Panagiotis Sotiris è uno degli esponenti di spicco di M.AR.S. il raggruppamento con il quale abbiamo organizzato il Forum anti-Ue di Atene del giugno scorso. Panagiotis (nella foto) è oggi uno dei dirigenti di Unità Popolare.

La Grecia oggi si reca alle urne. Sembra però che tutte le grandi questioni che sono di fronte alla società siano assenti dai dibattiti pre-elettorali. Sia Syriza che Nuova Democrazia gareggiano per ottenere il voto, ma evitando ogni discussione sui problemi reali — cioè, il fatto stesso che sia Syriza che Nuova Democrazia, insieme agli altri partiti pro-austerità, hanno votato per un altro memorandum austeritàrio.

Sembra che non si tratti di un dibattito politico, ma una gara tra due partiti che condividono lo stesso programma politico. In un certo senso, questo è vero. Gli accordi di rifinanziamento non sono solo un insieme di termini e condizioni tecniche. Essi comprendono un meccanismo di costante supervisione e di controllo di tutte le principali decisioni economiche attraverso processi di valutazione costante.

Ciò significa che i creditori della Grecia potranno in ogni momento chiedere più tagli e più austerità, misure più neoliberali, e più “riforme”. Gli accordi fondano un regime, una forma di governo, basati sulla sovranità limitata. Come risultato, qualsiasi governo pro-memorandum avrà spazio molto limitato per muoversi, e sarà costretto ad attuare le misure che gli verranno imposte.

Alexis Tsipras e la direzione di Syriza hanno pienamente accettato questa condizione. Il loro messaggio politico fondamentale è che Syriza deve vincere per essere la forza trainante in un governo pro-memorandum. Il loro messaggio esplicito: Syriza deve ottenere la forza sufficiente per formare un governo “progressista” forte — ovvero un governo con Pasok e l’apertamente neoliberista Potami.

D’altra parte c’è una forte pressione da parte dell’Unione europea affinché si formi un governo di “grande coalizione” con Nuova Democrazia. Questo orientamento verso una “grande coalizione pro-austerità”  è uno dei marchi di fabbrica della post-democrazia europea contemporanea. In aperta rottura con tutte le tradizioni della sinistra, la campagna elettorale di Syriza non si basa su proposte politiche, ma sulla idoneità di Tsipras di essere ancora una volta il primo ministro.

Questo panorama politico pre-elettorale, in cui sia Syriza che gli altri partiti pro-memorandum riproducono fino alla alla nausea il messaggio che “non c’è alternativa”, è in netto contrasto con le dinamiche e le profonde divisioni all’interno della società greca. In una delle più forti espressioni elettorali di polarizzazione di classe, il massiccio voto “NO” al referendum 5 luglio ha reso esplicita la volontà politica delle grandi masse popolari: il rifiuto dell’austerità, la richiesta di sovranità popolare, la lotta contro il neoliberismo connaturato alla zona euro.

Questa discrepanza tra lo scenario politico e le divisioni e le dinamiche all’interno della società esprime la nuova fase di crisi politica in Grecia.

La società greca è profondamente traumatizzata. Il  brusco passaggio dalle aspirazioni e dalla determinazione contenute nella vittoria collettiva del “NO”, alla dolorosa sensazione di umiliante sconfitta ha lasciato la società senza un punto di riferimento positivo. Sono le prime elezione dal 2012 dove non c’è una luce di speranza. Inoltre, per la prima volta, in molti vedono la sinistra come “parte del gioco politico” e parte del problema. Questo può facilmente trasformare la speranza in disperazione.

E’ in questo contesto che Unità Popolare entra in scena. Unità Popolare cerca di modificare questa narrazione, insiste che esiste un’alternativa al Memorandum e che un’altra strada è possibile. Sta cercando di trasformare la spinta del “NO” in una alternativa politica.

Unità Popolare ha un programma radicale i cui punti fondamentali includono: il blocco del pagamento del debito, l’uscita dalla zona euro, la nazionalizzazione delle banche e delle imprese strategiche, la cancellazione delle riforme neoliberiste associate ai Memoranda. Unità Popolare si basa sulla collaborazione tra le tendenze di sinistra di Syriza uscite dal partito per protesta contro la sua mutazione pro-austerità e importanti segmenti della sinistra anticapitalista. Ha radici nei movimenti sociali.

Come ci si poteva aspettare, una coalizione elettorale che è attiva da meno di un mese, Unità Popolare non è ancora il tipo di fronte di cui c’è bisogno. Alcuni degli aspetti problematici di Syriza — una certa cultura organizzativa burocratica ed una concezione riformista del programma politico — si ripresentano dentro Unità Popolare. Molte persone sono ancora critiche di certe figure di spicco di Unità Popolare per la loro partecipazione al governo Syriza.

Soprattutto, siamo ben lontani dal presentare una nuova sintesi politica, non solo tra le tradizioni di Syriza e quelle della sinistra anticapitalista, ma anche tra il programma politico necessario e le esperienze collettive di solidarietà e di auto-organizzazione.

Tuttavia, in un panorama politico dominato da posizioni filo-memorandum, Unità Popolare può fare la differenza, rappresenta la spinta del “NO”, e potenzialmente può essere il punto di partenza per un fronte della sinistra radicale di cui c’è urgente bisogno.

Il periodo post-elettorale sarà caratterizzato dalla applicazione aggressiva del terzo Memorandum e da una valanga di tagli e riforme neoliberiste. Vi è la possibilità di una nuova ondata di lotte e proteste, nuove forze, che non erano attive nel periodo precedente, entreranno in scena, tra cui gli agricoltori.

Inoltre, il deterioramento delle condizioni sociali, a causa dei nuovi tagli alle pensioni ed alla spesa sociale, aumenta la necessità di reti di solidarietà. Unità Popolare ha la possibilità di dimostrare che non è solo un canale elettorale di protesta, ma anche una forza dirigente della resistenza collettiva.

La capitolazione di Syriza non è la fine della crisi politica in Grecia. La società greca resta profondamente divisa e polarizzata. Il trauma della sconfitta è qui, ma è possibile trasformare la disperazione in speranza e determinazione. Questa è la sfida che Unità Popolare deve affrontare.

Tuttavia, per rispondere a questa sfida Unità Popolare non deve rimanere una coalizione tra l’ala sinistra di Syriza e alcuni segmenti della sinistra anticapitalista. Deve diventare qualcosa di radicalmente nuovo e originale. Dovrebbe combinare e allo stesso tempo superare,  sia l’esperienza di Syriza che quella di Antarsya.

E’ necessario elaborare un programma politico che vada oltre la semplice richiesta di un’uscita dalla zona euro e della fine dell’austerità, proponendo una nuova visione basata sulla proprietà pubblica, sulla pianificazione democratica, e l’autogestione dei lavoratori.

Si dovrà insistere su un appello aperto non solo alle altre forze della sinistra, come Antarsya, ma anche ai militanti e attivisti dei movimenti e delle reti di solidarietà. Dovrebbe sperimentare nuove forme di organizzazione sociale collettiva, soprattutto data la situazione estremamente precaria della forza lavoro del settore privato. Deve cercare di essere veramente democratico e diventare un laboratorio politico aperto delle alternative radicali.

Come per la maggior parte degli aspetti della vita, i primi passi sono i più difficili. Unità Popolare ha un grande potenziale, a condizione che ci ricordiamo che in una situazione nuova abbiamo bisogno non solo di impegno ed energia, ma di ripensare l’organizzazione in modi creativi e nuovi.

* Fonte: jacobinmag