Atene: riunione del Forum internazionale delle forze di sinistra e popolari anti-Unione europea
Si è svolto ad Atene sabato e domenica scorsi, un nuovo incontro del Forum delle forze di sinistra e popolari anti-Unione europea. Molte le questioni discusse dalle delegazioni internazionali, a partire dalla situazione in Grecia dopo la capitolazione del governo SYRIZA e le recenti elezioni. Tra le altre decisioni quella di svolgere il prossimo Forum europeo, a fine aprile 2016, ancora una volta ad Atene, ancora più grande.
A margine della riunione internazionale si è svolto un incontro con i responsabili del dipartimento internazionale di Unità Popolare (LAE/Laikí Enótita) in cui è stata espressa da ambo le parti la volontà di avviare un’attività internazionale comune e coordinata.
Qui sotto la dichiarazione finale approvata dal Forum delle forze di sinistra e popolari anti-Unione europea.
Dichiarazione politica del Forum Internazionale delle forze di sinistra e popolari anti-Unione europea
1. Dopo gli eventi di Cipro del 2013 — quando l’unanime “no al Memorandum” del parlamento cipriota è stato trasformato in un “sì” nel giro di una settimana sotto la minaccia della Bce di arrestare ogni sostegno economico —, l’inversione violenta del “no” popolare col referendum del 5 luglio in un “sì” da parte di Tsipras si presenta come una conferma che restare nell’Unione e nell’Eurozona è in contrasto diretto con la democrazia. Il terzo memorandum firmato da Syriza dimostra che anche i tentativi più modesti di sfidare le politiche di austerità non possono avere alcun seguito all’interno dell’Unione e dell’Eurozona.
2. Gli eventi di Cipro e della Grecia si sono quindi aggiunti alla lunga lista di violazioni della volontà dei popoli compiute nell’Unione europea. Esempi caratteristici di questo senso sono l’elusione del rifiuto della Costituzione europea, che il trattato di Lisbona ha reintrodotto dalla porta posteriore, il rovesciamento forzato del referendum irlandese sul trattato di Lisbona, i programmi di aggiustamento di bilancio richiesti da Ue ed FMI ai Paesi baltici, il tentativo di ricattare il popolo islandese e i programmi obbligatori per salvare l’euro imposti a diversi paesi.
3. La conclusione che tutti i popoli d’Europa devono trarre è che una lotta contro la zona euro e l’Unione è l’elemento chiave della lotta contro l’austerità ed i memorandum. È un processo fondamentale per l’articolazione di qualsiasi piano di uscita dalla crisi a favore delle classi popolari e un punto chiave per cambiare gli attuali rapporti di forza a favore delle classi popolari. Questa è la lezione fondamentale da tirare dai recenti sviluppi in Grecia — che hanno comportato la temporanea prevalenza parlamentare di T.I.N.A., dell’idea che “non c’è alternativa”: se i movimenti popolari non mettono in discussione l’Eurozona e l’Unione europea, non avremo alcun cambiamento progressivo.
4. L’Unione europea e l’Eurozona non sono riformabili. Entrambi sono strutturati in modo da fare gli interessi del grande capitale, dei banchieri e dei paesi più potenti, negli anni di crisi essi si sono infine creati una griglia di ferro di strumenti e procedure non democratiche che legano gli Stati membri fino alla completa abolizione della sovranità popolare e dell’indipendenza nazionale. La supervisione istituzionalizzata da questi meccanismi, insieme con l’affidamento alla Bce della politica monetaria e di cambio, in realtà aboliscono i governi e neutralizzano qualsiasi pressione potenziale che i lavoratori potevano prima esercitare in materia di politica economica. Qualsiasi cambiamento radicale è quindi indissolubilmente legato alla violazione ed allo scioglimento di questi meccanismi ed alla creazione di relazioni reciprocamente vantaggiose e coeguali tra gli Stati.
5. In tale contesto l’Eurozona incarna un programma neoliberista che infligge gravi perdite non solo al lavoro, ma anche incrementa i surplus dei paesi potenti a scapito degli altri che sono costretti ad assorbire queste stesse eccedenze sotto forma di prestiti deteriorando così ulteriormente i loro saldi di conto corrente. Bloccando la liquidità, le leggi della Debitocrazia moderna sono imposte in Europa dai paesi creditori ai paesi debitori. Con la liquidità usata come arma, i paesi sono costretti ad adattare misure e “riforme” neoliberiste allo scopo, da un lato, per ridurre intenzionalmente il tenore di vita delle classi popolari e dall’altro per aggravare il debito pubblico. Utilizzando l’euro e la liquidità come armi, essi impongono una strategia di uscita dalla crisi ad esclusivo vantaggio del capitale. Il costo del lavoro diminuisce per accrescere la redditività del capitale, lavoratori autonomi sono strangolati, le piccole e medie imprese sono sacrificate a vantaggio delle grandi imprese multinazionali. Di conseguenza, qualsiasi programma alternativo non può non implicare, come punti di partenza, l’uscita dalla zona euro e la nazionalizzazione del sistema bancario. E’ fondamentale, tuttavia, tenere presente il quadro generale: l’euro non è solo una moneta con un’architettura sbagliata. E’ uno strumento imperialista che mira a scopi specifici; l’euro incarna il blocco di capitali nazionali che vogliono rimanere a galla sia a livello internazionale che nella competizione fra loro a scapito della classe operaia e degli strati popolari. È per questo che la lotta contro l’austerità può essere portata avanti (sia in un contesto nazionale che internazionale) solo a condizione che la rottura con i meccanismi coatti neoliberisti sia impostata come un obiettivo chiave.
