Comunicato della segreteria nazionale del Mpl

Il 3 luglio ha preso avvio la raccolta di firme per un referendum che, almeno nelle intenzioni del comitato promotore, è contro il Fiscal compact e le politiche di austerità.

Il Fiscal compact venne approvato il 2 marzo 2012 da 25 dei 27 governi dell’Unione europea. Il Patto, mentre obbligava gli Stati ad adottare politiche economiche e di bilancio draconiane, forniva alla Commissione europea, suprema cupola dei poteri oligarchici neoliberisti, l’ultima parola sulla validazione delle politiche di bilancio degli Stati nazionali, sottraendo ad essi gli ultimi scampoli di sovranità politica.

Le oligarchie europee giustificarono il Patto sostenendo che era la sola terapia in grado di salvare capra e cavoli, ovvero: ridurre i debiti pubblici, uscire dalla crisi e innescare una “sana crescita economica”, evitare la frammentazione dell’Unione europea, sventare il tracollo del sistema bancario e il definitivo collasso dell’euro.

Due anni sono passati, il bilancio è sotto gli occhi di tutti. I cavoli li hanno salvati ma la capra è moribonda. Dei cinque obbiettivi due sono stati raggiunti, ma a spese degli altri tre. Le politiche austeritarie di rapina avendo ingrassato la finanza predatoria globale, hanno sì temporaneamente evitato crack bancari a catena e la dipartita dell’euro, ma hanno aggravato in modo spaventoso la crisi economica, hanno fatto lievitare i debiti pubblici, ed hanno infine approfondito le disparità in seno alla “dis-Unione europea”.

Il Parlamento italiano non si limitò ad approvare il Fiscal compact con una legge ordinaria. Fece di peggio. Nell’aprile 2012, su richiesta del Governo Monti (Pd+Pdl+Terzo Polo) e sotto la regia di Napolitano, modificò in fretta e furia l’Art. 81 della Costituzione, inserendovi il principio del pareggio di bilancio obbligatorio. Il 24 dicembre 2012, governo Monti dimissionario, la stessa maggioranza approvò, con clausole addirittura peggiorative, la legge attuativa dell’Art. 81 così come modificato in aprile.

Essendo inibita la possibilità di sottoporre a giudizio popolare i trattati internazionali: ed essendo che un referendum costituzionale è possibile soltanto previa maggioranza favorevole dei 2/3 del parlamento; i quattro quesiti referendari su cui si stanno raccogliendo le firme intendono abrogare alcune parti della Legge 243 del 2012.

I limiti e le tare di questo referendum sono evidenti. L’eventuale abrogazione delle parti in questione della Legge 243 del 2012, non obbligherebbero Parlamento e governo ad una radicale inversione di rotta rispetto alle politiche di massacro sociale. Questa inversione implicherebbe infatti non solo riconsegnare al Parlamento italiano la sua piena sovranità in fatto di politica economica e di bilancio (togliendola quindi alla Commissione europea), ma pure che lo Stato si riprenda la sua piena sovranità monetaria sottraendola alla Bce. Le dichiarazioni di fede europeista di alcuni dei promotori confermano i limiti di questo referendum.

Nonostante queste gravi lacune noi riteniamo che svolgere il referendum sarebbe un fatto politico positivo. Al di là dei limiti e dei tecnicismi esso assumerà oggettivamente il significato di un voto di massa contro l’austerità. Di più, in barba alle pie intenzioni dei promotori, la vittoria dei SI darebbe un colpo micidiale ai poteri oligarchici europei ed ai partiti che, senza alcun dibattito pubblico, hanno adottato il Fiscal compact sottoponendo il Paese ad un indecente regime di protettorato, darebbe infine una sberla anche al Governo Renzi e alla sua cosiddetta “austerità flessibile”.

Per questo il Mpl farà la sua parte nella raccolta di firme, affinché sia superata di slancio la soglia delle 500mila firme entro la fine di settembre. Ciò a maggior ragione mettendo nel conto la possibilità che la Corte Costituzionale si arroghi la facoltà di considerare “inammissibili” i quesiti referendari.

Parteciperemo alla raccolta di firme con spirito costruttivo ma critico, ribadendo che una volta che la grande maggioranza dei cittadini si saranno espressi contro l’austerità e il Fiscal compact, c’è una sola maniera per porre davvero fine al marasma economico e sociale e alle pene d’inferno che soffrono i cittadini, una sollevazione popolare che, mandati a casa i politicanti al servizio dei banchieri e della speculazione finanziaria, dia vita ad un governo di liberazione nazionale che adotti immediate misure d’emergenza tra cui: ripristino della sovranità monetaria, moratoria sul debito pubblico, nazionalizzazione del sistema bancario, un piano per la piena occupazione.

La Segreteria nazionale  del Mpl

da sollevAzione