Nuovi e più precisi dati sull’astensione
Ieri, a caldo, abbiamo pubblicato i primi dati macro sui voti assoluti espressi dagli italiani. Ne veniva fuori che la forte crescita dell’astensione aveva colpito tutti, Pd e M5S compresi (per non parlare delle liste locali della “sinistra radicale”) e che solo la Lega salviniana ha effettivamente accresciuto i suoi consensi con tanto di sfondamento nelle tradizionali “regioni rosse” — flop invece in Puglia della lista “Noi con Salvini”, e deludente pure il risultato alle comunali di Agrigento.
Che la prima vittima di queste elezioni sia il tentativo cesaristico di Matteo Renzi, è confermato da quanto sta accadendo nel Pd e nel Palazzo in queste ultime ore. Non solo nel Pd si andrà al redde rationem, con Renzi azzoppato il governo inizia a perdere i pezzi, ed altri ne potrebbe perdere nei prossimi mesi.
Tabella 1: l’astensione in Liguria
Ma vogliamo tornare sul fenomeno del “partito degli invisibili”, ovvero dell’astensione. Carlo Gubitosa su polisblog ha svolto un’inchiesta specifica al riguardo, facendo focus su due regioni, la Liguria e la Puglia. I dati e le tabelle sono alquanto istruttive. Si veda la Tabella 1 qui accanto. Essa da un’idea plastica del peso reale dei singoli partiti. Non solo tutti assieme sono una minoranza ma ci dicono che Pd sta al 13,6%, M5S al 12,1%, mentre l’avanzata della Lega si ferma al 8,1%.
In Puglia (Tabella 2) la situazione non è molto diversa. Salvo che il leghismo, in salsa meridionalista “Noi con Salvini” ha fatto flop superando di poco il 2%, mentre la lista di “sinistra radicale” tocca il minimo storico. L’astensione punisce insomma tutti senza distinzioni.
Tabella 2: l’astensione in Puglia
E’ certamente vero che alla crescita dell’astensione ha contribuito il fattore “regione”, un’istituzione alquanto discreditata. Ma questo, come segnala quel furbacchione di Roberto D’Alimonte su Il Sole 24 Ore di oggi 3 giugno, è un elemento secondario, visto che il trend dell’astensione, pur in misura diversa, riguarda ogni tipo di tornata elettorale — alle comunali che si sono svolte assieme alle regionali hanno infatti votato il 64%, rispetto al 52% delle regionali.
Ricordiamo che D’Alimonte è il vero architetto ed estensore dell’Italicum su cui Renzi dice di non voler fare marcia indietro.
D’Alimonte parte snocciolando i dati macro e segnalando che per quanto concerne le elezioni regionali c’è stato in 10 anni un calo dei votanti del 18%:
«Domenica scorsa nelle sette regioni in cui si è votato sono andati alle urne il 52% degli elettori. Nel 2010 nelle stesse regioni aveva votato il 63%. Un calo di undici punti è indubbiamente forte. Tanto più che già nel 2010 c’era stata una diminuzione di oltre 7 punti rispetto al 2005. Complessivamente, la partecipazione al voto alle elezioni regionali è diminuita di 40 punti negli ultimi 40 anni, di cui circa 28 persi dall’inizio della Seconda Repubblica (1995), e 18,3 persi soltanto negli ultimi 10 anni».
D’Alimonte segnala poi che la crescita più forte dell’astensione (anche tenendo conto delle regionali in Emilia-Romagna dell’autunno scorso) si registra proprio nelle cosiddette “regioni rosse”, Toscana in particolare. Indice sicuro che si tratta in gran parte di elettori che votavano tradizionalmente a sinistra e che l’avvento di Renzi ha tenuto lontano dalla urne. Un’astensione di grandi proporzioni che non ha affatto premiato, né M5S, né tantomeno le liste della “sinistra radicale” che, come dicevamo escono con le ossa rotte da questa tornata elettorale.
Una telegrafica riflessione conclusiva.
Il renzismo non sta solo definitivamente sfasciando il Pd (altro che “partito della nazione”, Renzi ha preso meno voti di Bersani), esso ha aperto a sinistra una voragine, uno spazio politico enorme. E’ vero che una parte di elettori piddini ha votato per la Lega (seguendo anzitutto il richiamo sicuritario e xenofobo) ma il grosso si è astenuto.
Questo spazio si allargherà nei prossimi mesi e qualcuno, prima o poi, proverà a riempirlo. Ci proveranno i rottami della “sinistra radicale” ma, come ci dice la Liguria, con poche chances di successo. Le difficoltà in cui si dimena SYRIZA in Grecia, la sensazione che SYRIZA andrà incontro ad un fallimento, non depone a favore dei “sinistrati radicali” — vedi, del resto, la fine ingloriosa che ha fatto l’operazione della lista “Altra Europa con Tsipras”.
C’è bisogno di un movimento politico nuovo e davvero radicale. I tempi stringono.
da sollevAzione