6. Questo dibattito, finalmente, si sta aprendo tra la sinistra europea, anzitutto sulla base della lezione impartita dalla capitolazione fatale di Syriza. Iniziative come quella di Lafontaine, Varoufakis, Fassina e Mélenchon, sono molto significative a questo riguardo. Accogliamo con favore la discussione. Tuttavia, la sinistra europea si è cullata, con risultati disastrosi, nelle illusioni sul carattere dell’Unione europea. Ha consentito ai socialdemocratici di attuare misure neoliberiste ed all’estrema destra di emergere come l’unica forza disposta a difendere la sovranità popolare. Non si può continuare così. Abbiamo bisogno di un piano alternativo, in grado di interagire con i movimenti sociali di ogni paese, di organizzare in modo efficace la lotta contro le politiche di austerità e gli “aggiustamenti strutturali”, e contro l’euro e l’Unione europea. Tale alternativa sarà l’asse di cooperazione e solidarietà internazionale, nel caso che l’eurocrazia cerchi di punire un paese che scelga un orientamento politico alternativo attraverso il ricatto del blocco della liquidità come è accaduto per Cipro e la Grecia (ed anche per il Portogallo). La sinistra e le forze popolari devono rivendicare un nuovo spazio politico dopo il tragico esito della strategia di SYRIZA. Uno spazio di sovranità popolare e di giustizia sociale in opposizione al dominio del capitale monopolistico e le sue associazioni internazionali. Questi non esistono all’interno della zona euro e dell’Unione europea.
7. I trattati della Ue non possono essere “aggiustati” perché sono stati creati per estendere il neoliberismo e demolire la sovranità popolare e la democrazia. Alle voci che insistono su certe problematiche internazionali (ad esempio, la questione dei rifugiati) e la necessità di una cooperazione internazionale, dobbiamo ricordare che la Ue e le potenze imperialiste dominanti hanno la responsabilità principale per la situazione in Medio Oriente, così come il fatto che l’imperialista Unione europea è ben differente dall’essere quell’organismo di cooperazione internazionale che vorremmo. Il nostro obiettivo non è l’isolamento di ogni paese, ma un nuovo partnerariato per i popoli ed i paesi europei — e non solo europei —, su una base di reciproca collaborazione.
8. Sono le guerre dell’Occidente e l’attuazione dei programmi neoliberisti di “aggiustamento strutturale” che causano la povertà ed il crollo degli stati che quindi spingono milioni di rifugiati e migranti alle porte dell’Europa. Ci opponiamo alle politiche della “fortezza-Europea” che sono responsabili della morte di migliaia di rifugiati e migranti alle frontiere dell’Europa. Sosteniamo i movimenti di solidarietà ai rifugiati e chiediamo che siano rispettati il diritto di asilo e di un approdo sicuro. Noi lavoriamo per un ampio movimento contro la guerra e antimperialista in Europa, allo scopo di fermare gli interventi imperialisti che spingono le persone a lasciare i loro paesi. Lottiamo contro il razzismo e le politiche e l’ideologia dell’estrema destra reazionaria e xenofoba.
9. Dobbiamo agire subito, uniti e coordinati. Con campagne e iniziative paneuropee, con un dialogo paneuropeo tra i movimenti sociali, le forze politiche di sinistra antiliberiste. Per la sovranità popolare. Per la giustizia sociale e una strategia di uscita dalla crisi a favore del lavoro e non del capitale. Per una diversa modalità di cooperazione tra i popoli europei che vada oltre i confini di questa Unione antidemocratica e antipopolare. La dissoluzione della zona euro è il primo passo in tal senso.
10. Per mettere tutto questo in pratica, ci proponiamo di organizzare nel prossimo futuro, un Forum di discussione per sviluppare una alternativa all’Euroregime. Vogliamo lavorare insieme e coordinare la nostra azione con tutte le forze e le campagne che vogliono battersi contro le élite dominanti ed il loro paradigma che “Non c’è alternativa”.
Atene, 18 ottobre 2015