Ora Syriza alla prova del governo

Non possiamo che essere contenti. Dalla Grecia è arrivato un chiaro segnale di cambiamento. Contro la politica austeritaria e contro i vincoli dell’Europa. Ora Syriza è attesa alla prova dei fatti. Non sarà facile, ma Tsipras non potrà sottrarsi alla sfida, pena una sconfitta catastrofica che aprirebbe la strada a tremendi scenari.

Due le questioni davvero dirimenti. La prima, e più immediata, è rappresentata dalle misure sociali promesse da Syriza. La seconda dall’obiettivo della ricontrattazione del debito.

Occupandoci del programma di Tsipras all’inizio della campagna elettorale (leggi QUI) abbiamo scritto che: «Il programma di Syriza non è il socialismo, ma quel che possiamo certamente dire è che si tratta del programma più avanzato di una forza che si candida, con reali possibilità di successo, al governo di un paese europeo. Questo è un dato di fatto difficilmente discutibile. Il problema è che Tsipras vorrebbe realizzarlo con l’assenso delle oligarchie europee, e questo ci sembra davvero un po’ troppo…».

Da oggi Syriza è al governo e dunque quella contraddizione, il modo di affrontarla e di risolverla, è pienamente all’ordine del giorno, in termini concreti e non più ipotetici.

Non avendo ottenuto per un soffio la maggioranza assoluta (149 seggi su 300) Tsipras ha scelto l’alleanza con Anel (Greci Indipendenti), un partito conservatore, comunemente considerato di centrodestra, costruendo così una maggioranza di 162 seggi.

A nostro avviso il neo-premier ha fatto bene a far così. Intanto questo gli consente di formare subito un governo. In secondo luogo, vista l’assoluta indisponibilità del Partito Comunista (KKE), tutte le altre alternative sarebbero state peggiori. I Greci Indipendenti sono una piccola formazione nata da una scissione di Nea Demokratia. Una rottura, avvenuta nel 2012, proprio contro l’austerità imposta dall’UE, in opposizione alla politica asservita alla troika del governo Samaras.

Naturalmente la cosa sta già dando luogo agli attacchi della stampa eurista. Titola l’Huffington Post: «Il rivoluzionario Tsipras si allea con la destra». E Repubblica: «Accordo di governo con Anel (destra anti-euro)». Tutti costoro fingono di ignorare un fatto assai evidente: il rimescolamento politico prodotto dalla crisi. Oggi in Grecia la cosa fondamentale è liberarsi dalla troika, cosa che sarebbe stata più difficile se si fossero determinate altre alleanze.

Per noi la questione davvero decisiva è quella del confronto con l’Unione Europea. Dalla Germania sono già arrivati evidenti segnali di nervosismo. E questa mattina, in occasione della riunione dell’Eurogruppo, il suo presidente Jeroen Dijsselbloem ha così tuonato nei confronti della Grecia: «Abbiamo già concesso tanto, no alla cancellazione del debito». Queste le basi di un negoziato che non si annuncia certo in discesa.

Non che in assoluto non siano possibili compromessi. Quel che è invece impossibile è una vera riforma dell’Unione, checché ne dicano tanti esponenti della sinistra italiana. Molti di questi cercano ora di tornare a galla salendo sul carro di Tsipras, dimenticando che Syriza – a differenza di costoro – non ha mai collaborato con le forze della sinistra liberista.

In conclusione, da ieri la crisi europea ha un tassello in più. La partita greca si annuncia difficile e complessa. Tale da incoraggiare tutte le forze anti-euriste. Siamo critici con Syriza per la sua posizione sull’Europa e sull’euro, ma sappiamo anche che i fatti hanno la testa dura, e che in futuro scelte drastiche si imporranno. Intanto il partito eurista non governa più ad Atene. La situazione si apre dunque a nuovi scenari in tutta l’area mediterranea.

E’ una partita che deve essere giocata da tutti coloro che considerano il mostro eurista come il nemico principale. Giochiamola, esprimendo intanto il nostro pieno sostegno al popolo greco, in particolare alla sua parte più cosciente: quella che vuol porre fine all’occupazione della troika, che rivuole la piena sovranità nazionale, politica e democratica.