Intervistato questa mattina dal Corsera, il Bomba ha annunciato un Piano B sull’immigrazione. Piano B? A dire il vero ancora non si è capito quale sia il Piano A. A meno che non si voglia considerare un “piano” il chiudere gli immigrati nei box in plexiglass delle stazioni ferroviarie. O facendogli passare la notte sugli scogli di Ventimiglia (foto).

La lingua del presidente del consiglio batte comprensibilmente sul dente che duole, cioè l’«Europa», la mitica Europa, quella che ogni problema avrebbe risolto. Quell’Europa che non esiste, non è mai esistita e, soprattutto, non si vede proprio come potrà mai esistere a partire da un’Unione Europea pensata e costruita come territorio di caccia per i signori della finanza e come gabbia per i popoli che vi risiedono.

Renzi sbuffa perché gli altri grandi stati europei non ne vogliono proprio sapere della politica delle “quote”. Ma in realtà anche l’attuazione del mezzo accordo raggiunto sulla ripartizione dei migranti richiedenti asilo tra tutti gli stati dell’UE risolverebbe ben poco. Quarantamila persone, tra quelle sbarcate in Italia ed in Grecia, da “ripartirsi” in due anni sono davvero ben poca cosa rispetto al numero complessivo degli arrivi.

Dopo che per un decennio il flusso si era assestato su una media annuale di circa ventimila sbarchi, nel 2014 il salto di qualità con 170.100 arrivi. Questo solo in Italia, dove il trend 2015 dovrebbe sostanzialmente confermare (attualmente c’è un aumento del 7%), quello dell’anno precedente. Ma non meno critica è la situazione greca, dove si parla di un numero di sbarchi sestuplicato rispetto al 2014. Le guerre in Medio Oriente ed il caos libico, seguito alla caduta di Gheddafi, spiegano solo in parte il fenomeno. Al fondo c’è la drammatica crescita delle diseguaglianze e della povertà. Frutti neppure troppo nascosti del processo della globalizzazione capitalista.

Questi i dati del problema. Numeri che ci dicono come non sarà facile per nessuno governare un flusso indotto dalle dinamiche del capitalismo-casinò e dalle aggressioni dell’imperialismo occidentale.

Ma se questo è – nei suoi aspetti fondamentali – il fenomeno, torniamo al dramma umano ed all’impotenza politica di questi giorni. Da che cosa sono state innescate queste vicende? Semplice, da due cose: a) dalla decisione tedesca di sospendere il trattato di Schengen per alcuni giorni (il pretesto è stato quello dello svolgimento del G7 in Germania); b) dalla decisione francese di respingere i migranti provenienti dall’Italia a Ventimiglia.

Se i migranti fermi nelle stazioni aspettano la giornata di martedì per poter riprendere il viaggio verso la Germania (ed in generale il nord Europa), ancora più emblematico e politicamente significativo il contenzioso con la Francia.

I termini dello scontro politico sono chiari. L’Italia, che comprensibilmente non vuole accollarsi da sola la gestione del flusso migratorio, chiede agli altri paesi europei una condivisione in termini di numeri e di costi. I paesi del nord Europa, ma anche Francia e Spagna, accusano l’Italia di eludere le norme sull’identificazione dei migranti al fine di favorirne lo spostamento oltre le Alpi.

Chi ha ragione, chi ha torto? L’Italia avrebbe tutte le ragioni se l’Unione Europea fosse un vero stato, ma così non è. La cosa è così palese che non c’è neppure bisogno di insistere troppo.

Si guardi a Ventimiglia, ed alla durezza dell’intervento di respingimento operato dalla polizia francese. L’Unione Europea è solo un sistema di dominio dei forti sui deboli. Lo è a livello economico, con il sistema dell’euro che garantisce un continuo trasferimento di ricchezza dal sud al nord del continente. Lo è nelle scelte politiche di rilievo, con il costante prevalere degli interessi nazionali rispetto ai teorici interessi comuni di un’inesistente Unione.

Il pugno duro dello stato francese non è rivolto solo verso i disperati che si sono presentati al suo confine meridionale nella speranza di un futuro migliore. Il pugno duro di Hollande è rivolto anche verso l’Italia. Ed è rivolto assai chiaramente contro il sistema delle “quote”.

Come rispondere a tutto ciò se non con la presa d’atto del totale fallimento del progetto politico europeo?

Naturalmente non è questo quel che avverrà a livello governativo. E già possiamo immaginarci il futuro pastrocchio, con Francia e Germania che ripristineranno sì il trattato di Schengen, ma solo in cambio di un deciso annacquamento del meccanismo delle “quote”, che si risolverà probabilmente in un nulla di fatto.

Inutile dire che questi mezzucci non risolveranno niente, ma proprio niente. In fondo lo sanno anche i governanti europei, che non avendo nessuna soluzione politica si arrabattano più che altro – ognuno a modo suo, a seconda della collocazione geografica – a non inimicarsi le rispettive “opinioni pubbliche” nazionali.

Questa è l’Europa. Quella reale. Quella che ci arriva dalle immagini della cittadina di Ventimiglia. Dove più di mille migranti sono stati respinti dalla polizia francese, alcuni dei quali dopo essere stati catturati a Nizza, appunto a 20 miglia dal confine italiano.

Questa è l’Europa reale. Che tutti se lo ficchino bene in testa. In quanto a quella di cui straparlano in tanti, specie a “sinistra”, quella non è a Ventimiglia, bensì a 20mila miglia dalla realtà concreta dei nostri tempi. Prima se ne vorrà prendere atto e meglio sarà.