Alleanza popolare contro il regime di Kiev e la Nato

Ogni conflitto internazionale ha anche una dimensione regionale o locale — questo è vero anche per l’Ucraina. Esiste la tendenza a spostare tutto sul piano geopolitico. Senza mettere a fuoco e capire le basi socio-politiche del conflitto, una soluzione rivoluzionaria sociale nell’interesse della maggioranza non può essere tuttavia concepita.

1. Il punto di partenza

L’abbandono del trattato di associazione con l’UE lo scorso autunno ha scatenato le proteste di piazza. Questo fattore, da un lato, testimonia da solo le illusioni sociali nella UE e nel capitalismo occidentale in generale, ma dall’altro della forza politica dei sentimenti anti-russi. Sia dal punto di vista economico oltre che da quello politico, il trattato, che implicava la rescissione delle strette relazioni con la Russia, non avrebbe certo servito gli interessi delle masse popolari ucraine. La UE può solo offrire austerità in linea coi programmi di aggiustamento del FMI in Europa meridionale, spingendo ulteriormente l’Ucraina nella povertà e nel sottosviluppo.

L’intensità delle proteste può tuttavia essere spiegata soltanto prendendo in considerazione gli aspetti sociali. Le élite ucraine filo-russe si appoggiano ad un capitalismo rachitico simile a quello della Russia, ma senza le sue ricchezze naturali. Fatta eccezione all’orientamento geo-politico, la differenza tra le élite pro-Janukovic e quelle arancioni che le hanno precedute, è insignificante. Un buon esempio è la principessa del gas Timoshenko stessa, che ha fatto enormi fortune trattando con la Russia. Le persone sono scese in piazza contro l’enorme degrado sociale seguito alla crisi del 2008, con Yanukovich & Co al potere. A causa della crisi anche la clientela russofila si è ridotta drasticamente.

Fin dall’inizio, le forze di destra, nazionaliste e filo-fasciste facevano parte del movimento, queste gradualmente hanno accresciuto la loro influenza fino a quando non sono state in grado di assumere un ruolo di primo piano. Esse hanno anche goduto del sostegno (compreso quello materiale) dei grandi capitalisti anti-russi. L’aspetto nazionale ha finito per travolgere quello sociale. Ciò a dimostrazione della forza del nazionalismo ucraino e dei sentimenti anti-russi.

La sinistra ucraina, che inizialmente era presente nel Maidan, è stata presto  emarginata e scacciata. Non ci riferiamo al Partito comunista, che è un’appendice del regime capitalistico di Yanukovych, ma a forze indipendenti come Borotba, che ben presto ha abbandonato il Maidan.


2. La posizione anti-russa dell’Occidente

L’UE e in particolare gli Stati Uniti si sono subito schierati con il movimento Maidan e il nuovo regime. L’Occidente imperialistico è animato da un atteggiamento anti-russo, quindi dalla speranza di estendere la sua sfera di influenza verso est. Solo la Germania e i suoi alleati più stretti, che hanno vasti interessi economici in Russia, si sono mossi con più cautela, ma senza scontrarsi con gli Stati Uniti.

La nonchalance con la quale è stato ignorato il ruolo decisivo delle forze ultra- nazionaliste e di destra, è rivelatrice. È indicativo come i movimenti di opposizione contro la globalizzazione siano etichettati tutti come “ultra-nazionalisti”, mentre i fascisti ucraini vengono trattati  coi guanti di velluto. Questa aperta connivenza è ancora più smaccata se si guarda al diffuso antisemitismo del movimento Maidan, su cui “stranamente”  gli imperialisti occidentali, come pure i sionisti israeliani, chiudono tutti e due gli occhi.

