Intervista ad Alekos Alavanos
Alekos Alavanos [nella foto] è stato il fondatore di SYRIZA, e fu proprio lui a dare, nel 2007, l’investitura a Tsipras. Successivamente avvenne la rottura e Alavanos fondò l’organizzazione politica Sxedio B (“Piano B”) — uno dei gruppi che ha promosso il Forum di Atene del giugno scorso.
Di fondamentale importanza i suoi giudizi e le sue previsioni sulla situazione in Grecia.
L’intervista è stata pubblicata dal giornale greco Parapolitika del 18 luglio.
D: Signor Alavanos, lei ha ‘accolto’ l’accordo di Bruxelles con parole molto dure. Ha parlato di “tradimento del popolo”. Ora, dopo alcuni giorni, le chiedo se ribadisce questo giudizio molto forte e perché?
R: Nel referendum, la domanda era chiara: sì o no al piano di Juncker. E il messaggio del popolo era chiaro: un NO radicale. Una settimana dopo, il governo ha firmato il “Memorandum Tsipras”, che è molto peggio rispetto al piano Juncker. Mi permetta un’analogia, quella del referendum del 1974: è come se, dopo che il popolo greco ebbe votato contro il re, lo stesso re deposto Konstantine si fosse ripresentato, non solo come un re costituzionale, ma come imperatore. Se questo non è un tradimento, cos’è allora il tradimento?
D: Molti dicono che Tsipras ha ottenuto il massimo che si poteva ottenere nelle condizioni attuali. Qual è la sua opinione?
R: Ho sentito funzionari governativi dire che qui c’è stato un “colpo di stato”. Tutti noi sappiamo che davanti al colpo di stato del 1967 dei colonnelli la sinistra è stata nella prima linea della resistenza, pagando un prezzo pesante, combattenti che hanno perso la vita, torturati, esiliati, imprigionati. Ritengo assurdo il tentativo della direzione di Syriza di difendersi parlando di un “golpe” dei tedeschi e della troika. Il loro comportamento era perfettamente prevedibile, hanno fatto lo stesso con Papandreou a Cannes, nel 2011, quando Sarkozy lo aveva afferrato per il colletto.
D: Aveva Tsipras un’altra opzione di fronte a così tante reazioni, e quali conseguenze avrebbe prodotto questa altra opzione per la Grecia?
R: L’intera politica di SYRIZA a partire dal 2012, quando abbandonò la posizione per cui “l’euro non è un tabù”, è basata su una bugia cinica: si può abolire l’austerità e nello stesso tempo rimanere nella zona euro. Ciò ha portato ad una politica gradevole per ampie fasce di persone, visto che non implicava rotture, ma è stata una politica del tutto irrealistica. Questa politica, per la quale il partito di Syriza ha la piena responsabilità, avrebbe necessariamente portato alla “nuvolosa Domenica” del 12 luglio
D: Ma anche dopo questo terzo memorandum, il primo ministro sembra godere non solo della fiducia di una buona parte del suo partito, ma anche della tolleranza dell’opposizione…
R: Non tiri conclusioni affrettate. La gente è confusa dopo gli ultimi eventi, vive una grande delusione, perché dopo la speranza delle prime settimane del governo di Syriza, con il terzo memorandum, siamo precipitati in una situazione terribile.
D: Voi siete di quelli che credono che Tsipras si è voluto sbarazzare del Sig Varoufakis? In verità gli diede grande libertà di movimento, mentre poteva non farlo…
R: Sicuramente le persone giocano un ruolo importante, soprattutto in periodi di trattative, durante le quali sono necessarie intelligenza, intraprendenza, serietà, capacità di fare alleanze, obiettivi chiari ed un piano alternativo. Gli zig-zag, le docce scozzesi, dire una cosa all’estero ed altre parole all’interno del partito, l’assenza di una politica chiara e un “piano b”, non erano caratteristiche tipiche di un solo giocatore di governo ma riguardavano la politica del governo in generale.
D: Lei conosce molto bene la sinistra. Si aspetta sviluppi che porteranno ad una ulteriore frammentazione?
R: Mi aspetto esattamente il contrario. Anche se scontiamo un imperdonabile ritardo penso che una corrente sociale, che nei sondaggi sta tra il 30% e il 40%, potrebbe prendere la forma di un fronte unito del popolo per la liberazione del nostro paese dalla zona euro, per la salvezza e la ricostruzione, per il diritto al lavoro.
D: Ritiene plausibile un “governo di consenso nazionale”? [di unità nazionale, Ndr]
R. Una “consultazione nazionale” c’è già. La maggioranza di governo è composta in questo momento da Syriza, dall’estrema destra di ANEL, da Nuova Democrazia, dal Pasok e da Potami. Abbiamo già avuto un assaggio di questo frutto amaro. Un assaggio forse anche più aspro di quello che avemmo con l’unità nazionale di DIMAR, un altro partito di origine di sinistra, ND e PASOK. L’esperienza della Grecia dimostra che l’euro divora ogni parte che lo sostiene, anche quando si opera in condizioni di unità nazionale.
D: Pensa che Tsipras proverà a fare un’inversione verso un governo di centro-sinistra diventando la figura di spicco in questo spazio privo di leadership?
R: Non credo che ci sia uno spazio per politiche di sinistra, ma nemmeno di centro-sinistra, e neanche socialdemocratiche. L’euro, il debito e il memorandum impongono politiche spietate in una società che ha sete di posti di lavoro, di reddito decente, di adeguata assistenza sanitaria, di un’istruzione di qualità.
D: Lei è stato il primo politico che ha parlato della necessità di tornare alla moneta nazionale. Crede ancora che la Grecia dovrebbe muoversi verso il ritorno alla moneta sovrana nonostante nei sondaggi la maggior parte delle persone dice che l’euro è l’unica strada?
R: Purtroppo hai ragione in quello che dici sull’opinione pubblica. Sai, ogni classe dominante ha una narrazione dominante. Quando questa classe è in fase di avanzata questa narrazione è positiva, come è avvenuto con il vecchio Karamanlis nel 1980 e col progetto europeo. Quando questa classe crolla la sua narrazione diventa negativa, e cerca di instillare il terrore per impedire l’alternativa. Così sentiamo incessantemente, da Barack Obama a Paul Tsimas [un noto giornalista della tv greca, Ndr], che l’uscita dalla zona euro ci porterebbe all’età della pietra. I cittadini tuttavia, elaborano le loro convinzioni in base alle loro nuove esperienze quindi le convinzioni cambiano. Per quanto riguarda questa alternativa, noi, come “Piano B”, non vogliamo far valere alcun primato. Noi abbiamo la nostra coscienza tranquilla, perché abbiamo indicato per tempo i passi di una politica di governo alternativa al di fuori della zona euro, basata principalmente sui preziosi studi dell’Istituto “Dimitris Batsis”.
da sollevAzione
* Traduzione a cura della redazione