Ungheria: chi è davvero Viktor Orban?

Fidezs (Unione Civica Ungherese) ha vinto le elezioni in Ungheria. Una vittoria campale del premier uscente Viktor Orban. Il suo partito Fidezs, grazie ad una legge elettorale sfacciatamente maggioritaria con il 47% dei voti ha conquistato i due terzi dei seggi, per l’esattezza 134 seggi su 199. Trentanove vanno all’opposizione del centro-sinistra eurista e 26 ai nazistoidi xenofobi di Jobbik. L’affluenza alle urne è stata del 59,74%, quasi 5 punti in meno del 2010. Nella precedente Dieta  che contava 386 seggi, Fidesz aveva 226 parlamentari (cui si aggiungevano i 37 dei cristiano democratici loro alleati), i socialisti 48 e Jobbik 43.

Viktor Orban, il calvinista, sarà quindi confermato primo ministro, per la terza volta. I centri oligarchici europei non nascondono il loro disappunto. Questi ultimi, spalleggiati dal Fondo monetario internazionale, hanno gridato allo scandalo per le recenti scelte di politica economica del governo di Orban, anzitutto il rifiuto di adottare l’euro come valuta e la decisione di porre la banca centrale ungherese sotto il controllo del governo. Due scelte sagge che urtano i liberisti.

Questo spiega perché, in certi ambienti anti-euro italiani, anche in quelli di matrice democratica, si sia alzato un coro di apprezzamenti verso Fidezs e il governo ungherese. Noi riteniamo che un simile atteggiamento di empatia sia pericoloso e ingiustificato. Tanto più perché certi superficiali apprezzamenti ridanno fiato alle trombette di quelli che… è finita la dicotomia destra-sinistra.
Non sarà quindi superfluo fare una ripassatina di storia.

Orban, dopo che giovanissimo aveva fatto parte della Gioventù comunista, nel 1989 va a studiare a Oxford grazie ad una borsa di studio della fondazione Soros. Nel 1992 è già leader di Fidezs, che in questo momento fa parte dell’internazionale liberale.

Il primo governo di Fidezs, dopo la vittoria elettorale del 1998, si distinse per le sue misure ultraliberiste: privatizzazioni, abbattimento del disavanzo con tagli alla spesa pubblica, norme sulla flessibilità del mercato del lavoro, politiche di deflazione salariale. Misure antipopolari che incoraggiarono i capitali stranieri, anzitutto tedeschi, a colonizzare di fatto il paese.

Nel 1999 (erano i tempi dell’aggressione NATO alla Iugoslavia) il governo di Orban fa entrare l’Ungheria nella NATO.

Nell’anno 2000 il partito, che nel frattempo aveva assorbito altre formazioni di centro-destra, nella prospettiva di sostenere l’ingresso dell’Ungheria nella Unione europea, entra nel Partito popolare europeo.

Nel 2001 il governo Orban aderisce alla richiesta di Bush e fa partecipare l’Ungheria alla forze ISAF di occupazione dell’Afghanistn e poco dopo viene premiato da due famigerate fondazioni atlantiste, la New atlantic initiative e l’ American enterprise institute.

Tornato di nuovo al governo nel 2010 Orban fa muovere il suo governo in due direzioni, non opposte ma complementari: da una parte inverte la rotta rispetto alle politiche liberiste chieste dagli oligarchi europei e dal FMI (controllo pubblico della banca centrale, svalutazione della valuta nazionale, alcune rinazionalizzazioni come quelle dei fondi pensione, rifiuto di entrare nell’eurozona); dall’altra procede, grazie alla maggioranza assoluta verso una modifica antidemocratica della legge elettorale e della Costituzione. Per quanto riguarda la legge elettorale viene abolito ogni criterio proporzionale tra voti ottenuti e seggi, e introdotto un sistema uninominale secco per cui chi arriva primo in un collegio conquista il seggio. Per di più i collegi vengono ridisegnati in una maniera totalmente arbitraria ovvero penalizzando le opposizioni (anche Jobbik votò contro).

Per quanto riguarda la nuova Costituzione, che Fidezs si approvò da sola, salta agli occhi il suo carattere reazionario. Nel famigerato Preambolo esplicito il riferimento nazionalista alla “Grande Ungheria”: si rivendicano infatti le parti del territorio magiaro che alla fine della prima guerra mondiale vennero assegnati a Romania, Austria, Slovacchia e Iugoslavia.

Nel Preambolo, inoltre, sparisce la dizione “Repubblica”,  ed scritto che viene “onorata la sacra la corona di re Stefano che da più di mille anni rappresenta l’unità della nazione” e si fa riferimento al cristianesimo come elemento fondante della nazione. Viene inoltre ribadito che il matrimonio è solo quello tra un uomo e una donna e si sostiene che “la vita del feto va protetta fin dal suo concepimento”.

Non meno grave l’abolizione del potere di veto della Corte costituzionale, ridotta a protesi del governo e la limitazione del potere giudiziario. Viene creata, inoltre, la norma secondo cui, se il parlamento non è in grado di approvare una legge finanziaria entro il 31 marzo di ogni anno, il presidente della Repubblica (per i prossimi anni Pál Schmitt, proprio del Fidesz) lo può sciogliere e indire nuove elezioni.

Ciliegina sulla torta, nel dicembre 2010, il governo di Orban varò una nuova legge-bavaglio sui media che li pose de facto sotto il rigido controllo del governo.

Il giudizio su Fidezs e il suo leader Orban, che hanno governato l’Ungheria per almeno due legislature dopo la fine del “socialismo reale”, per essere obiettivo, dev’essere quindi dato tenendo conto dell’esperienza e dei diversi fattori politici. Seguita questa pista non sarà difficile affermare che Fidezs sia una formazione politica di destra classica al servizio delle classi capitalistiche.

Le destre, è vero, si dividono in due campi, quelle stataliste-nazionaliste e quelle globaliste-liberiste, è vero che Fidezs non può essere incasellata nell’uno o nell’altro campo, ma questo perché nel suo Dna ha geni di entrambi.

da sollevAzione