3 . La reazione russa

I leader politici ed i potenti media occidentali si accaniscono sulla partecipazione russa. Denunciano che il Cremlino è stata la forza trainante dietro gli eventi. Certo, il sostegno politico offerto dalla Russia, e quello militare eventuale, gioca un ruolo importante. Ma nell’anti-Maidan c’è anche un profondo e vasto sentimento popolare contro il governo nazionalista di destra in Kiev, ed è questo sentimento che lo anima. Senza questo fattore l’azione politica russa non sarebbe stata possibile. Ma  c’è una differenza decisiva tra la Crimea e il Donbass.

Il movimento popolare in Ucraina orientale e meridionale si basa su una dinamica sociale democratica anche se si mescola tuttavia con il nazionalismo russo, che viene utilizzato dal Cremlino per i propri fini. Pertanto l’indipendenza politica del movimento popolare e democratico è limitata.

Quello in Crimea è stato un gioco facile per la Russia, visto che le sue forze armate erano già presenti. Hanno appena dovuto dichiarare il loro dominio. Il Cremlino era sicuro del sostegno da parte della maggioranza russa, come è risultato dal referendum. Le defezioni degli alti ufficiali ucraini  hanno dimostrato che non c’era in gioco solo la pressione militare.

4 . Donbass

In Crimea il sostegno al colpo di stato militare russo è stato essenzialmente passivo. Al contrario nell’Ucraina orientale è sceso in campo un reale movimento popolare — il che non esclude  tuttavia un ruolo dell’intelligence russa così come un coinvolgimento militare.

I grandi capitalisti pro-russi cercano di raggiungere un accordo con il nuovo regime di Kiev e la frazione filo-occidentale dei grandi capitalisti ucraini. Non vogliono la secessione e probabilmente accettano un compromesso che implichi una cogestione del potere, così come un rovesciamento della linea anti-russa militante. L’Ucraina resta decisiva per essi in quanto mercato e sfera di influenza.

Si deve tener conto che i russi vivono tra gli ucraini e sono completamente mescolati. Non c’è una chiara linea di demarcazione, così come molte persone usano entrambe le lingue. Del resto  l’egemonia culturale russa va ben oltre l’uso della lingua. Non è un caso che Yanukovich aveva consenso non solo tra quelli che si considerano russi.

La maggioranza della popolazione ucraina orientale sembra preferire un’autonomia di vasta portata da Kiev, inclusi i settori più militanti. Ma ci sono segnali che indicano che questo sentimento potrebbe orientarsi rapidamente verso la secessione.

Molto dipende dalla linea del nuovo governo ucraino. Se esso mantiene il suo duro approccio nazionalista un’ulteriore escalation fino alla secessione diventa possibile. Per il momento non è stata registrata alcuna offerta di compromesso sostanziale verso est. Solo alcuni tentativi di cambiare la melodia. Il primo ministro Yatsenyuk caldeggiava la proposta di un referendum sull’autonomia dell’Est. Ma egli ha suggerito che l’intera popolazione ucraina dovrebbe votare sullo status dell’Oriente del paese. Questo è ridicolo in quanto il risultato sarebbe scontato fin dall’inizio —sarebbe come chiedere all’intera popolazione della Turchia di votare sul diritto all’autodecisione della minoranza curda. Al contrario è in atto un tentativo di reprimere la rivolta del Donbass con mezzi militari. Quindi, dal lato della popolazione locale non vi è motivo di credere nella disponibilità del governo di destra e nazionalista Kiev a cedere almeno parzialmente alle richieste popolari.


5 . Sostenere il movimento popolare Donbass

La resistenza della popolazione orientale contro il governo reazionario filo-occidentale di Kiev deve essere sostenuta sia da un punto di vista democratico che anti-imperialista. Perché il popolo dovrebbe inchinarsi davanti ai neo-fascisti di destra, ai  filo- occidentali, così come ai capitalisti anti-russi? Non è corretto supporre  che la rivolta vorrebbe automaticamente riportare al potere Yanukovych e la sua cricca capitalista, che sono responsabili della miseria sociale anche nella regione di Donbass.

