Alcuni giorni fa Claudio Borghi Aquilini (Lega Nord) ha rilasciato un’intervista in cui si scaglia frontalmente contro l’iniziativa del Movimento 5 Stelle di un referendum per uscire dall’euro, e subito rilanciata dalla stampa berlusconiana.

Non ci siamo mai stancati di denunciare le ambiguità ed il ritardo con cui M5S ha sin qui affrontato (schivato) la questione della battaglia per riottenere la sovranità monetaria. Ambiguità, ritardi e nodi che avrebbero potuto essere sciolti molto prima così che avrebbero evitato al movimento l’emoraggia di voti, e quindi chiuso buona parte dello spazio guadagnato dalla Lega salviniana. Gli errori in politica si pagano.

Potremmo discettare sulle cause di questo ritardo. Da una parte ha pesato l’anima euro-liberista che alligna nel Movimento — che Casaleggio apertamente rappresenta —, ha influito anche lo scarso coraggio, la paura di osare, il codismo elettoralistico.

Tuttavia, meglio tardi che mai. Il fatto che M5S si è apertamente schierato per l’uscita dall’eurozona è un fatto non solo di prima grandezza, è un fatto altamente positivo.

Ora è anche chiaro che la proposta di referendum in questione si riferisce, come da noi a suo tempo segnalato, al referendum di indirizzo costituzionale sulla scia del precedente del 1989.

Che significa? Significa che la raccolta di firme lanciata da M5S è niente di più che una pezza d’appoggio all’iniziativa futura dei gruppi parlamentari dei Cinque stelle, dato che il referendum d’indirizzo potrà essere indetto solo a patto che il Parlamento approvi una legge costituzionale ad hoc.

E’ chiaro che non si tratterebbe di un referendum abrogativo dei Trattati internazionali sottoscritti dall’Italia per adottare la moneta unica, referendum che la Costituzione italiana purtroppo impedisce (Art. 75), in quanto vieta espressamente di sottoporre a Referendum abrogativi sia trattati internazionali che leggi tributarie e/o di bilancio dello Stato (ad esempio la partecipazione alla NATO oppure il recente Art. 81 che prevede il pareggio di bilancio).

Detto per inciso. E’ possibile cambiare la Costituzione (esclusa la forma repubblicana dello Stato, Art. 139) seguendo la procedura indicata nell’Art. 138 della Costituzione, esattamente come avvenuto nell’aprile 2012 con la modifica dell’Art.81 sul pareggio di bilancio.

Ma veniamo a Claudio Borghi Aquilini ed al suo attacco frontale all’iniziativa dei Cinque stelle. C’è un primo strafalcione di natura giuridica. Borghi afferma che la via del referendum è “impercorribile” perché occorrerebbe la maggioranza dei due terzi per poter celebrare un referendum d’indirizzo. Errato, visto che è sufficiente la maggioranza assoluta.

Ma andiamo alls sostanza. Borghi afferma:
«Questa campagna [per il referendum, Ndr] è l’esatta continuazione dell’attività a favore di Renzi e dei pro euro, già iniziata mesi fa quando i grillini decisero di non schierarsi contro la moneta unica in campagna elettorale (…)  i 5 Stelle seguono le tesi di Casaleggio, contrario all’uscita dalla moneta unica. Anzi, adesso i grillini si sono messi in testa di sabotare il movimento di uscita dall’euro, e non riuscirei a immaginare una tattica più efficace di questa: portare su un binario morto tante persone sinceramente convinte di fare questa battaglia».

Quindi per il Borghi l’iniziativa referendaria dei Cinque stelle non solo sarebbe sbagliata, è un sabotaggio alla battaglia per l’uscita. L’accusa è, oltreché squinternata, profondamente infingarda. Borghi e i leghisti, se fossero in buona fede, pur se da opposta sponda, dovrebbero rallegrarsi che un movimento con i consensi di quello di Grillo, si sia finalmente e formalmente deciso per l’uscita dall’euro. Invece, non solo escludono che il passo avanti di M5S sia frutto di una faticosa maturazione, ma gli sparano addosso e per giustificarsi vanno a pescare nella pattumiera delle dietrologie complottiste. E’ evidente la ragione: i leghisti temono che la mossa di Cinque stelle tolga loro la patente di essere i campioni no-euro e quindi consensi elettorali.

Una simile meschina preoccupazione emerge quando Borghi afferma:
«Occorrerebbe unire le forze veramente contro l’euro, sedersi a un tavolo e preparare l’uscita in maniera professionale. Poi bisogna fare cadere il governo e andare alle elezioni alleati con una sola priorità: fuori dalla moneta unica, tutto il resto viene dopo».

Ci vuole una bella faccia tosta per proporre l’unità dopo aver affermato che M5S “sabota” la battaglia per l’uscita e “fa il gioco di Renzi”. E ce ne vuole altrettanta per dire che l’uscita che propongono la Lega e Borghi (anche al netto della liberistica flat tax) sia “professionale”. Fatevi due risate ascoltando il discorsetto che Borghi fece al congresso della Lega nel dicembre dell’anno scorso.

L’iniziativa referendaria dei Cinque stelle presenta certamente dei rischi, ma è necessario correrli. Essa ha il merito di mettere a tema, coinvolgendo non quattro gatti ma l’opinione pubblica, la questione dell’euro e della sovranità, politica e monetaria. Per questo non c’è dubbio che questo Parlamento “di nominati” non darà mai la maggioranza affinché il referendum si svolga. Bene comunque! I cittadini potranno non solo capire meglio come stanno le cose, ma chi sono i servi dell’euro-dittatura. E vedremo come si schiererà quando verrà il momento, anche la Lega Nord.

Limiti emergono analizzando anche le proposte di politica economica del M5S, ma esse sono di segno diverso e opposto alle proposte di tipo neoliberista della Lega Nord. L’uscita dall’euro che propone M5S non è quella “a sinistra” che noi auspichiamo, ma ci va vicino.

In conclusione: chiunque desideri davvero uscire dalla gabbia dell’euro, chiunque abbia sale in zucca, non può che salutare positivamente il passaggio di M5S nel campo no-euro, e quindi aiutare i Cinque stelle a sfidare e battere il blocco eurista in via di sfaldamento.

da sollevAzione