L’Italia, si dice, è il Paese dei voltagabbana. Se questo fosse vero non ci sarebbe alcun dubbio sul fatto che Benito Mussolini rappresenta la quint’essenza del voltagabbanismo italico.

Difficile anche solo contare le piroette, gli zig zag, le svolte e i tradimenti del Duce. Da esponente di spicco della sinistra più intransigente del Partito socialista a leader della destra; da antimperialista a fervente sostenitore della guerra imperialista; da repubblicano a monarchico, da mangiapreti a filo-papalino, da difensore degli operai e dei braccianti a suo castigatore; da anti-tedesco a fantoccio di Hitler.

Forse è vero che Matteo Salvini, malgrado il suo sodalizio con Borghezio, non si consideri un fascista, nel suo stile politico  tuttavia egli sembra ispirarsi proprio al Duce. L’opportunismo, l’uso spregiudicato dell’inganno pur di tenersi a galla, l’assenza di principi, il mischiare demagogicamente il diavolo con l’acqua santa pur di ottenere consensi.

Da capolista della “Lista comunista” alle elezioni del 1997 per il “Parlamento padano” a fervente anti-comunista. Da “antifascista” (ai tempi di Bossi) a sodale dei fascisti. Da aperturista sulle unioni gay a strenuo difensore della “famiglia tradizionale”. Da filo-europeo a anti-euro. da sostenitore delle piccole patrie europee ad alleato della sciovinista francese Le Pen. Infine, da secessionista padano a patriota italiano. Chi più ne ha più ne metta. Due soltanto sono i punti fermi della carriera politica di Salvini: la sua irriducibile xenofobia e la sua adesione al neoliberismo. Due punti soltanto, ma decisivi, che caratterizzano la Lega Nord come forza di destra e reazionaria.

Alle 300mila preferenze personali alle europee e al 18% (beninteso, del 37%) in Emilia-Romagna, Salvini c’è arrivato così. Ci è arrivato infine, e questa è certamente la ragione principale, perché da mesi, è su tutte le televisioni, dalla mattina alla sera. La qual cosa fa riflettere. Se fosse davvero un nemico del sistema eurista e oligarchico non avrebbe avuto lo spazio mediatico di cui gode. Allora la domanda è: non sarà che c’è del “marcio in Danimarca”? Non sarà che sono proprio i poteri forti a tirargli la volata perché gli fa comodo? Noi pensiamo che sia proprio così.

Da quando Renzi ha scardinato il Pd ed è diventato primo ministro (grazie al patto con Berlusconi) Salvini è invitato a tutte, ma proprio tutte le trasmissioni televisive, sia della Rai che di Mediaset. Non c’è alcun dubbio che dietro all’ascesa di Salvini c’è proprio Renzi (e il blocco di potere che lo appoggia), che ha pensato così di scegliersi il suo avversario di comodo nel teatrino politico.

E’ l’ennesima volta che il sistema, oltre a selezionare chi deve governare, si sceglie i suoi oppositori, ciò per impedire che gli oppositori veri si facciano largo. Che poi Renzi e i poteri che gli stanno dietro possano sbagliarsi, che cioè Salvini, invece di essere una meteora e un nemico di comodo gliela metta nel sacco, questo lo vedremo nei prossimi anni. Di sicuro il blocco di potere renziano deve avere ritenuto che Salvini sia loro funzionale, nei due casi: sia che l’Italia resti nell’Unione europea (meglio che il fronte no-euro sia capeggiato da uno “spaventapasseri” piuttosto che da persone serie), sia che diventi inevitabile l’uscita dall’euro (Salvini verrà usato come truppa ausiliaria).

Se quanto diciamo è vero, se Salvini è un uomo del regime, non solo non è giustificabile corrergli dietro, è necessario sbarrargli la strada.

da sollevAzione