Il Venezuela bolivariano è sotto attacco. La guerra economica scatenata dagli USA si manifesta ora con il crollo del prezzo del petrolio. Ma la pericolosità dell’aggressione imperialista sta anche nella debolezza strutturale di un’economia troppo dipendente dalla rendita petrolifera. Del clima che si respira nel paese ci parla questo articolo di Attilio Folliero.

Caracas 26/12/2014 – E’ uno strano Natale in Venezuela. Non per il clima, ovviamente; qua fa caldo tutto l’anno, quindi anche a Natale c’è il sole, l’estate. Mi piace il sole ed ancora di più a Natale, quando ricordo il freddo delle festività natalizie passate in Italia.

E’ uno strano Natale per via delle code ai negozi. Beh, qualcuno potrebbe pensare che sotto Natale, la gente affolla sempre i negozi, per via delle festività, del cenone, dei regali, delle maggiori disponibilità economiche, della tredicesima. No, non mi riferisco alle code tipiche del periodo natalizio; a un altro tipo di code. Questo Natale la gente in Venezuela ha preso d’assalto i negozi che effettuano vendite a prezzo giusto, a prezzo controllato.

Purtroppo per una serie di ragioni, dalla mancata industrializzazione del paese, alla bassa produttività di una economia ancorata esclusivamente alla produzione ed esportazione di petrolio ed importazione di quasi tutto il resto, alla guerra economica, alla speculazione ed al contrabbando, alla caduta del prezzo del petrolio negli ultimi mesi, lo stipendio medio del venezuelano si è svalutato cosi tanto che alla fine può comprare solo nei negozi che vendono a prezzo giusto, a prezzo controllato.

Per quanto riguarda i prodotti alimentari di prima necessità, la maggioranza dei venezuelani può comprare solo nei negozi e supermercati dello stato (Mercal, PDVAL, Bicentenario e mercati straordinari a cielo aperto); gli altri beni possono essere acquistati solo in quei negozi che speculano meno rispetto agli altri.

Tra inflazione alle stelle, speculazione e mancanza di controlli statali (dopo lo smantellamento dell’ufficio preposto ai controlli fiscali ed accentramento anche di questa funzione in capo ad un ente che dovrebbe occuparsi di molte cose, dal commercio estero, importazione ed esportazione di beni, al controllo cambiario) la maggior parte dei prodotti in vendita non sono più alla portata del cittadino medio, per cui la stragrande maggioranza delle persone è costretta a rivolgersi unicamente ai negozi dello stato per gli alimentari ed a quei pochi che operano con un minimo di coscienza, speculando meno.

I negozi statali del settore alimentare erano sorti per soddisfare le esigenze delle fasce più povere, ma oggi sono al collasso con enormi file perché anche le persone che un tempo appartenevano alla classe media e media alta sono costretti a riversarsi su questi centri di distribuzione.

Il governo per evitare l’accaparramento e la vendita di contrabbando dei prodotti sussidiati (ossia venduti dallo stato non al prezzo di costo, ma ad un prezzo inferiore per permettere l’acquisto anche ai più poveri) ha previsto strumenti atti a regolare l’accesso a questi negozi. Come si limita l’accesso? L’accesso è consentito una volta a settimana ed il controllo avviene in maniera rapida con meccanismi altamente sofisticati ed elettronici; una macchina cattura impronte collegata ad un computer accerta immediatamente se le impronte della persona sottoposta a controllo hanno effettuato acquisti, ovunque nel paese, nell’ultima settimana.

Tale meccanismo dovrebbe essere implementato in tutti i supermercati, pubblici e privati, dove il controllo avverrebbe solo in caso di acquisto di prodotti sussidiati, ma essendo costoso alla fine non è ancora utilizzato ovunque; per cui in molti supermercati vige un controllo manuale: la carta d’identità ha un numero unico per ogni persona, per cui in base al numero finale della propria carta d’identità si può accedere al negozio solamente in un determinato giorno della settimana; per esempio, il lunedì è consentito l’accesso alle persone il cui numero della carta d’identità termina con 1 o 6; il martedì con 2 o 7; il mercoledì con 3 o 8; il giovedì con 4 o 9, il venerdì con 5 o 0; sabato e domenica, qualora aperti, l’entrata è consentita a tutti.

Oltre alla restrizione nell’accesso, c’è la restrizione nel numero dei prodotti acquistabili a persona; per esempio una persona non può acquistare più di due bottiglie di olio per friggere, due chili di zucchero, le rarissime volte che si incontra in vendita, due pacchi di caffè, ecc…

Comunque, malgrado i provvedimenti adottati le file continuano ad essere lunghe, perché il problema è a monte: in Venezuela si produce pochissimo e si importa moltissimo; ma per poter importare occorrono i dollari, che tra l’altro in questo momento scarseggiano a causa dei prezzi bassi del petrolio; il governo quindi sta fornendo meno dollari per l’importazione, la maggior parte concessi a quelle imprese che operano nel settore degli alimentari. Tutti gli altri settori ottengono meno dollari e per conseguenza la diminuzione dei prodotti sul mercato determina una forte ondata speculativa ed inflazione alle stelle.

da Umbvrei