Per una volta il Bomba non ha twittato. Finalmente un po’ di pudore? Chissà, ma non speriamoci troppo. In ogni caso ha fatto straparlare i suoi. Che come replicanti non scherzano affatto. Da commentare nientemeno che la “ripresa” italiana, rappresentata da uno stratosferico +0,2%. E pensare che in Cina sono in “crisi” con un più 7%! Che sia una questione di fuso orario?

Eppure, mentre il capo-comico prudentemente taceva su quel numerello sfornato caldo caldo dall’Istat, gli altri della compagnia si son proprio lasciati andare. Serracchiani, Taddei, Rosato, Scalfarotto, tutti a menar vanto per quello zerodue delle meraviglie, neanche fosse il risultato di una partita alla playstation del loro capo.

Zerodue, capite? Dopo 13 trimestri col segno meno, ben due trimestri col segno più (+ 0,3% nel primo, +0,2% nel secondo trimestre 2015). Insomma, una roba da infarto. «Allacciate le cinture di sicurezza, si parte!», annunciò l’aviatore di Rignano qualche tempo fa. Lui sa di non dover credere a se stesso, ma ai suoi mica glielo ha detto. E i risultati si vedono…

Per costoro, a parte le solite contumelie contro gli avversari politici, l’argomento è proprio quello: è tornato, dopo tanto tempo, il segno più. Vero, e se fosse tornato (pur nell’estrema modestia del suo valore) proprio perché mancava da troppo tempo? Mai sentito parlare di rimbalzo? Eppure non è un concetto così difficile. Lo conosce bene, ad esempio, chi scommette in borsa, gente che il Bomba solitamente frequenta. Dopo tanti ribassi continui è fisiologico che arrivi il segno più. Il problema è la misura della ripresa, la sua durata, il recupero sul ribasso precedente.

Ma lasciamo la borsa e torniamo al pil. Quello annunciato ieri dall’Istat è davvero un modesto rimbalzino. Perfino inferiore a quel che fisiologicamente ci si poteva attendere. E soprattutto non ha nulla a che vedere con le famose “riforme” di Renzi. Vogliamo una controprova? Nello stesso periodo del secondo trimestre 2015 la Grecia, pur martoriata dall’asfissia finanziaria che la porterà alla capitolazione del 13 luglio, ha fatto segnare un +0,8%.

E’ la nostra una valutazione fondata sul pregiudizio? Se fosse così la stessa cosa varrebbe per il presidente degli industriali Giorgio Squinzi, che ha lapidariamente commentato il dato del pil affermando che «è la conferma che non c’è una ripartenza vera». Una certificazione del fallimento renziano che arriva direttamente da un fan sfegatato del presidente del consiglio del jobs act.

La verità è che il 2015 si è presentato, dal punto di vista economico, con una congiunzione astrale irripetibilmente favorevole: diminuzione della bolletta energetica, svalutazione dell’euro rispetto al dollaro, quantitative easing (pur con tutti i suoi limiti), grandi eventi (Expo), più appunto l’inevitabile rimbalzino fisiologico.

Ebbene, che di fronte a condizioni così favorevoli si sia a discutere di uno zerodue, che a fine anno si attenda dal cielo un miserrimo zerosette, è la dimostrazione più evidente di una crisi che continua.

Una crisi che dopo anni di recessione ci propone ora un periodo di sostanziale stagnazione, in attesa di una nuova recessione non appena la congiunzione astrale comincerà a perdere qualche tassello.

Intanto in Europa le cose non vanno meglio. La Francia ha fatto segnare una crescita zero, ed anche la Germania (+0,4%) è stata sotto le attese. Sarà un caso – come no! – ma il principale paese fuori dall’eurozona (la Gran Bretagna) è cresciuta invece dello 0,7. Differenziali che si accrescono nei raffronti su base annua, che danno un +0,5% all’Italia, +1,6 % alla Germania, +2,6% alla Gran Bretagna.  

Questi dati confermano quanto sia pesante la situazione italiana e, soprattutto, quanto siano fosche le prospettive, specie per quanto riguarda la disoccupazione. Per quanto tempo il governo potrà continuare a vendere la fandonia di una ripresa che non c’è?