L’aggressione sionista continua. Nelle ultime ore i bombardamenti hanno distrutto l’unica centrale elettrica presente nella Striscia di Gaza. Il campo di concentramento a cielo aperto è ora anche al buio. Ma nonostante le tremende condizioni in cui opera, la Resistenza palestinese continua ad opporsi validamente alle forze armate israeliane. Di questo aspetto fondamentale si occupa l’articolo di Kutaiba Younis, che potete leggere di seguito.

 

La resistenza palestinese ha posto un nuovo ordine in Medioriente ma molti non lo vedono, o perché non sono capaci per alcuni limiti personali o perché non vogliono proprio vederlo.

La resistenza palestinese ha costretto molti attori mediorientali a ritrattare le proprie posizioni, in primis Abu Mazen e la sua cerchia di scagnozzi: il popolo palestinese che sceglie di stare al fianco della resistenza costringe in maniera molto netta i sionisti palestinesi a fare marcia indietro, pena la loro fine politica e forse qualcosa di più grave. Cade Abu Mazen e la sua formula del “trattare e ancora trattare…”. Oggi il presidente dell’OLP e dell’ANP fa il mediatore (che caduta in basso!) tra il popolo, con le sue rivendicazioni, e l’aguzzino di questo popolo che resiste. Invece di stare in maniera netta al fianco della gente che soffre cerca di mediare, e mediare vuol dire abbassare il tetto delle rivendicazioni per accontentare l’aguzzino, per preservare la faccia dei sionisti che nella palude di Gaza si sta coprendo di merda.

Questa resistenza ha posto nuove condizioni e personalmente non avevo dubbi che il compagno Abu Ahmed Fuad (vice segretario del PFLP) avrebbe dato un nuovo indirizzo politico e di lotta al gruppo. Egli si allinea con i nuovi “risultati” ottenuti dalla resistenza, ossia fare cernita tra chi sta con la resistenza e chi rema contro, prendendo le distanze da tutti coloro che in una maniera o nell’altra criminalizzano il diritto del popolo palestinese a lottare e combattere per la propria emancipazione e libertà.

Molti non vedono neanche l’unità del popolo palestinese – tutto – e minimizzano. Eppure questa unità è ciò che spaventa maggiormente i sionisti, che tanto hanno lavorato per dividere e smembrare questo popolo, insieme alla comunità internazionale (compresa quella araba) che tanto ha speso per creare le illusioni del benessere, soprattutto in Cisgiordania. E malgrado tutto lo sforzo è bastata la resistenza di Gaza per trasformare in polvere tutti questi piani facendo tornare poco alla volta le lancette dell’orologio indietro, trasformando la Cisgiordania in un campo di battaglia per i sionisti. Quel che spaventa maggiormente è il treno ad alta velocità della protesta e della ribellione nei territori occupati del ’48 (in questo caso bastano una serie di scioperi per paralizzare e abbattere l’economia dell’entità sionista, figuriamoci se si mettono ad impegnare forze maggiori di polizia ed esercito).

In molti non vedono neanche come la resistenza abbia denudato regimi ed istituzioni arabi su tutti i livelli: mai come oggi viene rivelata la natura di questi regimi e la loro alleanza con quello sionista. Vengono persino allo scoperto, tra le fila dei giornalisti e commentatori arabi, tutti i traditori della causa palestinese e della sua lotta. Sono stati tutti smascherati, tutti sono stati costretti a venire allo scoperto e senza nessun alibi.

In molti non vedono e minimizzano i risultati sul piano politico e militare che la resistenza ha ottenuto sugli equilibri regionali e in particolare con il nemico sionista. Sono tanti quelli che hanno fatto il tifo in passato come in questi giorni per la macchina di morte sionista: sono tanti nella regione e non solo quelli che invitano i sionisti a continuare la loro opera distruttiva e criminale contro il popolo palestinese e la sua resistenza. Questi, tutti questi, hanno già perso la loro crociata perché la resistenza si è imposta con forza. Si è imposta come una forza deterrente e in futuro i sionisti penseranno mille volte prima di lanciare una nuova aggressione. Questa è la forza dei missili arrivati ovunque a coprire ogni centimetro del suolo della Palestina storica costringendo milioni di sionisti a passare il loro tempo nei rifugi. La resistenza eroica dei Fidayeen palestinesi, la loro determinazione e il loro coraggio, l’uso di armi sempre più avanzate e micidiali ha distrutto le truppe scelte dell’esercito che non perde mai. I mercenari sionisti hanno paura, sono terrorizzati e non vogliono andare a combattere nella palude di Gaza, esattamente come è successo in precedenza nell’aggressione alla resistenza libanese. Questo è un esercito in disfacimento e le uniche armi che gli rimangono sono l’aviazione e il criminale attacco genocida contro la popolazione.

E che dire del crescente isolamento mondiale dell’entità sionista?! Non solo da parte di opinione pubblica e strati sociali, oggi assistiamo alla presa di posizione di molti governi che prendono le distanze e denunciano i crimini sionisti contribuendo ad isolare e denudare i regimi regionali compromessi.

Non vedere tutto ciò va molto al di là della nostra debolezza e/o impotenza: contribuisce ed avalla la tesi dei sionisti che uccidendo senza discriminazione vogliono mostrarsi vincitori.
Non vedere tutto questo e parlare solo di sofferenze e di sangue palestinese versato, con tutto il rispetto per la sensibilità umana di ciascuno, rischia solo di creare e rafforzare maggiormente il senso di frustrazione e di impotenza tra tutti coloro che assistono al genocidio da lontano, dietro la tastiera di un computer o leggendo le pagine dei giornali.

È un dato di fatto: dopo 3 settimane di pesanti bombardamenti i sionisti non riescono tutt’ora ad invadere la Striscia di Gaza, non riescono a porre fine alla resistenza del popolo palestinese, non riescono ad ammansire Gaza trasformandola in una riserva stampo Cisgiordania.

Tutto questo fa parte delle vittorie della resistenza che noi altri stentiamo a vedere.

 

da Palestina Rossa