, ha detto Abla. Ha notato che “Anche a livello di salute, i prigionieri si sforzano per mantenersi in forze e non ammalarsi, in modo da non andare nella clinica del nemico sionista”.

Alla fine del colloquio, Sa’adat ha chiesto al popolo palestinese e ai suoi alleati in tutto il mondo di non tacere su quanto sta accadendo: la realtà è che l’occupazione è ancora presente e sta aumentando i suoi attacchi. “Dobbiamo tornare alla resistenza, in quanto è l’unico modo per ripristinare la nostra dignità, la nostra libertà, per liberare i nostri prigionieri e la nostra terra”, ha concluso.

da Palestina Rossa
Fonte: PFLP