Con la rivolta dell’Ucraina orientale, contro la Nato, l’Unione Europea, il governo di Kiev e le bande neonaziste che terrorizzano l’est del paese

Eravamo stati facili profeti nel prevedere, già a febbraio, l’avvicinarsi della guerra civile in Ucraina. Ora, dopo l’attacco congiunto dell’esercito di Kiev e delle squadracce neonaziste contro le popolazioni insorte nel sud-est, la situazione sta precipitando. Il simbolo di questa precipitazione degli eventi è il massacro di Odessa.

Ieri, in questa città sul Mar Nero, le bande nazistoidi di Pravi Sektor (Settore destro), al governo a Kiev, hanno attaccato ed incendiato il palazzo che ospita la Casa dei sindacati, dove si erano rifugiati i manifestanti  anti-governativi, spesso russofoni ma non solo. L’attacco è avvenuto con un fitto lancio di molotov, con lo scopo evidente di bruciare vivi gli occupanti. Tra questi,  più di 30 sono morti per asfissia, mentre altri 8 per essersi gettati nel vuoto. I corpi di questi ultimi sono stati finiti e massacrati a bastonate dagli squadristi filo-occidentali che assediavano il palazzo.

Se Odessa sarà forse il simbolo dell’inizio della guerra civile, è tutta la parte orientale del paese ad essere messa a ferro e fuoco dalle forze di Euromajdan, con un’azione coordinata tra l’esercito e le bande paramilitari che a febbraio furono protagoniste della presa del potere nella capitale ucraina.

Secondo un copione non nuovo è proprio a queste forze, violentemente anti-russe, apertamente razziste e nostalgiche del nazismo, che il governo filo-UE e filo-NATO insediatosi a Kiev ha affidato le azioni più violente, non solo ad Odessa ma anche in altre città verso cui si va dirigendo l’azione repressiva decisa dal presidente ad interim Turchynov con l’evidente via libera dell’occidente.

Questo appoggio degli USA e dell’UE ad un governo fortemente caratterizzato dalla presenza di ministri fascisti è il segno più chiaro di almeno tre cose: che quando parlano di democrazia e diritti umani gli imperialisti occidentali sono ipocriti, e questo lo sapevamo; che sono determinati ad impossessarsi dell’intera Ucraina, e questo non ci stupisce; che intendono portare avanti un duro confronto con la Russia di Putin, e questo è un aspetto che può avere parecchie conseguenze.

Non è un mistero per nessuno che Euromajdan sia stata foraggiata per arrivare ad una espansione ad est sia della NATO che dell’UE. Certo, il corrotto governo Janucovich ha aperto la strada a queste forze, che hanno potuto giocare su un vasto malcontento popolare. Ma la loro natura sciovinista – si pensi all’abolizione immediata del bilinguismo – non poteva che produrre la rivolta nella parte orientale del paese.

Questa rivolta va sostenuta sia da un punto di vista democratico che da un punto di vista antimperialista. Non c’è nessun motivo per cui queste popolazioni debbano riconoscere il governo fascista di Kiev e la sua linea discriminatoria. Ed esse hanno il diritto ad esercitare la propria autodeterminazione, così com’è avvenuto in Crimea.

Chi blatera sull’intangibilità dell’unità nazionale dell’Ucraina dovrebbe fare  un esame di coscienza. L’unità nazionale, ammesso che sia davvero desiderata da tutte le componenti dell’attuale Ucraina, potrebbe forse prevalere solo a due condizioni: che il governo insediatosi a febbraio se ne vada, che si apra la discussione su un futuro federale del paese.

Né l’una nell’altra condizione sono state prese in considerazione, non solo a Kiev il che è perfino ovvio, ma neppure nelle capitali occidentali. Le conseguenze di questa chiusura sono fin troppo ovvie. La rivolta dell’est potrà essere repressa ma non schiacciata, costringendo la Russia a scelte non facili quanto inevitabili.

Qui il problema è quello dell’ulteriore espansione della NATO. E come antimperialisti non possiamo avere dubbi. Qui non si tratta di simpatizzare per Putin e per l’oligarchia russa, tantomeno per il defenestrato Janucovich, che comunque non avrà certo un futuro nella storia del paese. Qui si tratta di fermare il disegno di dominio planetario di cui Obama, rispetto a Bush, ha cambiato la forma ma non certo la sostanza.

Lo ripetiamo: per evitare il baratro della guerra civile c’è solo un modo, riconoscere il diritto all’autodeterminazione alle popolazioni dell’Ucraina orientale, anche con l’indizione di un apposito referendum. La “democratica” Europa ha forse delle idee migliori? No, alla fine anche la signora Merkel si è messa a scodinzolare al seguito degli americani, e non una parola viene spesa neppure per deprecare in qualche modo le orrende stragi di civili in corso, come quella di ieri.

In un certo senso ad Odessa l’Europa ha gettato la maschera: la sua collocazione con gli aguzzini, il suo silenzio sulle vittime, l’atteggiamento servile della sua stampa ci dicono di che pasta è davvero fatta l’Unione Europea. E pensare che c’è chi crede che il mostro eurocratico sia almeno un presidio a difesa della pace!

Se ancora c’è qualcuno che si beve questa favoletta, lo invitiamo a dirigere lo sguardo verso est. Non sarà difficile rendersi conto di come stiano davvero le cose.