Oggi pomeriggio si svolgeranno a San Lorenzo a Fiumicello, in provincia di Udine, i funerali di Giulio Regeni. Questa redazione esprime le condoglianze ai familiari, ai compagni ed agli amici di Giulio.

Che le indagini ufficiali porteranno alla punizione dei colpevoli di questo atroce assassinio noi ne dubitiamo. E ne dubitiamo perché queste indagini sono condotte sotto la direzione degli apparati di sicurezza del regime fascistoide del golpista al-Sisi, ovvero gli stessi che hanno eseguito l’esecuzione di Giulio.

Il governo Renzi ha inviato i suoi investigatori per appurare la verità. Che riescano a tirar fuori un ragno del buco, anche di questo dubitiamo. Gli affari che l’Italia ha con l’Egitto sono ingenti e, alla fine, la verità verrà sacrificata sull’altare dei profitti nonché quello delle alleanze geopolitiche. Passato il clamore, tutto verrà insabbiato.

Che Giulio sia stato eliminato per il suo lavoro di controinformazione e denuncia delle politiche liberticide del regime del generale al-Sisi, della sua feroce repressione verso ogni opposizione organizzata, in particolare quella rappresentata dai sindacati indipendenti dei lavoratori, non vi possono essere dubbi. Lo confermano gli sfrontati e pacchiani tentativi di depistaggio messi in atto dai servizi di sicurezza e dalla magistratura egiziana. Poi smascherati.

Gli sciacalli all’opera…

Passavano pochi giorni dalla scoperta del cadavere di Giulio che tal Marco Gregoretti, dal suo blog, insinuava che l’attività di controinformazione di Giulio fosse solo una copertura, poiché egli era in verità un agente dei servizi segreti italiani:
«A quanto risulta a questo blog, Regeni era stato arruolato qualche anno fa quando i servizi segreti italiani cominciarono a fare campagna pubblica per arruolare nuovi operatori chiedendo il curriculum. Quello di Regeni, a quanto pare, sarebbe stato in linea con le aspettative: buone conoscenze informatiche e dimestichezza con le lingue straniere, master vari. Era stato inviato in Usa prima e a Londra dopo. Poi, con la scusa della tesi di laurea, da sei mesi si trovava in Egitto. E la sua collaborazione giornalistica con il Manifesto, come successe anche per altri nel recente passato, funzionava da perfetta copertura». [Giulio Regeni era un agente dell’Aise?]
Insinuazione subito raccolta da quella fogna di quotidiano de IL GIORNALE, che non ha mai perso occasione per gettare fango su chiunque abbia una coscienza antimperialista e antagonista.

Tal Gregoretti avanza così la sua tesi sulle ragioni dell’atroce esecuzione:
«Secondo le informazioni che ho raccolto i motivi della sua morte, oramai è appurato che sia stato ucciso, sarebbero da ricercare proprio nella sua azione in Egitto. Al suo arrivo al Cairo si sarebbe subito messo in contatto con organizzazioni anti Abdel Fattah al Sisi, il Presidente egiziano. I servizi segreti egiziani lo tenevano d’occhio da tempo in quanto “fomentava l’opposizione”. Il 25 gennaio sarebbe stato “catturato” dall’antiterrorismo egiziano che lo avrebbe torturato, menomato, tagliandogli le orecchie e il naso, violentato e ucciso. Secondo alcune fonti la morte di Regeni sarebbe da interpretare come una sorta di avvertimento ai servizi italiani: “Non ingerite maldestramente”».

Quindi un avvertimento dei servizi segreti egiziani a quelli italiani… Tesi come minimo eccentrica, visto che la cooperazione, non solo tra i governi ma tra gli apparati di sicurezza e spionaggio italiani e quelli (filo-sionisti) egiziani viene da molto lontano. Come è un segreto di Pulcinella che questa cooperazione si è rafforzata negli ultimi anni per far fronte al comune nemico del “fondamentalismo islamico”. Valga per tutti il caso del rapimento a Milano, nel febbraio 2003, dell’imam Abu Omar, poi consegnato alle autorità egiziane per essere sottoposto a torture — e su questo c’è stata una inequivocabile sentenza della Corte di Cassazione.

… e le perversioni complottiste

E’ bastata la scoreggia di tal Gregoretti per dar fiato alle trombette dei dietrologi di sinistra, primo fra tutti tal Fulvio Grimaldi, al quale non è parso vero, col pretesto di diffidare di ogni cosa che venga propalata dai media, di smentire che il vero colpevole sia il regime egiziano.

Chi abbia tempo da perdere si legga cosa dice il Grimaldi nel suo pezzo GIULIO REGENI, DOVE VOLANO GLI AVVOLTOI. Un eroe? calma e gesso!

Rispetto alle insinuazioni del Gregoretti qui c’è una aggravante: il tentativo maldestro quanto vergognoso non solo di assolvere  il regime fascistoide di al-Sisi, ma di difenderlo, giungendo a sostenere la legittimità del suo colpo di Stato. Leggere per credere.

Non si è di fronte solo ad un complottismo patologico e ottenebrante — tutte le primavere arabe del 2011 sarebbero state null’altro che un complotto della Cia.

Si è di fronte ad un’islamofobia conclamata quanto cieca. Leggiamo dove va a parare il Grimaldi:
«Dipaniamo i fatti. Mohamed Al Sisi liquida la Fratellanza che è, con tutti i suoi derivati tossici, Isis, Al Nusra e altri, lo strumento principe dietro al quale mascherare la guerra agli Stati arabi liberi, laici e non proni. Sostiene in Libia, anche militarmente, il governo laico e parzialmente gheddafiano di Tobruk e il suo comandante militare Khalifa Haftar (bau bau di Acconcia), l’unico che contro l’Isis, rintanato a Derna e Sirte (ora anche con i suoi capi fuggiti da Siria e Iraq), prova a fare qualcosa di concreto. Rappresenta, per la soluzione del groviglio libico una soluzione alternativa a quella colonialista bramata dalla Nato, parzialmente già in atto con forze speciali-squadroni della morte».

Non solo banali castronerie, non solo cazzate sesquipedali sul poliverso islamico. La difesa del dittatore al-Sisi si spinge fino alla perorazione, in Libia, del governo fantoccio di Tobruk, che è non solo un manutengolo del regime egiziano e delle sue mire sulla Cirenaica, ma lo sgherro che americani ed europei considerano insostituibile per avallare la loro spedizione neocoloniale.

Più in basso di così il complottismo paranoide non era mai sceso.

da sollevAzione