In fondo, tutte le guerre post Guerra Fredda sono state in vario modo dipinte come «umanitarie». Cosa volete che sia una carneficina in più? E se guerra sarà, la faranno con la copertura della foto del bimbo morto sulla spiaggia turca. Esattamente come ha fatto ieri l’«umano» di Rignano. Vergogna!

Ieri a Milano il  capo del governo ha inventato una nuova dicotomia. Macché destra e sinistra, alto e basso, proletari e borghesi, ricchi e poveri, oppressi ed oppressori. Cose del passato… ora la discriminante è tra le «bestie» e gli «umani». Naturalmente, egli si colloca tra i secondi. Mentre – chi più, chi meno – tutti i suoi  avversari sono candidati a finire nel giardino zoologico di chi non la pensa come lui.

Certo, non è la prima volta che la propaganda si abbassa al più becero manicheismo. E non è la prima volta che il potere si raffigura come il Bene assoluto, contrapposto ad un Male altrettanto totale. Ci sarebbe magari da aggiungere che il comiziaccio di ieri è arrivato solo dopo la santificazione di Angela Merkel ad «eroina dell’accoglienza», un particolare che già ci dice molte cose.

Premesso che chi scrive non ha nulla contro le bestie, e tanto meno ha qualcosa da spartire con un personaggio come Salvini e con la sua xenofobia, è ben difficile passare sotto silenzio la retorica inaugurata ieri da Renzi.

Lui si è iscritto al partito dei «buoni», anzi ne è il capo. Lui pensa ai bambini che muoiono. Idem l’affamatrice della Grecia. E difatti ce li ricordiamo tutti, da sempre in prima fila ad aiutare i bambini serbi, afghani, iracheni e libici… A Gaza poi, non più tardi di un anno fa, i due premier in coppia hanno fatto a gara per fermare i bombardamenti israeliani… Ma, per favore, un po’ di decenza!

A Gaza i bambini morti sono stati centinaia, vittime di un regime criminale e razzista che Renzi è andato ad omaggiare in patria non più tardi di 40 giorni fa. Nelle guerre della Nato i bambini morti sono stati decine di migliaia, ma sono stati chiamati dagli imperialisti e dai media (che li hanno resi invisibili) «effetti collaterali».

Che la smettano dunque con la retorica. Chiediamoci piuttosto in cosa consista la cosiddetta «svolta» di questi giorni. I fatti sono abbastanza noti, e non ci parlano affatto di «accoglienza». Ci parlano invece di propaganda, sfruttamento e schiavismo.

In breve, cosa è accaduto? E’ successo che gli «amici» turchi (la Turchia è un paese Nato) hanno pensato bene di scaricare un po’ di profughi siriani verso l’Europa. La Turchia, del resto, ne ospita già più di due milioni. Il flusso è così arrivato sulle isole greche. E cosa hanno fatto i greci? Cariche di polizia e carica dei profughi sui traghetti per Salonicco, dove hanno ricevuto le istruzioni su come raggiungere la Macedonia. Qui qualche intoppo, giusto per organizzare il trasferimento verso la Serbia, che ha provveduto a farli filtrare attraverso l’«invalicabile» frontiera ungherese. Da qui il passaggio in Austria, trampolino di lancio verso la Germania.

Non ci sembra che si sia vista troppa solidarietà in giro, piuttosto uno scaricabarile. E non ci risulta che il governo Tsipras si sia comportato diversamente dagli altri. Comprensibile, certo, ma una dimostrazione assai plateale di come sia ben poco realistica la linea dell’«accogliamoli tutti».

Alla fine la Merkel ha fatto il figurone. Una deroga alle regole, anche se solo per i siriani. Ma guarda un po’! Il fatto è che i siriani che fuggono non sono morti di fame. Hanno mediamente un buon livello di istruzione, e possono essere inseriti con profitto nel sistema economico tedesco. In quanto ai meno istruiti, non è che la Germania disdegni l’arrivo di un buon numero di nuovi schiavi. Insomma, un buon affare: economico, politico e propagandistico.

«Com’è umano lei…!», diceva un tempo il geometra Giandomenico Fracchia. «Com’è buona lei…!» dicono, sia  pure sottovoce, certi nostrani commentatori pensando ad Angela Merkel. I quali, per parlarci di quella che loro considerano una svolta epocale, hanno perfino scomodato Kant, mentre a noi sembra possa essere sufficiente Paolo Villaggio.

La svolta europea? Ogni ventiquattrore l’Unione Europea sforna un piano sulle quote. Ogni volta diverso da quello precedente, senza che nessuno di questi abbia mai avuto la benché minima applicazione. Ad ogni piano, numerosi paesi (Polonia, Slovacchia, Ungheria, Repubblica Ceca) rispediscono subito al mittente la proposta, mentre altri (ad esempio i baltici) si tengono ai lati solo perché toccati soltanto di striscio. Intanto la Gran Bretagna ha già detto che vuol fare da sola. Magari bombardando la Siria. Operazione che sembra attrarre non poco il presidentucolo francese. Che sia questa la nuova solidarietà europea di cui si va blaterando?

In fondo, tutte le guerre post Guerra Fredda sono state in vario modo dipinte come «umanitarie». Cosa volete che sia una carneficina in più? E se guerra sarà, la faranno con la copertura della foto del bimbo morto sulla spiaggia turca. Esattamente come ha fatto ieri l’«umano» di Rignano. Vergogna!