Renzi si sta forse impiccando con la sua stessa corda. Questa corda è simboleggiata dalla fretta con cui vuole scassare la Costituzione eliminando il Senato per farne, cesaristicamente, un organismo fantoccio.

Poi vuole che sia approvata la nuova legge elettorale Italicum, che abbiamo definito peggiore della Legge Acerbo del novembre 1923 e che nell’aprile successivo consentì al Listone Mussolini una schiacciante vittoria. “Migliore” quella fascista perché ove nessuna forza avesse superato il 25% nessuno avesse conquistato il premio di maggioranza i seggi erano ripartiti proporzionalmente fra tutti, perché ammetteva il voto di preferenza, perché non c’erano sbarramenti espliciti, infine perché c’era un collegio unico nazionale e quindi un voto valeva un voto in qualsiasi zona del Paese.

Andando al succo: se il disegno concepito da Renzi e Berlusconi dovesse realizzarsi piomberemmo in una Repubblica segnata (1) dallo strapotere dell’Esecutivo e dove il legislativo sarebbe ostaggio del governo e (2) dal silenziamento delle forze d’opposizione, tanto più se davvero antagoniste.

Con lo sfrontato appoggio del golpista Napolitano l’Esecutivo Renzi vuole far approvare il Ddl costituzionale di riforma del Senato e del Titolo V entro l’8 agosto. Problema: ci sono la bellezza di 7.850 emendamenti. Per cui è stato imposto al Senato che da lunedì prossimo le sedute si terranno dalle ore 9 alle 24, compresi sabato e domenica. 

La sfrontatezza di questo atto d’imperio la dice lunga su quel che rischia Renzi. Stefano Folli su Il Sole 24 Ore dichiara giustamente che ove l’ostruzionismo delle opposizioni riuscisse a bloccare il suo schiacciasassi, Renzi subirebbe “una sconfitta memorabile”.

Renzi lo sa, per questo minaccia di “mandare tutti a casa” ricorrendo al voto anticipato con liste confezionate, ciò malgrado si voti con la legge elettorale venuta fuori dalla sentenza della Corte costituzionale (“Consultellum”) che rischia di prolungare l’anarchia politica e istituzionale.

Come mai tanta sicumera? Perché mai lo spaccone fiorentino è tanto sicuro di spuntarla? “Perché i tacchini non amano il Natale”, si afferma. Dove i tacchini sono la grande maggioranza degli attuali parlamentari i quali, sapendo che non saranno rieletti, alla fine, pur di difendere i loro privilegi, non faranno morire in anticipo la Legislatura.

Quest’elemento c’è, ma non è detto che risulti quello principale. Se si considera la dimensione dell’offensiva Renziana vien fuori che lo scontro politico è davvero dirimente e difficilmente componibile. Quest’offensiva è anzitutto interna al Partito democratico: Renzi vuole il controllo pieno del partito sbarazzandosi finalmente dei suoi avversari. L’offensiva è poi rivolta verso le Camere, che non gli sono obbedienti e per questo vuole un repulisti. La terza posta in palio dell’offensiva è il più profondo mutamento in senso autoritario dell’ordinamento istituzionale dalla nascita della repubblica. 

I sondaggi dicono a Renzi che la sua popolarità è alta. Una popolarità fragile, che potrebbe scendere in picchiata a causa della disastrosa situazione economica. Con un Pil oscillante attorno allo zero e un debito pubblico cresciuto di 100 miliardi nei primi cinque mesi dell’anno, con i conti sballati, la “manovra” lacrime e sangue da 25 e passa miliardi diventa inevitabile. Paralisi istituzionale più palude economica potrebbero quindi spingere Renzi a portare il Paese alle urne prima che la “luna di miele” con gli italiani evapori…. 
A novembre si vota per il rinnovo del Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna.

In Italia non si sa mai, certi inciuci potrebbero partorire accordi anche all’ultimo secondo. Come andrà a finire lo vedremo la sera dell’8 agosto.

La situazione si fa, o meglio resta, interessante.

Aveva visto giusto Leonardo Mazzei quando, il 30 maggio scorso, subito dopo le elezioni europee, di contro a certi impressionisti che vaticinavano del prossimo “ventennio renziano”, parlava invece di “Resistibile ascesa di Matteo Renzi“.

Vero è che i tacchini non amano il Natale, ma… anche i tacchini s’incazzano, e potrebbero, messi davanti al rischio di lasciarci le penne, trascinare il loro carnefice in un olocausto collettivo.

Fosse così verrebbe da dire: Viva i tacchini! Viva la Casta che conduce Renzi all’autorottamazione.

 

da sollevAzione