Un articolo indecente de il Fatto Quotidiano

Se si voleva una prova provata che l’Unione europea, lungi dal portare una sfida alla supremazia USA, non è che un socio in affari dei nordamericani, nonché, via NATO, una testa di ponte per azzoppare la Russia, si osservi l’allineamento delle due sponde dell’Atlantico sulla crisi russo-ucraina.

Non solo pesanti sanzioni contro Mosca. Mentre l’esercito ucraino vacilla, Pentagono e NATO, con l’avallo dell’Unione europea (e il tacito assenso del fantasma Mogherini), dopo averlo fatto sottobanco, stanno decidendo di fornire apertamente a Kiev armi più potenti, supporto logistico, istruttori. Il rischio di uno scontro su larga scala NATO-Russia diviene sempre più alto.

E, come sempre in questi casi, lo spettro dell’intervento armato, è preceduto da quello propagandistico. La macchina bellico-mediatica è all’opera da mesi alimentando l’isteria anti-russa, proprio per prepararsi al peggio e chiamare alle armi l’opinione pubblica beota.

Si distingue in questa campagna sudicia una testata, il Fatto Quotidiano, che per la sua nomea di “giornale indipendente di sinistra” pretende di essere più credibile degli altri.

Il 31 gennaio scorso è apparso su il Fatto, un articolo a dir poco scandaloso di Leonardo Coen (uno dei tanti “rinnegati”, uno che negli anni ’70 era un militante di spicco dell’estrema sinistra). Che Coen fosse un russofobo lo sapeva chi avesse frequentato il suo blog su la Repubblica. Ma questa volta ha davvero passato il segno.

Il titolo dell’articolo di Coen è tutto un programma: Tsipras, il grimaldello di Vladimir Putin per scardinare l’Ue. In cambio di miliardi. L’articolo è ricco di informazioni tendenziose ma preziose e ne consigliamo la lettura.

La sua posizione filo-NATO e pro-Ue è talmente spudorata, che giunge a far apparire Tsipras come un fantoccio pronto a vendersi ai russi (Coen si sarebbe evidentemente sentito più tranquillo se ad Atene fosse restato al governo un fantoccio della Ue come il Quisling Samaras), con ciò ridicolizzando anche la grande volontà di cambiamento espressa nelle urne dalla maggioranza dei greci.

Cos’è che Coen non digerisce? L’annunciata opposizione di Tsipras alle sanzioni contro Mosca e, Dio ce ne scampi! l’eventuale aiuto economico russo alla distrutta Grecia.

Il Nostro insinua un sospetto: vuoi vedere che la Grecia passa con Mosca ed esce dalla Ue e dalla NATO? Non fosse mai che la Grecia ortodossa si unisca nuovamente ai correligionari russi come accadde (occhio! che il tintinnio delle armi sale oggi dalla stesse parti) nella Guerra di Crimea del 1853-56!

L’apologo anti-Tsipras si conclude quindi, in linea con altri articoli apparsi in questi giorni nella stampa eurista, scagliando l’anatema contro il governo di coalizione tra SYRIZA ed il partito dei Greci Indipendenti. In particolare è preso di mira il Ministro della Difesa  Panos Kammenos.

Scrive Coen con la spocchia tipica del pennivendolo politicamente corretto:
«Ha accusato l’Europa perché “governata da tedeschi neo-nazisti” (nel 2013 disse che Wolfgang Scheuble, ministro delle Finanze di Berlino, era “una persona non-grata nel territorio greco”). Tralascio le battute antisemite, o le invettive contro gli immigrati clandestini. Eppure è con uno come Kammenos che Tsipras ha avviato un inedito e controverso matrimonio populista. La miscela è assai instabile. Può esplodere quando meno te l’aspetti. Oppure no: forse è solo un bluff. O magari uno stravagante, illogico esperimento politico. L’ha suggerito Putin?»

Insomma, un duro attacco “di sinistra” al governo di SYRIZA, non a caso proprio il giorno prima che Tsipras incontrasse Renzi a Roma — ciò che spiega perché noi, malgrado tutte le critiche a Tsipras, dobbiamo difenderlo da questi detrattori.

Ps
Ci avete fatto caso? A parte una effimera baldanza iniziale, gli tsiprioti italiani alla Spinelli, Vendola, Casarini and C. tacciono sulle mosse politiche di SYRIZA dopo la vittoria. Silenzio rivelatore del loro “mal di pancia”, che nasconde una intima presa di distanza da Tsipras il quale, facciamo notare, sul palco del comizio elettorale finale ha fatto salire solo Pablo Iglesias di PODEMOS e nessuno dei sinistri sfigati italiani, pur massicciamente presenti.

da sollevAzione