Allo stesso tempo, si deve essere consapevoli che la linea tra il diritto legittimo dei russi all’autodeterminazione e le rivendicazioni imperiali russe, dato il coinvolgimento di Mosca, è sottile.

6 . Le ambiguità del Cremlino

Noi sosteniamo i tentativi di ostacolare la spinta espansionistica occidentale e soprattutto della NATO contro i confini della Russia.

Oramai anche Washington ha capito che una linea troppo aggressiva potrebbe alla fine rivelarsi controproducente ed aiutare quindi la Russia ad espandersi. L’idea avanzata della neutralità ucraina potrebbe essere letta come un tentativo di mantenere quanto è stato realizzato senza provocare ulteriormente la Russia. In questo senso l’azione e la minaccia politica e militare di Mosca è stata efficace.

Ma la politica russa deve essere giudicata in un contesto più ampio. Yanukovich è un prodotto della cooperazione capitalista russo-europea. Il suo regime rifletteva il capitalismo autoritario russo ma in quanto inserito nel sistema globale. In questo senso il Cremlino ha la sua parte di responsabilità per quanto concerne l’avanzata del movimento di protesta contro Yanukovich, ha cioè offerto un terreno fertile per il nazionalismo ucraino.

In termini di diritto internazionale è corretto, da parte della Russia, ricordare il Kosovo per giustificare l’annessione della Crimea, mentre il riferimento occidentale al “genocidio” è semplicemente ridicolo. Ma non è solo l’Occidente che usa due pesi e due misure, ma anche la Russia. Perché  i ceceni non hanno lo stesso diritto di autodeterminarsi? La risposta è ovvia: non ha che fare né con il diritto né con la democrazia, ma è tutto di natura geo-politica. E ciò vale sia per la Casa Bianca che per il Cremlino.

7 . La tradizione sciovinista russa

La Russia ha alle spalle secoli di passato coloniale e imperiale non meno antidemocratico rispetto a quello occidentale. Anche l’Unione Sovietica — fatta eccezione per la breve parentesi della politica democratica di Lenin sulla questione nazionale, che fu una pre-condizione per il successo della rivoluzione bolscevica — continuò questa tradizione sciovinista. Il nazionalismo russo acquisì le credenziali anti-fasciste, anti-imperialiste e democratiche sconfiggendo la Germania nazista (la “Grande Guerra Patriottica”). Durante la Guerra Fredda il Cremlino tenne in scacco l’imperialismo statunitense utilizzando una spinta imperiale. Lo sciovinismo è sempre stato connaturato al nazionalismo russo. Putin si sta muovendo su queste tradizioni, con la differenza fondamentale che la Russia di oggi è parte integrante del sistema capitalistico mondiale, mentre l’URSS non lo era.

E’ legittimo sostenere la Russia quando contrasta l’Occidente, poiché così  contribuisce a spianare la strada ad un mondo multipolare. Allo stesso tempo non dovrebbe essere ignorato che le ambizioni geopolitiche russe violano i diritti delle nazioni più piccole e delle nazionalità, spesso anche con mezzi cruenti. Così facendo il Cremlino spinge questa nazionalità oppresse tra le braccia dell’Occidente — ci ha spinto in alcuni casi l’islamismo. Il nazionalismo di destra ucraino è anche una reazione alla tradizione imperiale russa.

Inoltre non è da trascurare che Putin, coltivando il nazionalismo russo, cerca di coprire le ferite sociali imposte alla società russa dal suo capitalismo selvaggio. Le rivendicazioni di diritti sociali e democratici sono dai putiniani esecrate come decadenza occidentale e contrarie al sentimento popolare russo. Nei fatti la Russia si sta muovendo verso una nuova forma di zarismo.

