Primo: festeggiamo la vittoria del NO.
La troika, la Merkel, l’eurocrazia ed i loro satrapi locali sono stati sonoramente battuti.
Secondo: riflettiamo su quello che ora potrebbe accadere.

Non abbiamo mai dubitato che il NO avrebbe vinto.
E perché ne eravamo sicuri? Perché, di contro a tutto il chiacchiericcio cronachistico il referendum sarebbe stato come un’eruzione vulcanica che avrebbe permesso a due potenti forze di uscire dalle viscere della società greca, quindi di sfondare la crosta per venire prepotentemente alla superficie. Il No ha vinto in maniera schiacciante perché si sono incontrate due forze che sin qui erano state tenute divise: la spinta alla riscossa di tutti coloro che stanno in basso e non hanno da perdere oramai che le loro catene, e quella al riscatto e dell’orgoglio nazionale. Il NO ha vinto perché c’è stata questa saldatura tra l’elemento di classe e quello nazionale.

Questo a noi pare il primo elemento da prendere in considerazione: nel paese che più ha subito le conseguenze devastanti della crisi economica, sociale e politica, sta prendendo forma un nuovo blocco sociale destinato a scontrarsi in maniera frontale con il blocco opposto, quello guidato dagli euro-oligarchi, che detengono e arraffano la gran parte delle ricchezze e che per natura sono vampiri e ideologicamente globalisti e anti-nazionali.

I risultati del referendum ci dicono che questo nuovo blocco sociale è decisamente maggioritario. Il No si è affermato con una percentuale di votanti del 65% (di poco superiore alle politiche di gennaio). Non meno importante l’allargamento del consenso al No rispetto ai partiti che l’hanno sostenuto —la somma dei voti di SYRIZA, Greci Indipendenti ed Alba Dorata nel gennaio scorso dava il 47,3%. C’è stato dunque un 14% strappato al fronte avversario.

La maggioranza di SYRIZA, dopo aver tentato di disinnescare e depotenziare il significato e le conseguenze di questo referendum, insiste in queste ore sulla linea minimalista. Sembra come l’apprendista stregone che, suscitati gli spiriti della ribellione, temendoli, tenta di ricondurli sotto il suo controllo. Così abbiamo sentito Varoufakis sfumare la portata della vittoria del NO per invocare dunque l’eurocrazia e la Germania (il vero dominus dell’Unione) a tornare al tavolo delle trattative.

I greci proprio a causa della loro vittoria debbono prepararsi al peggio.

Ci vorranno pochi giorni per verificare quanto siano illusorie le aspettative dei dirigenti di SYRIZA che con l’affermazione del NO la trattativa sarebbe ripresa speditamente e che si sarebbero strappate condizioni migliori.

Se l’eurocrazia, avuto il semaforo verde di Berlino, dovesse accettare di riaprire il tavolo negoziale, non sarà per fare sconti o retromarcia, al contrario! A maggior ragione per lo smacco subito gli euro-oligarchi vorranno punire i greci. Sono loro che hanno il coltello dalla parte del manico, poiché sono loro che, attraverso la Bce, possono fornire al governo ed alle banche greche l’ossigeno senza il quale l’economia sprofonderebbe nell’abisso. Vedrete che continueranno a puntarlo alla giugulare del popolo greco, imponendogli un armistizio umiliante e condizioni non meno terribili di quelle che chiedevano prima.

Il governo greco, invece di dissipare la vittoria firmando un accordo capestro, deve prepararsi a gestire l’emergenza. Dovrebbe emettere immediatamente, nel giro di 48 ore, una moneta parallela, a maggior ragione anche nel caso la Bce non intervenga (cosa probabile) già domani erogando nuovi crediti. Deve contare non sulla clemenza del nemico ma sul sostegno e la mobilitazione del proprio popolo.

Come fare l’abbiamo ripetuto più volte. Anzitutto attrezzandosi, se davvero non vuole giocare a dadi col futuro della Grecia, a gestire l’ineluttabile default riguadagnando la sovranità monetaria, ponendo la Banca di Grecia sotto controllo pubblico, nazionalizzando il sistema bancario e sottoponendo a controllo il movimento dei capitali.

Si era detto che questo referendum avrebbe fatto da spartiacque. Che lo scontro sarebbe diventato più aspro. L’uscita dall’eurozona diventa altamente probabile. Se il governo di SYRIZA si ostinasse a negarlo cercando ad ogni costo di tenersi una moneta straniera, firmerebbe la propria disfatta, la sinistra andrebbe in frantumi, il caos sociale prevarrebbe, e le forze reazionarie finirebbero per prendere presto il sopravvento.

5 luglio, ore 23:30