«…non per cattiveria, ma questa riforma è attesa da settant’anni»
Ascoltare per credere: Renzi voleva cambiare la Costituzione prima ancora che nascesse…
Chiara è la nostalgia per il Senato di nominati dello Statuto Albertino

La compera dei voti impazza in questi giorni al Senato. La stampa ne parla come se fosse la cosa più normale del mondo. Quando il corruttore aveva le sembianze dell’esiliato in Crimea era uno scandalo, oggi non più. Qual è la differenza? Semplice: il Buffone d’Arcore non era molto simpatico alle oligarchie dominanti, quello di Rignano gli piace invece assai.

Dicono le cronache che quest’ultimo la sfangherà anche stavolta, grazie ai voti raccattati tra berluscones allo sbando e leghisti di rito tosiano. A differenza dei tempi di Berlusconi in ballo non c’è semplicemente la vita di un governo. C’è molto di più: l’affossamento della Costituzione repubblicana. E fa un certo effetto che tutto si giochi attraverso la compravendita di senatori che oggi si offrono a Renzi, in cambio di cosa forse non lo sapremo mai.

Un tempo tutto lo spettro politico-parlamentare giurava e stragiurava sul fatto che le modifiche costituzionali non fossero neppure pensabili senza un largo consenso politico: no dunque a riforme a colpi di maggioranza. Oggi siamo invece al punto in cui la controriforma sta per essere approvata in pratica da un solo partito, che rappresenta soltanto un quarto dell’elettorato e che governa esclusivamente in virtù di una legge elettorale dichiarata incostituzionale.

Ma siccome anche questo partito si è diviso al suo interno, ecco la caccia ai voltagabbana della finta opposizione; personaggi pronti a vendersi in cambio delle più disparate promesse. La pratica dell’ingaggio è affidata a due toscani: il renziano Lotti e l’ex berlusconiano Verdini. Una coppia che è una vera garanzia in materia…

Non si pensi che i due abbiano qualche pudore nello svolgere un simile lavoro sporco. E come potrebbero, quando il loro principale arriva a pronunciare (ascoltare, in particolare, dal secondo 53) le seguenti parole: «…non per cattiveria, ma questa riforma è attesa da settant’anni». Settant’anni, avete capito bene. Peccato che siamo nel 2015, e tornare indietro di settant’anni ci riporta al 1945, quando la Costituzione repubblicana ancora non c’era.

Giusto per rinfrescare la memoria, l’Assemblea costituente venne eletta il 2 giugno 1946. Iniziò i propri lavori il giorno 25 dello stesso mese, ed approvò la Costituzione il 22 dicembre 1947. La cui entrata in vigore avvenne il 1° gennaio 1948.

E cosa c’era prima? Dovrebbero saperlo tutti, ma questo è uno strano paese: c’era lo Statuto Albertino, concesso da Carlo Alberto il 4 marzo 1848, e considerato «Legge fondamentale perpetua e irrevocabile della Monarchia sabauda». Giusto per curiosità, da chi era composto il Senato previsto dallo Statuto Albertino? Ovviamente, come d’uso nelle monarchie, esso era composto esclusivamente di nominati dal re. Ecco il Senato ideale di Renzi, non poi troppo diverso da quello congegnato dalla controriforma in discussione in questi giorni.

Per il momento nessuno propone ancora il ritorno alla monarchia. D’altra parte non saprebbero neppure più a quale dinastia rivolgersi. Ma quello di Renzi appare comunque come un notevole lapsus freudiano, un errore per niente casuale che nasconde un indicibile desiderio del soggetto che lo compie. Così almeno ritiene la psicoanalisi. Ma la cosa è credibile: per Renzi la Costituzione non avrebbe dovuto neppure vedere la luce. Quelli come lui la pensavano esattamente così già nel 1945…

Ma sapete qual è la cosa più grave? Non è tanto l’irrefrenabile smania di potere di Renzi e del pittoresco cerchio magico che lo circonda. E’ che nel circo mediatico che ci bombarda di notizie h24, nessuno ha il coraggio di parlarne. Neppure quello di far notare un lapsus così marchiano. Immaginativi cosa sarebbe successo se quelle parole le avesse pronunciate Berlusconi…