Il gruppo dirigente raccolto attorno a Tsipras le ha provate tutte per dimostrare la sua fede “europeista”, ma ai tetragoni euro-oligarchi questo non basta. Essi vogliono la capitolazione totale, che si continui con la politica di macelleria sociale. Ciò che Syriza non può fare, pena l’aperto tradimento del suo programma di riforme, delle speranze popolari, in una parola il proprio suicidio. Il default* a questo punto sembra inevitabile. E poi? Qui sotto la risoluzione dell’Esecutivo internazionale del Campo Antimperialista.


Berlino: niente di meno che la piena capitolazione

Il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schäuble, l’ha detto chiaro e tondo: nessuna estensione del credito, senza completa resa greca alle condizioni dettate dalla oligarchia finanziaria dei creditori. Questo nonostante il fatto che tutti sappiano che la Grecia non sia nelle condizioni di rimborsare il proprio debito. Il messaggio tedesco si propone quindi, prima di tutto, di rendere chiaro a tutta la periferia sud  chi è che comanda e chi deve obbedire. Si tratta dello stesso tipo di arroganza militare di Bush sulla “esportazione della democrazia” in Iraq.


Syriza non accetta la completa resa

Negli ultimi due mesi il governo greco ha cercato di giocare come al gatto col topo. Da un lato ha segnalato la sua sostanziale (e opportunistica) disponibilità ad accettare le condizioni della troika accettando il regime dell’euro e l’Unione europea. D’altra parte ha insistito su un compromesso che almeno consentisse alla Grecia di ottenere un ammorbidimento del rigore — promessa con la quale SYRIZA ha vinto le elezioni. SYRIZA non poteva permettersi di tradire apertamente il proprio elettorato, ciò che significherebbe il suicidio politico. In un certo senso i dirigenti raccolti attorno a Tsipras sono rimasti fedeli alla loro formula elettorale “Né rottura né sottomissione”, dimostrando allo stesso tempo l’impossibilità e l’erroneità del loro slogan.


La sinistra di Syriza ha contribuito a evitare la capitolazione

Il fatto che Syriza alla fine non abbia ceduto — ciò che a un certo punto dei negoziati sembrava stesse per accadere — è anche grazie all’importante ala sinistra che si è opposta categoricamente. Anche la pressione popolare ha svolto il suo ruolo, malgrado il mandato elettorale fosse stato ambiguo e abbia lasciato una porta aperta alla capitolazione per preservare l’adesione della Grecia alla zona euro.

Oligarchia: dividere Syriza per avere un governo fedele?

Come è diventato via via più chiaro Syriza, così com’è conformata, non è oggi pronta ad agire come fantoccio. L’euro-oligarchia e il suo apparato mediatico sembrano puntare alla divisione di Syriza in vista di un ampio “governo di salvezza nazionale” che accetti i diktat di Berlino.

E’ possibile questa scissione di Syriza? Chi sarebbero quelli disposti ad andare con l’ala destra del Syriza tradendo le speranze e gli interessi popolari?  Le schegge post-Pasok sembrano troppo deboli. Defenestrare Tsipras a freddo per  riconsegnare il potere a Nea Demokratia? La variante di un governo tipo-Quisling sotto la bandiera della salvezza per evitare il default è improbabile.  Così stando le cose il ricatto tedesco sembra destinato a fallire. Una scissione di Syriza è invece plausibile se gli euro-oligarchi, neutralizzati i falchi alla Schauble, faranno concessioni serie e significative al governo greco, concessioni che potrebbero spingere la maggioranza attorno a Tsipras, pur di restare al governo, ad accettare la rottura con l’ala sinistra.

Un mandato elettorale contraddittorio, impossibile, moribondo

Per un certo periodo di tempo i negoziati tra Atene, Bruxelles e Berlino sono sembrati una partita di poker con tanto di bluff. Il gioco politico avrà fine quando uno riterrà di poter dare la colpa del fallimento all’altro.  E’ la narrazione dello scontro tra creditore e debitore, del neo-liberismo contro il keynesismo. In fondo si tratta di una lotta sociale contro le élite capitaliste che assume connotati nazionali.

Per la stragrande maggioranza del popolo greco è chiaro che il governo di Syriza ha fatto tutto il possibile per soddisfare i creditori offrendo loro anche una parziale resa. Ma l’oligarchia finanziaria accetta solo sottomissione e la schiavitù dei debitori. Secondo la religione neo-liberista questa sarebbe per i debitori l’unica via di salvezza. Nonostante la campagna implacabile dei grandi media il popolo greco capirà e resisterà a questo ricatto ottenendo il sostegno degli strati popolari degli altri paesi della periferia. Anche all’interno dei paesi core, tra cui la Germania, questa resistenza avrà il sostegno di una minoranza significativa tra gli strati più bassi della società. David è in grado di sferrare un colpo significativo a Golia.

Per dirla diversamente: c’è voluto un po’ di tempo affinché si dileguasse l’antinomia della formula elettorale di Syriza, che ci sono solo due possibili alternative storiche: all’interno del regime dell’euro per la periferia può solo essere confermata l’austerità mentre, se l’austerità deve finire la rottura con l’oligarchia europea che rappresenta gli interessi dei creditori è inevitabile.

Noi non stiamo sostenendo che Syriza abbia scelto questa strada soltanto per ragioni pedagogiche. La sua ala destra ha realmente creduto di essere in grado di cambiare il regime dell’euro. La lezione storica di questo fallimento insegna al popolo e in una certa misura anche a parti significative di Syriza sulla necessità di sfidare le élite capitaliste dominanti.

