«C’è bisogno di darsi una mossa, qui e ora. Di riunirsi attorno ad un tavolo, di raggiungere un accordo, e quindi lanciare la proposta di una lista elettorale unitaria e programmaticamente forte. Una proposta che guardi a quanto sta accadendo non solo a sinistra, ma pure nel Movimento Cinque Stelle, nel Partito democratico, ed anche in altri settori politici antiliberisti che han compreso che non basta fare opposizione al renzismo, che qui o l’Italia riconquista la sovranità o muore».

Chiediamoci: quale sarà il quadro politico nei prossimi mesi? Avremo stabilità o instabilità? Le tensioni in seno all’Unione europea si affievoliranno o si accentueranno? La “Finanziaria” passerà il vaglio della Commissione europea? E i sindacati si metteranno di traverso al governo? Questo avrà vita facile in Parlamento? Avremo pace o conflitto sociale? Il Partito democratico resterà unito o si spaccherà? E cosa accadrà a Forza Italia e al Ncd?

Risposta: ritengo che l’instabilità, in seno all’Unione europea, in seno ai palazzi italiani e nel Paese, si accrescerà; che la pasticciata ma liberista Legge di stabilità dovrà superare un percorso ad ostacoli plurimi; che i sindacati saranno costretti a mobilitare la loro base sociale; che difficilmente, contrariamente a quanto Renzi afferma, la nuova legge elettorale in stile fascista Italicum sarà approvata dalle camere entro dicembre. Ritengo infine molto probabile la scissione del Partito democratico.

Renzi aveva detto che non aspirava a fare il segretario del Pd. Ha mentito. Che non avrebbe defenestrato Letta. Ha mentito. Che mai avrebbe fatto il Presidente del consiglio senza passare dalle elezioni. Ha mentito. Tre indizi fanno una prova: Matteo Renzi è un politico bugiardo e infido. Se assicura che vuole portare a termine la Legislatura è molto probabile che si stia preparando alla sfida elettorale anticipata.

Scrive questa mattina su Repubblica Goffredo De Marchis
«Puntare al 51 per cento. O avvicinarsi molto, che avrebbe lo stesso effetto. Uno studio che gira tra i corridoi del Senato ha testato le proiezioni di un voto con la legge elettorale attualmente in vigore, ovvero il Consultellum: proporzionale puro con le preferenze e sbarramenti piuttosto alti. I risultati sono sorprendenti. Basterebbe ottenere un risultato intorno al 44-45 per cento (che gli sbarramenti favorirebbero) per avere la maggioranza sia a Montecitorio sia a Palazzo Madama. Il Pd, grazie al 40,8 delle Europee, è già abbastanza vicino. Un allargamento ai pezzi della sinistra di Sel e ai centristi di Scelta civica lo lancerebbe verso il traguardo. “Quei numeri sono alla nostra portata”, ripete Renzi ai fedelissimi. Da questo punto di vista e ascoltate le parole del premier-segretario, molti degli esponenti della direzione Pd si sono convinti che tutto sembra muoversi verso le elezioni anticipate la prossima primavera. Su questo il premier avrebbe sondato il terreno presso Forza Italia».

Sono credibili questa indiscrezioni giornalistiche? Penso di sì.

Nel conto vanno tenuti diversi elementi. Partiamo da quello psicologico. Renzi non è solo un bugiardo patentato, ha la sfrontatezza di uno scaltro giocatore d’azzardo. Non gli basta essere Re del Pd, né essere “Primo ministro”. Egli vuole di più, è un megalomane che vuole passare alla storia. Vive un momento magico, sa che esso non potrà durare a lungo.

E qui veniamo al secondo decisivo elemento: la situazione economica del paese.
Come ha ben spiegato Mazzei la Finanziaria renzo-padoana non riuscirà a immettere un segno più davanti al Pil. La situazione economica globale, europea in primis, congiura verso una nuova stretta recessiva.

Che fine farebbe il consenso “stellare” di cui Renzi gode oggi se a metà del 2015 l’Italia sarà ancora in recessione? Se i capitalisti tratterranno i quatttrini loro devoluti con l’abbattimento dell’Irap? Se le assunzioni in massa non ci saranno malgrado il taglio per tre anni dei contributi per chi assume a “tempo indeterminato”? Se i consumi non ripartiranno malgrado gli 80 euro e la possibilità di mettere il Tfr in busta paga?

