Le elezioni europee si approssimano. Che sia una scadenza importante non c’è dubbio. In Italia doppiamente importante. Da una parte c’è la dimensione europea del voto. Il blocco eurista dominante ha bisogno di una vittoria schiacciante, non solo sulle forze anti-euro ma pure su quelle cosiddette “euro-scettiche”. D’altra parte le elezioni del 25 maggio hanno un indiscutibile significato interno, tutto italiano. Anche in questo caso il blocco eurista ha bisogno di una vittoria schiacciante, quella di Renzi, del Pd e dei suoi alleati di governo.
In questo contesto, ne sia pienamente consapevole o meno, quella larga parte della popolazione che sta pagando a carissimo prezzo le politiche liberiste di macelleria sociale messe in atto per salvare il regime dell’euro, deve augurarsi una sonora sconfitta del blocco politico che sostiene il governo Renzi, a sua volta appoggiato dalle frazioni globaliste del capitalismo italiano e dai poteri oligarchici euro-tedeschi.
Il 25 maggio, con un fava, potremmo quindi prendere due piccioni.
Azzoppare Renzi, mostrando che le forze che lo tengono in piedi sono una minoranza nel Paese, e bastonare tutto il fronte borghese che sostiene il disegno eurista. Un simile risultato, siccome indebolirebbe i dominanti, darebbe coraggio ai dominati, dando quindi una spinta alla protesta sociale, avvicinando il momento della sollevazione popolare.
Sbaglia di grosso, tuttavia, chi ritiene che un voto valga l’altro, basta che vada ad una lista d’opposizione, comprese le liste della Lega Nord e di Fratelli d’Italia. I politicanti di queste formazioni hanno sostenuto, in quanto elementi integranti del centro-destra, pressoché tutti i passaggi che hanno permesso lo strangolamento del popolo lavoratore, la svendita della sovranità nazionale, lo stupro della Costituzione e della democrazia.
I politicanti leghisti e postfascisti, fosse solo per questo, vanno puniti, non premiati. Ma vanno puniti per una ragione ancora più seria: la loro tardiva opposizione all’euro non è solo opportunistica, avviene in nome di una concezione liberistica e antidemocratica — per non parlare dello specioso indipendentismo leghista, rivelatosi per fortuna una buffonata demagogica. Un’avanzata elettorale di questi rottami reazionari lungi dal dare ossigeno alla rivolta popolare, la castrerebbe sul nascere. Voti a queste forze fantoccio, infine, serviranno a tenere in vita il berlusconismo moribondo. Dio ce ne scampi!
La vergognosa posizione della “Rete LIRA”
E’ proprio questa, invece, la posizione di certi anti-euristi allo sbando come la “Rete LIRA” (vedi sopra). Ecco dove conduce il mix tra un’analisi sballata delle ragioni più profonde della crisi sistemica (la questione monetaria considerata come l’alfa e l’omega); l’amore per il capitalismo; e la leggenda metropolitana della fine della “dicotomia tra destra e sinistra”.
Votare per la lista L’altra Europa con Tsipras? Nemmeno per sogno! Perché e per come questa lista si consideri, ed in effetti sia, la quinta ruota del carro e/o la foglia di fico del fronte politico eurista dominante l’ha ben spiegato Leonardo Mazzei e senza timore di smentita giorni addietro.
Non resta, se le nostre analisi sono giuste, che votare per le liste del Movimento 5 Stelle, indicando la preferenza per quei candidati che, magari sfuggiti alle maglie strette del Casaleggio, si spingeranno più avanti della linea zoppa ufficiale, quelli che (e ci sono) eventualmente proporranno l’uscita dall’eurozona.
Un successo di M5S, se fosse robusto, azzopperebbe infatti Renzi e potrebbe far saltare i piani governisti dei dominanti che lo considerano la loro ultima risorsa. Per quanto sulla questione dell’euro la linea dei pentastellati sia confusa e contraddittoria (vedi il manifesto in sette punti qui accanto) non ci può essere il minimo dubbio una forte affermazione di M5S produrrebbe un terremoto la cui onda d’urto giungerebbe fino ai santuari eurocratici di Bruxelles, Berlino e Francoforte.
Un successo di M5S darebbe di converso slancio a tutte quelle forze politiche e sociali che si battono per la riconquista della sovranità nazionale, lotta che passa non solo per l’uscita dall’euro, ma pure per la difesa della Costituzione, contro la legge elettorale truffa Italicum, contro i provvedimenti liberisti a danno del proletariato come il Job Act. Battaglie, queste ultime, che i pentastellati stanno conducendo con coraggio e fermezza, seppure solo dentro il Palazzo.
Che M5S non sia in grado di strutturare un’opposizione sociale antagonista, che sia prigioniero di un disarmante cretinismo istituzionale ed elettorale, questo, lo abbiamo sempre detto. Questo non può essere un alibi per disinteressarsi all’esito della battaglia del 25 maggio, che si svolge infatti col voto. Nè ci passa per la testa di chiedere ai pentastellati di mettersi essi alla testa della sollevazione popolare. Questo è un compito che spetta semmai ai sovranisti rivoluzionari. In tempi difficili come questi a noi non avanza, ma certo basta, che le urne contribuiscano a indebolire i nemici e a dare ossigeno e coraggio agli italiani che han già capito che dal marasma se ne esce solo con una svolta radicale, con un governo popolare d’emergenza che accompagni la riconquista della sovranità politica e monetaria con una serie di misure audaci antiliberiste a difesa del popolo lavoratore.
da sollevAzione