Nonostante ciò la destra di Syriza farà tutto il possibile per evitare lo scontro frontale e/o ammorbidirlo. Essa potrebbe essere anche consapevole che alla fine le élite dell’Unione europea avranno bisogno di essa in un modo o nell’altro visto che esse non possono contare solo su Neo Demokratia.

Default rischio per l’oligarchia

Le élite sostengono che il default greco non avrà alcun impatto significativo sul loro sistema, che prima di tutto danneggerà greci stessi. Ciò serve in verità solo a rendere le loro minacce credibili. E’ sufficiente seguire i loro media per capire che non sono affatto così sicuri. I mercati finanziari che essi adorano e gli spread sul bund tedesco parlano tutti un linguaggio fin troppo chiaro.

Nonostante i numerosi firewall [sbarramenti, Ndr] ed i “fondi di salvataggio” operativi le conseguenze di un default della Grecia per il sistema finanziario europeo e anche mondiale sono imprevedibili. È vero, la maggior parte del debito greco è in mano pubblica. Ma l’intero sistema bancario in quanto tale, è completamente intrecciato con gli Stati capitalisti centrali. Dato che il sistema capitalista dal 2007/8 non è stato capace di uscire dalla crisi non è detto che esso possa assorbire uno shock di proporzioni senza precedenti.

L’impatto principale sarà politico, con ripercussioni sul sistema finanziario. Una decisione per il default del governo greco contro la dominanti élite capitaliste degli stati europei centrali sarebbe un messaggio potentissimo per i popoli del Sud europeo. Li spingerà a resistere ai diktat di Bruxelles-Berlino. Alla fine si potrebbe avere il disfacimento dell’intero regime euro e anche dell’Unione europea.

Non dimentichiamo poi l’aspetto geo-politico: spinta verso il default dal ricatto di Berlino, Atene si rivolgerà a Mosca e Pechino mettendo Washington in agitazione.

La vita dell’euro dipende dalla decisione politica

In realtà Atene è insolvente sin dal primo piano di “salvataggio” nel 2010. Solo la troika ha permesso alla Grecia, dopo essere stata sotto amministrazione controllata di evitare il default ed a rimborsare il debito. Tutti sanno che oggi, senza l’estensione del “salvataggio”, Atene andrebbe inevitabilmente in insolvenza in poche settimane. Quindi, se Syriza continua a sfidare i dettami, e questo sembra essere il caso, il default è imminente. Così facendo Syriza trasforma la debolezza in forza. Alla fine dei conti questa è la sua sola carta vincente visto che le élite della Ue non immaginavano tale fermezza. Ora Berlino dovrà affrontare le conseguenze del ricatto. E sono loro che infatti esitano!


Un golpe per mezzo dello shock da default?

Solo facendo leva sulla minaccia apparente del default non è stato possibile installare un governo servile ad Atene. Molto probabilmente Berlino ha bisogno di provocare il default vero e proprio —con tutti i rischi che questa mossa comporta.

E’ evidente che l’oligarchia cercherà di utilizzare lo shock causato dal default per far fuori l’attuale governo.

Una fuga di capitali e l’imposizione di controlli sui capitali; fallimenti bancari e nazionalizzazioni; stipendi pubblici che non saranno pagati in tempo; svalutazione sostanziale della nuova moneta emessa: nella prima fase dopo il default un’ulteriore contrazione economica è quasi inevitabile.

In un tale scenario Berlino e Bruxelles potrebbero piombare con un nuovo “pacchetto di salvataggio” allo scopo di eliminare le forze anti-oligarchiche del governo. Con la promessa di aiuto alla popolazione che potrebbe spingere a formare un nuovo governo vassallo e pronto a riaccettare le famigerate “condizionalità”. Se questo fosse impossibile per via parlamentare questo potrebbe accadere con un referendum o anche calpestando le norme costituzionali. Ma questo scenario è più un’ipotesi, per quanto logica, che un vero e proprio piano. Oggi stupore e confusione prevalgono nelle élite che potrebbero anche decidere di rimandare la rottura prolungando ulteriormente il limbo.

In ultima istanza:  l’uscita della Grecia dall’Euro è molto probabile,  il governo greco sarà costretto ad agire, emettendo una nuova moneta entro poche settimane, mentre il piano politico delle élite euro-tedesche, dato il loro disorientamento attuale, avrà bisogno di mesi.

Governo popolare anti-oligarchico

La magnitudo del terremoto socio-politico potrebbe, tuttavia, portare anche a risultati inaspettati. Rifiutare la sottomissione via schiavitù del debito a lungo termine potrebbe favorire Syriza. Siccome le posizioni della sua ala sinistra avranno dimostrato di essere giuste, potremmo assistere ad uno spostamento su posizioni radicali, sia nella società, nonché in Syriza.

Il governo di Syriza potrebbe essere costretto a prendere una serie di misure contro gli interessi dell’oligarchia. In caso contrario la sinistra potrebbe anche prendere la direzione. Ciò richiederebbe la costruzione di un fronte ampio che vada al di la di Syriza e della sinistra storica per difendere gli interessi della maggioranza del popolo trasformando il mandato di gennaio in un programma di rottura con le élite capitaliste del centro e dei suoi scagnozzi greci.

Campo Antimperialista
Esecutivo Internazionale
Vienna, 17 aprile 2015

* Contrariamente a quanto affermano i vessilliferi dell’Unione il default, lo stato di insolvenza, non significa bancarotta. Uno Stato non va mai in bancarotta.