Ci chiedono cosa stia accadendo al proteiforme campo di coloro che per primi hanno alzato la bandiera dell’uscita dall’euro. Semplice: accade che quel campo, per sua stessa natura (ed in barba a tutte le tiritere soporifere sulla fine della “dicotomia destra-sinistra), si è scisso in due settori fondamentali e opposti, per l’appunto: uno di destra e uno di sinistra. Il settore neo-democristiano che occupava la posizione centrale tra le due ali tenta di barcamenarsi ma è destinato ben presto a buttarsi, o di qua o di là.

Come spiegare questa polarizzazione? Ciò accade per almeno tre ragioni. (1) L’aggravarsi della crisi sociale, la sua accelerazione, alimentano la sensazione che non solo l’uscita dall’euro sia nell’ordine delle cose, ma che si sia alle porte di eventi sociali drammatici; (2) ciò non soltanto allarga la domanda su come uscire dal marasma, ma fa diventare senso comune l’idea che non si possa uscire da esso con mezze misure e rattoppamenti; (3) il combinato disposto di questi due fattori, mentre toglie terreno alle forze politiche euriste, apre spazi grandi alle forze le quali, appunto, avanzano soluzioni radicali, tra cui l’uscita dall’eurozona.

Così ci spieghiamo il fenomeno che negli ultimi mesi ha visto spostarsi su posizioni no-euro, non solo la Lega Nord e M5S, ma pure alcuni pezzi del Partito democratico, come anche il momentaneo successo del “renzismo”, dovuto tra l’altro alla formale spavalderia nello sfidare le euro-oligarchie  — stendiamo per il momento un velo pietoso sulla cosiddetta “sinistra radicale”, la quale ci ricorda il pianista che continua a strimpellare mentre il saloon è sconvolto da una rissa furibonda.

Il campo sovranista, quello che per primo aveva sostenuto la via dell’uscita dall’eurozona, invece di fungere da motore di un nuovo movimento politico, è stato sconquassato dai riposizionamenti, più o meno furbetti, più o meno sinceri, del ceto politico che fino a ieri era nel campo eurista.

Al netto delle psicopatologie di alcuni dei pionieri del no-euro che tanti danni han fatto — narcisismi, deliri autocarismatici di onnipotenza, alterazioni nella percezione delle realtà, fino agli esibizionismi pornografici —, che hanno impedito loro di assolvere le più elementari funzioni politiche, le cause dello sbragamento del campo sovranista sono di natura squisitamente politica.

Elezioni europee: le indicazioni di voto della “Rete Lira”

La mossa astuta della Lega di Matteo Salvini di andare alle elezioni europee con una lista “Basta Euro”, ha calamitato una buona parte del campo cosiddetto “sovranista”. L’immagine sopra è significativa, addirittura icastica, nell’esprimere quanto forte sia stata la capacità calamitante della Lega Nord.

Ciò è stato possibile per il discorso di fondo di buona parte dei “sovranisti”. Ci riferiamo alla litania “oltre la destra e oltre la sinistra”. Questa non esprimeva solo un adeguamento alla concezione della politica diventata predominante negli ultimi decenni — la politica senza “ideologie”, senza visioni del mondo, quindi fondata, proprio come vuole il pensiero dominante, sui tecnicismi, la centralità dei leader e l’evaporazione di partiti degni di questo nome, ovvero portatori di idee sociali forti. Questa litania indicava l’opportunistico rifiuto di ammettere che dall’euro si può uscire da destra come da sinistra, ovvero con politiche anti-neoliberiste pro-lavoro o invece neoliberiste pro-capitale.

Alla fine della fiera, nascosti dietro alla foglia di fico del “né destra né sinistra”, questi paladini si sono arruolati, chi come ausiliari chi in servizio permanente effettivo, nell’armata leghista. I peggiori sgomitano per avere un posto nel nascituro “Noi con Salvini”, senza farsi scrupoli di sorta sul fatto che Salvini sta raccattando ogni sorta di rottame politico, a partire dai neofascisti. Né si fanno scrupolo alcuno, questi sgomitatori, che Salvini, oltre alla xenofobia, faccia della Flat tax (che del neoliberismo è la quint’essenza) il suo cavallo di battaglia. E pensare che questi opportunisti solo ieri parlavano di Keynes, di aumento della spesa pubblica per la piena occupazione, di rispetto della Costituzione.

Sono talmente privi di scrupoli, costoro, che han messo da parte anche l’idea della “sovranità nazionale”, che badano bene dal rammentare a Salvini ed ai leghisti, per i quali resta in piedi intatta la prospettiva dell’indipendenza del Nord, che la loro “nazione” è solo la Padania, e per i quali l’Italia è solo fumo negli occhi. Non passa per la testa a questi opportunisti che la discesa verso Sud della Lega non sia una resipiscenza ma solo un grimaldello della loro strategia secessionista. Pensano, questi sovranisti da operetta, che se nella Lega Nord milita un fascista nazionalista come Borghezio, ci sarà posto anche per loro, che sapranno usare gli stessi metodi di infiltrazione.

L’ultima trincea dietro alla quale si nascondono questi arruffoni è che “… basta uscire dall’euro, poi si vedrà”. E’ vero, forse la Lega di Salvini, una volta tornata all’ovile da cui viene, potrebbe trovarsi a gestire l’uscita dell’Italia dall’eurozona. Essa andrà al governo, se ci andrà, per nome e per conto dei settori più neoliberisti delle classi dominanti, facendo pagare lo shock alla povera gente, agli stessi settori di piccola e media borghesia che dice di difendere.

Non credete a coloro che affermano che la partita dell’uscita da sinistra o da destra è già chiusa. Affermare che i giochi sono già fatti è un altro alibi per chi si è messo a correre dietro a Salvini —una corsa senza ritorno.

I sinceri sovranisti, coloro che considerano la riconquista della sovranità nazionale e monetaria un mezzo per cambiare da cima a fondo il Paese, debbono unire le loro forze, battersi per evitare che la dipartita dell’euro si trasformi in uno sfracello per il popolo lavoratore e un toccasana per l’aristocrazia capitalistica. Ciò implica tre cose: (1) strappare il potere ai gruppi oligarchici che oggi comandano; (2) impedire che essi lo conservino vestendo nuove casacche; (3) quindi denunciare, denunciare, denunciare i sovranisti fasulli.

Uscite tutti dalla vostra tana dunque, e datevi una mano!

da sollevAzione