Chi ci legge sa che questa redazione ha subito sostenuto che il governo Renzi avrebbe avuto vita dura e, molto probabilmente, breve. I pupari che lo hanno portato a Palazzo Chigi, per scongiurare una seconda (devastante) vittoria elettorale di M5S, gli hanno consentito di fare le sue sparate sulla fine dell’austerità e di elargire il bonus degli 80 euro. Ora la ricreazione è finita e gli presentano il conto.

(Nella foto il nuovo Ministro dell’economia francese: Emmanuel Macron)

Il governo deve approntare la Finanziaria 2015 (non per caso ridenominata Legge di Stabilità) e come è facile immaginare non solo essa non conterrà alcuna “svolta”, ma sarà, così come esigono i suoi committenti, di tagli alla spesa pubblica e di nuove tasse a danno del popolo lavoratore. Renzi sarà quindi obbligato a muoversi sul solco delle politiche di macelleria sociale che invece di far uscire l’economia dal marasma hanno aggravato la crisi, causando la depressione.

In un regime bancocratico sono i banchieri a dettare la linea, ed i politici, loro mandatari, non possono che ubbidire. Draghi, dal simposio annuale di Jackson Hole, sulle Montagne Rocciose, è stato inequivocabile: la Bce non cambierà politica monetaria, darà più liquidità alle banche (per salvarle), ma non da questo cosiddetto QE verrà la ripresa, quanto dall’accentuazione delle politiche liberiste dei governi, sollecitati a privatizzare, a tagliare radicalmente la spesa pubblica, a colpire i diritti dei lavoratori salariati, ad adottare politiche fiscali di vantaggio ma solo verso il capitale. Ha infatti indicato Irlanda e Spagna come fari che indicano la strada.

Il Ministro dell’economia Padoan, messo lì come tutore di Renzi e cane da guardia dei banchieri, ha messo in chiaro che Draghi ha ragione: non solo il vincolo del 3% è inviolabile, pur con parziali deroghe vista la discesa del Pil, il Fiscal compact andrà rispettato. La questione politica, dice Padoan, non è se usare o meno la mannaia, ma dove e contro quali gruppi sociali dovranno essere portati i colpi, quali arti amputare del corpo sociale.

Una spia infallibile che per il piazzista Renzi le cose si mettono male, viene da Parigi.

Dopo la batosta subita alle europee dal governo “socialista”, ci si attendeva che il Presidente Hollande avrebbe mandato a casa il Ministro dell’economia. Ed infatti lo ha fatto. E chi ha messo al posto di Arnaud Montebourg? Ha messo Emmanuel Macron, ex-banchiere del gruppo Rothschild. Macron, già consigliere economico dell’Eliseo, si era dimesso a giugno perché riteneva la politica del governo non sufficientemente liberista. Il suo rientro come Ministro dell’economia è un segnale chiarissimo: Hollande va a destra, si piega ai poteri forti e, quel che più conta, conferma l’asse carolingio con Berlino.

Per Renzi sono guai. Non avrà Parigi al suo fianco nel “battere i pugni sul tavolo” per piegare la tetragona Germania. In altre parole Renzi è più debole nel consesso eurocratico. Per accontentarlo gli daranno il contentino della Mogherini come “Mrs Pesc”, ovvero Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza — una nullità al posto del niente, visto che nell’architettura euro-atlantica l’Unione europea nulla deve contare se non ubbidire agli USA. Più debole, quindi, anche in Italia. I tempi del galleggiamento, della ricreazione, stanno per finire. Così come la sua “luna di miele” con i cittadini che l’hanno votato.

Con la Legge di Stabilità vedremo se terrà fede alle sue promesse di cambiare strada rispetto alle dure politiche austeritàrie o se, al contrario, piegherà il capo, ubbidendo ai suoi mandanti.
La seconda che hai detto…

da sollevAzione