Il summit europeo di Riga del 21 e 22 maggio pareva essere l’ultima occasione per trovare l’accordo per evitare il default della Grecia. Invece esso si è risolto nell’ennesimo fiasco. Sono stati smentiti coloro che avevano scommesso sul fatto che, alla fine, il governo di SYRIZA avrebbe calato le braghe.
Tabella n° 1
Forte del consenso della grande maggioranza dei cittadini greci, e incalzato da una sinistra interna ogni giorno più forte, Tsipras ha tenuto duro. E bene ha fatto. Sfiancato da anni di cure austeritarie e recessive (che han fatto diminuire e di molto le stesse entrate fiscali) Atene ha semplicemente comunicato che in cassa non è rimasto nulla.
«Il ministro dell’Interno greco, Nikos Voutsis, ha affermato che Atene non rimborserà nessuna delle quattro rate in scadenza a giugno per la restituzione del prestito al Fondo monetario internazionale. «Le quattro rate per l’Fmi valgono un miliardo e 600 milioni, questo denaro non sarà versato e non ce n’è da versare», ha dichiarato Voutsis in un’intervista alla tv greca Mega.
Il ministro delle Finanze ellenico Yanis Varoufakis ha rincarato la dose. Ieri, in un’intervista allo show di Andrew Marr sulla Bbc, Varoufakis ha affermato che il suo governo ha fatto «passi enormi» per favorire un accordo nel negoziato con le istituzioni internazionali e ha aggiunto che «ora spetta a queste istituzioni fare la loro parte». «Gli siamo andati incontro a tre quarti del percorso, ora loro devono venirci incontro facendo quell’ultimo quarto», ha aggiunto. [il Sole 24 Ore 24 maggio 2015]
Come infatti mostra la tabella sopra (fonte Il Sole 24 Ore), anche ammesso che la Grecia fosse riuscita a rimborsare i 3 miliardi e mezzo di debiti in scadenza a giugno, sarebbe crollata sotto quelli in scadenza a luglio ed agosto.
Tabella n° 2
La tabella qui accanto (la si consideri un ingrandimento di quella precedente) parla ancora più chiaro: entro fine agosto Atene dovrebbe rimborsare ai suoi debitori 14 miliardi di euro: il tutto tra titoli in scadenza, interessi sui titoli, prestiti del Fmi e relativi interessi ed infine i Treasury Bill, le obbligazioni a prezzo scontato e scadenza breve. Per dare un’idea: si chiede ad un moribondo di sborsare in tre mesi l’equivalente di circa sei punti percentuali di Pil.
Si capisce la posizione di Atene: o i creditori accettano una forte ristrutturazione del debito — non solo un posticipo ma un taglio (haircut) a capitale e interessi oppure default.
Varoufakis, vede concretizzarsi la sua metafora dell’Unione monetaria la quale sarebbe come una cordata di alpinisti con la Grecia ultima che, se cadesse, farebbe precipitare tutti quelli che stanno sopra. Vale questa metafora? Se la Grecia facesse default sarebbe la fine dell’euro? Di sicuro causerebbe un terremoto nei mercati finanziari con ripercussioni difficilmente calcolabili. Per questo egli sembra convinto che, alla fine, l’euro-Germania cederà e accetterà di ristrutturare i debiti, non solo quelli in scadenza, ma pure quelli futuri in mano (via Esm) agli stati europei.
D’altra parte il “falco”, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, sostenuto non solo dai suoi satelliti ma pure da Parigi (e più timidamente da Roma), ha ribadito che Berlino accetterà una (parziale) ristrutturazione del debito greco solo se Atene accetterà a sua volta tagli alle pensioni ed ai sussidi sociali, ovvero se SYRIZA continuerà sul solco dei governi precedenti rinunciando del tutto al programma con cui ha vinto le elezioni, quindi il proprio suicidio politico.
Tabella n° 3
Nei prossimi giorni vedremo chi bluffa.
Un fatto è certo, la troika ha certamente nel cassetto un “Piano B” per ridurre i danni in caso di default della Grecia e sua eventuale uscita dall’eurozona. Il busillis allora, il punto dolente della questione è se il governo di SYRIZA ha messo a punto, da parte sua, un proprio “Piano B”. Abbiamo il fondato sospetto che questo Piano non ci sia. Speriamo di sbagliarci. Ma se non ci sbagliamo dovremmo concludere che Varoufakis non è solo un giocatore d’azzardo, ma che come stratega politico, prima ancora che come economista, sarebbe una schiappa.
Egli sa bene (vedi la tabella n. 3) che se le condizioni sociali sono drammatiche, la situazione economica e finanziaria della Grecia è a dir poco catastrofica. Da novembre ad oggi sono usciti dalla Grecia la bellezza di 32,3 miliardi di euro. In 5 mesi il 13% del Pil! Questo mentre i crediti deteriorati delle banche greche hanno raggiunto la colossale percentuale del 30% dei crediti complessivi. Infine, come dicevamo, anche se dati esatti Atene non li ha ancora forniti, è certo che le entrate fiscali sono diminuite progressivamente negli ultimi mesi.
Tabella n° 4
La tabella n.4 indica l’andamento del Pil della Grecia. Atene ha perso dal 2008 ad oggi ben 25 punti percentuali di Pil. Ciò che denuncia come non solo fallimentari ma criminali le terapie imposte dalla troika ad Atene per nome e per conto della finanza predatoria globale.
Vogliamo sperare che Tsipras e Varoufakis sappiano cosa stanno facendo, che i loro proclami “europeisti” siano solo tattica, che dietro ci sia una strategia per riconsegnare al loro paese piena sovranità politica e monetaria. Questa sarebbe, al netto di sacrifici comunque inevitabili, la sola maniera per evitare al popolo greco di sprofondare nell’abisso.
da sollevAzione