Da un punto di vista democratico e sociale-rivoluzionario, come in una prospettiva antimperialista di lungo periodo, è cruciale tornare sul solco della politica che è stata fondamentale per il successo rivoluzionario di Lenin: concedere incondizionatamente la libertà per le nazioni e le nazionalità oppresse (anche se momentaneamente e temporaneamente forze reazionarie guadagnassero la leadership) per convincere le masse popolari ad allearsi con le forze della rivoluzione sociale e costruire un’unione su basi volontarie. Questo non ha nulla a che fare con lo Yeltsinismo che, in una situazione di estrema debolezza, ha cercato di svendere la Russia ai predatori capitalisti.

8 . Scenari

L’esito del conflitto attuale in Ucraina non è scontato. Anche la variante più estrema, la scissione del paese, è possibile.

Se il regime di Kiev con la sua componente di destra radicale insiste sulla sua linea dura e l’Occidente continua ad offrirgli il suo sostegno, un attacco militare su larga scala contro la rivolta del Donbass potrebbe indurre una reazione militare audace da parte del Cremlino. E non ci può essere alcun dubbio che se Mosca vuole vincere, vincerà. Anche gli Stati Uniti non riescono a bloccare questo esito, a meno che non intervengano militarmente — cosa altamente improbabile. Probabilmente gli Stati Uniti alimenteranno l’escalation verso qualcosa che ricorda la Guerra Fredda.

Ma è anche possibile che Washington ceda un po’ e spinga Kiev alla ragione. Gli oligarchi ed i figli della “rivoluzione arancione” dovrebbero ubbidire a Washington  e sbarazzarsi della destra radicale. Questa è una sfida per cui non sono all’altezza e che non vogliono affrontare. Probabilmente una sorta di secondo colpo di stato sarebbe necessario visto che i neonazisti di Svoboda e le milizie del “Settore Destro” hanno il controllo di parti dell’apparato statale e godono del sostegno di buona parte del movimento Maidan. O forse una coalizione dei grandi capitalisti di entrambe le frazioni è possibile? Se la pressione occidentale sui loro alleati fosse abbastanza forte ciò non può essere escluso. In ultima istanza negli Stati Uniti ed in Russia, per non parlare della Germania e in molti altri paesi dell’UE, hanno interessi economici e geopolitici per cui conviene loro limitare il confronto ad un certo livello — altrimenti si potrebbe mettere in pericolo l’intero sistema globale.

9. L’autonomia

Anche dal nostro punto di vista un vasto conflitto militare che spacchi l’Ucraina non è auspicabile, in quanto il conflitto sociale sarebbe sepolto sotto lo scontro tra la destra ucraina e il nazionalismo imperiale russo. Una sostanziale autonomia  aiuterebbe invece le parti orientali del paese ad ottenere i diritti democratici contro i governanti di Kiev, ma non distruggerebbe il ponte tra le classi popolari ucraine e russe. L’appello per l’autonomia non porterebbe il movimento in una situazione di dipendenza dalla macchina militare di Putin, ciò che sarebbe totalmente inaccettabile per le classi inferiori ucraine.

Questo potrebbe essere abbinato a uno status internazionale di neutralità dell’Ucraina, ciò che consentirebbe più margini di manovra. Stretti rapporti con la Russia potrebbero essere ripristinati su basi più ugualitarie.


10. Il governo popolare

L’obbiettivo strategico è quello di abbattere il regime di Kiev alleato dell’occidente, senza tuttavia alcuna indulgenza verso l’elite capitalista filo-russa (il sistema Putin-Yanukovich). Data la crisi sociale acuta non è impossibile scomporre l’egemonia del blocco tra i nazionalisti di destra radicale e i grandi oligarchi. Una risposta sociale rivoluzionaria potrebbe diventare plausibile, in quanto il nuovo regime dovrà presto dimostrare di essere in grado di affrontare i problemi profondi del paese. Ma le rivendicazioni sociali e democratiche possono essere puntate contro il regime di Kiev solo se le forze rivoluzionarie non agiranno come un’appendice del Cremlino.


Traduzione a cura della redazione