Di cazzate sulla svolta politica in Grecia se ne stanno sparando tante. La prima fila degli azzeccagarbugli è occupata questa volta dagli economisti — i complottisti non sanno che pesci pigliare. Alberto Bagnai, dando ragione a J.K. Galbraith («La sola funzione delle previsioni in campo economico è quella di rendere persino l’astrologia un po’ più rispettabile»), si è distinto per averla sparata più grossa.

La maggior parte degli economisti, confermando che la politica non è pane per i loro denti, convergono infatti sullo stesso punto di fuga: “tranquilli, con la vittoria si SYRIZA non cambierà un fico secco”.

Dice l’adagio che il buon giorno si vede dal mattino. Vediamole dunque le prime mosse del governo Tsipras. La prima in apparenza sembra poco avere a che fare con l’economia.

Il giorno dopo la vittoria elettorale Tsipras ha fatto visita all’ambasciatore russo per annunciargli che il suo governo avrebbe minacciato di porre il veto a una nuova ondata di sanzioni economiche a Mosca sulla crisi ucraina (azione che richiede l’unanimità dei 28 Paesi membri). Successivamente il ministro degli esteri greco, Kotzias, ha annunciato pubblicamente che Atene non avrebbe sostenuto la decisione di porre altre sanzioni contro Mosca.

Ci segnala Vittorio Da Rold che la mossa del governo greco «ha fatto sobbalzare sulla sedia i responsabili delle politiche estere delle cancellerie in Europa e in America».  
Che dire? Bella mossa Tsipras!

Lo stesso Da Rold scrive:
«Il partito filo-nazista Alba dorata ieri ha subito plaudito all’iniziativa del governo rosso-nero (formato da una strana alleanza tra sinistra radicale e destra nazionalista dei Greci Indipendenti) affermando che gli interessi geopolitici greci sono contrari alle sanzioni alla Russia e alle politiche di austerità imposte dalla troika». [Il Sole 24 Ore del 30 gennaio]

Comincia a delinearsi, se ci fate caso, il leitmotiv dell’eventuale prossima aggressione alla Grecia. Kammenos, leader dei Greci Indipendenti alleati di SYRIZA, è stato già bollato come “populista, nazionalista, xenofobo e antisemita”. Ora si insinua il sospetto che Tsipras sia non solo filo-putiniano ma pure appoggiato dai neonazisti. Vuoi vedere che se Tsipras tiene duro bolleranno il suo governo come “rosso-bruno”?

I primissimi provvedimenti economici e sociali adottati dal governo Tsipras, in ottemperanza al “Programma di Salonicco” non hanno impensierito meno le confraternite dell’imperialismo globale. Vediamoli.
(1) Blocco della privatizzazione del 30% della compagnia elettrica DEH, la più grande utility del Paese;
(2) blocco della prevista cessione del 35% della Hellenic Petroleum, la principale raffineria del greca;
(3) congelamento della cessione del 67% dell’autorità di gestione del Porto del Pireo (su cui i cinesi della COSCO avevano allungati le mani;
(4) reintegro dei dipendenti pubblici il cui licenziamento è stato considerato incostituzionale;
(5) aumento del salario minimo interprofessionale dagli attuali 586 a 751 euro (+165€);
(6) ripristino della tredicesima per le pensioni più basse.

A questo si aggiunga che il Ministro delle finanze Yanis Varoufakis, dopo aver confermato che verrà applicata l’annunciata moratoria sul debito pubblico, ha affermato testualmente: “non accetteremo più i trattati dell’Unione europea”. Si spiega così perché la borsa di Atene abbia perso dopo il voto il 15%; e perché il titolo triennale greco è balzato al 17%, rendendo molto di più del decennale — segno che i “mercati” temono il default.

Vi sembra poco? Di sicuro si tratta di sacrosanti atti di disobbedienza aperta ai piani imposti dalla troika, e di una dichiarazione di guerra agli oligarchi greci.

Vedremo nelle prossime settimane se ciò condurrà, come noi ci auspichiamo, ad una rottura con l’Unione europea, oppure se la spinta popolare al cambiamento verrà tradita. Nel qual caso valgono le riflessioni che l’altro giorno svolgeva su questo blog Piemme.

da sollevAzione