Il “riconoscimento” della Palestina (che non c’è) e gli applausi di Israele (che ci sono, e scroscianti)

Che un governo di imbroglioni produca un imbroglio è cosa abbastanza normale. Che imbrogliare sia l’attività prediletta della grande maggioranza dei parlamentari, idem. Ma generalmente costoro sono soliti eccellere in imbrogli più caserecci, tipo le leggine ad personam sulle quali in fondo si regge anche l’attuale maggioranza. Questa volta no, questa volta si sono spostati sulla politica internazionale. Un compito ardito per dei parlamentari che in genere hanno difficoltà a collocare sulla carta, non diciamo il lontano Afghanistan, ma pure il dirimpettaio Montenegro.

Eppure questa volta ci sono riusciti. Non a collocare la Palestina sulla carta, beninteso, ma a confezionare l’ennesimo imbroglio. Che, sia chiaro, non avrà alcun effetto sulla lotta di liberazione del popolo palestinese, ma che ci dice una volta di più quanto sia infame questo governo.

In teoria, stando agli annunci della vigilia, quella di ieri avrebbe dovuto essere la giornata del riconoscimento dello “stato” palestinese. Un atto simbolico, come tutti sanno, dato che questo “stato” non c’è, visto che il territorio palestinese è sotto occupazione fin dal 1948, e che i suoi brandelli in qualche modo riconosciuti dalla cosiddetta “comunità internazionale” sono o colonizzati e spezzettati da Israele (Cisgiordania e Gerusalemme), o ridotti ad un lager a cielo aperto, per giunta sottoposto ai periodici bombardamenti sionisti (Gaza).

In queste condizioni i “riconoscimenti” sono solo un atto politico, generalmente fondato sulla fallimentare teoria dei “due popoli, due stati”. E tuttavia il parlamento italiano ha voluto fare di peggio: se i paesi europei che hanno recentemente riconosciuto lo “stato” palestinese – Svezia, Gran Bretagna, Irlanda, Spagna, Francia, Irlanda, Lussemburgo e Portogallo – lo hanno fatto sempre in riferimento ad un fantomatico “processo di pace”, il “riconoscimento” italiano è in realtà un non riconoscimento. Un imbroglio bello e buono, appunto.

Non lo diciamo noi, lo dice con esemplare chiarezza l’ambasciata israeliana a Roma. Leggiamo: «Accogliamo positivamente la scelta del parlamento italiano di non riconoscere (sottolineatura nostra) lo Stato palestinese e di aver preferito sostenere il negoziato diretto tra Israele e i palestinesi sulla base del principio dei due Stati, come giusta via per conseguire la pace». Naturalmente, la rappresentanza romana degli occupanti della Palestina è tanto sincera nel rilevare il mancato riconoscimento, quanto ipocrita nella parte finale della sua dichiarazione. Ma d’altronde lo sappiamo, se per costoro la litania sui “negoziati di pace” è solo una formula vuota concessa proprio perché non c’è in realtà nessun negoziato, la formula dei “due Stati” è un’autentica presa in giro. Per i sionisti lo Stato palestinese ha da essere (se mai esisterà) non un vero stato, ma al massimo un insieme di bantustan soggetti al loro dominio, privi di qualsiasi autonomia, per non parlare di un minimo di indipendenza.

Ma è evidentemente questo il tipo di “stato” al quale pensano i parlamentari della maggioranza renziana. I quali hanno votato non una, ma due mozioni. Oltre a quella già sbiadita presentata dal Pd (alla quale si è accodata Sel), è stata votata anche la mozione dei cosiddetti “centristi” (Ncd, Udc, Scelta Civica). Una mozione quest’ultima che è un non riconoscimento in piena regola. Leggiamo il suo passaggio decisivo, quello che impegna il governo a: «promuovere il raggiungimento di un’intesa politica tra al-Fatah e Hamas che, attraverso il riconoscimento dello Stato di Israele e l’abbandono della violenza, determini le condizioni per il riconoscimento di uno Stato palestinese».

In buona sostanza, quello che si chiede è la resa e il disarmo della resistenza, il riconoscimento dell’occupante e dell’occupazione da parte dell’occupato, avendo poi la faccia tosta di chiedere ai palestinesi la “rinuncia alla violenza”, quando non si dice neppure una parola sui criminali bombardamenti di Gaza della scorsa estate. Certo non è difficile capire l’entusiasmo dei sionisti e le reazioni negative di tutte le componenti palestinesi, anche quelle più lontane dalle forze della resistenza.

Questo il capolavoro del governo Renzi e della sua maggioranza parlamentare. Sarebbe tuttavia un errore attribuire questo risultato ai soli “centristi”, dato che per il grosso delle truppe piddine non è stato evidentemente difficile abbinare al voto della propria mozione quello al documento proposto da Ncd-Udc-Sc.

Per quel che ci riguarda non possiamo che essere d’accordo su questo giudizio espresso dal gruppo alla Camera del M5S:
«Riteniamo deliranti e infondate le soddisfazioni espresse da parte del Pd, Sel e dalla maggioranza di governo. Non c’è stato infatti alcun riconoscimento dello Stato di Palestina e a confermarlo è la stessa nota diffusa dall’ambasciata di Israele, che ha affermato – appunto – di aver accolto positivamente la scelta del Parlamento italiano di non riconoscere lo Stato palestinese. Il M5S aveva presentato una mozione molto chiara, a prima firma Gianluca Rizzo, che stabiliva inequivocabilmente il riconoscimento del diritto di esistere dei palestinesi. Il Parlamento l’ha bocciata ed ora cerca di nascondersi dietro il mantello dell’ipocrisia».

E qui potremmo chiudere. Ma prima dobbiamo rilevare come nel pasticciaccio generale vi sia stato anche il solito pasticcio di Sel, che almeno in un primo momento ha cercato di vendere quello di ieri come un “successo” per i palestinesi. Poi ci hanno pensato i palestinesi stessi da un lato, e gli israeliani dall’altro, a chiarire la vera natura dell’aborto prodotto dalla Camera.

Ma il discorso non sarebbe completo senza un piccolo sforzo per cercare di capire il perché di questo comportamento. Un perché facilmente rintracciabile nel peso di una certa “sinistra”, che non può per decenza approvare ogni nefandezza di Israele, ma che in fondo ama lo stato ebraico più della lotta dei popoli per la loro libertà.

Ne volete un esempio? Eccolo, ed è strettamente attinente alla vicende di cui qui ci occupiamo. Nei giorni scorsi ci è infatti capitato di leggere un appello ai parlamentari, a firma di un gruppo di intellettuali di sinistra. Tra di essi Dacia Maraini, Moni Ovadia, Luigi Ferrajoli, Vladimiro Zagrebelsky. Chi vuole può leggere il testo qui. A noi basta citare il titolo: «Riconosciamo la Palestina, liberiamo Israele».

Siamo senza parole. E noi che pensavamo, e continuiamo a pensare, che ad essere liberata debba essere invece la Palestina! Ma che trogloditi che siamo, davanti a siffatti raffinatissimi intellettuali! Loro sì che sanno le cose, e capiscono che il problema principale è quello di liberare il carnefice dei suoi eventuali (ed in realtà improbabilissimi) sensi di colpa. In quanto alle vittime, che aiutino il carnefice in questo scopo. Per i loro diritti, per le loro vite, per la propria dignità c’è invece ben poco spazio. Anche nei salotti di questa “sinistra”.