Renzi sa bene che questo consenso verrà polverizzato, che dalle stelle precipiterà nelle stalle. Ed ecco che nella sua testa si fa strada l’idea di andare alle elezioni anticipate per capitalizzare in tempo utile il vantaggio di cui ancora gode.

In questo senso l’eventuale guerriglia parlamentare, le resistenze corporative alle sue “riforme”, l’ostilità sindacale e fin’anche  il “casino sociale”, potrebbero fargli gioco.
Possiamo immaginare quale sarà la musica che suonerà, il refrain, l’appello che farà agli elettori: “Ce l’ho messa tutta, ma non mi hanno lasciato cambiare l’Italia. Aiutatemi a rottamare una volta per tutte i conservatori e ripulire un Parlamento che rende il paese ingovernabile”.
E’ nelle corde del personaggio andare verso il redde rationem, che userà tra l’altro per seppellire definitivamente il Pd, dando i natali al cosiddetto mostro o “Partito unico o della nazione”.

Depone a favore della scelta di accelerare i tempi lo stesso quadro politico: Forza Italia è allo sbando, l’Ncd messo ancora peggio, gli avversari interni del Partito democratico, divisi e incerti. Perché dare ai suoi avversari nonché ai suoi incerti alleati il tempo di organizzarsi per fargli la pelle?

Guardiamo ora il campo delle opposizioni ufficiali. Solo la Lega nord di Salvini ha il vento in poppa. Il Movimento Cinque Stelle è invece in gravi ambasce. Della lista Tsipras, come avevamo previsto, non resta che l’ombra. Sel e Rifondazione agonizzano, divise tra chi vuole buttarsi con il Pd renziano e chi aspetta Godot-Landini, tra filo-unionisti e euro-scettici.

E qui veniamo alla nota dolente del variegato microcosmo dei cosiddetti movimenti “sovranisti”. In barba ai discorsi sulla “scomparsa della dicotomia tra destra e sinistra”, esso è invece diviso al suo interno proprio tra una destra e una sinistra. Sperare di unire queste “anime” in un unitario soggetto politico, come più volte abbiamo spiegato, è una pia illusione. Che un domani sia necessario formare una vasta alleanza sovranista anti-euro, un Comitato di liberazione nazionale, non è solo una speranza, diverrà una necessità. Ma questo riguarda il domani, non l’oggi.

E l’oggi pone ai “sovranisti” la domanda se essi saranno in grado di giocare la partita che Renzi molto probabilmente vorrà far giocare al Paese, quella dell’accelerazione verso elezioni anticipate.

A destra il campo no-euro è già presidiato: la Lega nord, Fratelli d’Italia (con le sua appendici della Destra sociale di Storace, Forza nuova e Casa Pound). I gruppetti di destra che si agitano nel campo sovranista e anti-euro, nel caso che Renzi ci porti alle urne presto, come han fatto alle europee, ubbidiranno al loro impulso reazionario primordiale e si arruoleranno in servizio permanente effettivo con la Lega o i post-fascisti.

La domanda  di cui sopra è quindi posta ai “sovranisti di sinistra”, intendendo tutte le correnti e le associazioni fedeli alla Costituzione ed ai principi democratici, che difendono gli interessi del popolo lavoratore e che non sosterranno mai una qualsiasi “uscita dall’euro”, né liberista né lepenista.

Io ritengo che essi potrebbero giocare, in vista delle eventuali elezioni anticipate un ruolo, addirittura importante. Possono essere il lievito per comporre una coalizione (si badi, non un partito, ma una coalizione nella forma di lista elettorale) che potrebbe ottenere un consenso significativo. Essi possono e debbono dar vita presto ad un polo, un polo politico e programmatico, che getti nell’arena politica la proposta politica di cui essi soltanto possono farsi portatori.

C’è bisogno di darsi una mossa, qui e ora. Di riunirsi attorno ad un tavolo, di raggiungere un accordo, e quindi lanciare la proposta di una lista elettorale unitaria e programmaticamente forte. Una proposta che guardi a quanto sta accadendo non solo a sinistra, ma pure nel Movimento Cinque Stelle nel Partito democratico, ed anche in altri settori politici antiliberisti che han compreso che non basta fare opposizione al renzismo, che qui o l’Italia riconquista la sovranità o muore.