Goldman Sachs, Jp Morgan e Morgan Stanley: ecco gli amici dell’Europa!
Giusto per togliersi qualche sassolino dalle scarpe

Ecco una notizia gustosa e succulenta. Una di quelle che ci parla del mondo reale. Che, come dovrebbe esser noto, è distante mille miglia dalle credenze degli euro-grulli del «più Europa». Ma anche da quelle dei dietrologi che pensano che l’UE disturbi, in qualche modo, i disegni imperiali di Washington.

Togliamoci dunque qualche sassolino dalle scarpe. Ogni tanto ci vuole, perché non possiamo occuparci tutti i giorni di chi vive con simili fantasticherie. E ce ne sono ancora, a dispetto di ogni evidenza. La notiziola di cui stiamo per occuparci viene dunque a fagiolo.

Come tutti sanno, Cameron ha promesso lo svolgimento di un referendum sulla permanenza della Gran Bretagna nell’Unione Europea. Allo scopo di avvantaggiare il SI’, che al momento pare sia sotto nei sondaggi, Londra ha aperto un negoziato con Bruxelles per strappare condizioni più favorevoli (leggi QUI). Gli verranno concesse? Non lo sappiamo ancora. Quel che sappiamo invece è chi finanzierà la campagna elettorale per impedire il cosiddetto Brexit, cioè l’uscita del paese dall’UE.

La notizia è uscita un paio di giorni fa, ma viene confermata da un nuovo articolo del Sole 24 Ore di questa mattina: le principali finanziatrici della campagna per il SI’ saranno tre grandi banche americane. Nell’ordine Goldman Sachs, Jp Morgan e Morgan Stanley. Ma guarda un po’ quanto piace l’UE ai pescecani della finanza d’oltreoceano!

Verrà da loro il grosso del finanziamento al fronte referendario pro-UE. Ma se la notizia è ormai pubblica e dunque ufficiale, le cifre complessive – possiamo esserne certi – saranno decisamente più alte di quelle (7 milioni di sterline) fatte trapelare.

Il problema è che, per le grandi banche d’affari americane, la City londinese è la comoda porta d’ingresso al Vecchio continente. Avete capito a chi serve, e a cosa serve, il tanto decantato mercato unico? Serve, almeno in questo caso, a rendere più facile la speculazione finanziaria. I disinteressati finanziatori anti-Brexit si troverebbero infatti costretti, in caso di uscita, a ridefinire una montagna di contratti di ogni genere, derivati e credit default swap in primo luogo.

Volevate un motivo in più per tifare per il Brexit? Bene, ci è stato servito su un vassoio d’argento.

Ai fedeli della religione eurista di rito sinistrato l’arduo compito di spiegarci le nobili ragioni della loro convergenza con i peggiori avvoltoi della finanza mondiale. Agli hobbysti dell’euroasiatismo, quello di spiegarci il tenero abbraccio tra i loro nemici dichiarati a stelle e strisce e un’euro-Germania che loro immaginano prima o poi schierata sul fantasioso asse Parigi-Berlino-Mosca-Pechino.

E mentre a tutti costoro inviamo i nostri migliori auguri di buon risveglio, noi ci limitiamo a dire: viva il Brexit!

PS – A qualcuno – nel Regno Unito, ma pure da noi – verrà da dire qualcosa su una simile ingerenza in una scelta democratica come quella di un referendum? Che diritto hanno i banchieri newyorchesi, talmente sicuri di non avere più avversari dal dichiarare pubblicamente il loro sporchissimo gioco? Qualcuno vorrà almeno protestare? Ne prenderemo volentieri nota, anche per misurare il vero tasso di sensibilità democratica di tanti che conosciamo.