«Se Dio non esiste, tutto è permesso» — Dostoevskij
«Se il Partito non esiste, tutto è permesso» — anonimo
Nichi Vendola, per tramite del suo compagno Ed Testa, pur di soddisfare la sua egoistica smania di possedere un figlio, ha deciso di realizzarla “acquistando” un bambino, invece di adottarlo. Con ciò, Vendola e compagno hanno sborsato migliaia di euro per dotarsi di un cosiddetto “diritto”, quello alla paternità a tutti i costi.
Ed Testa e Nichi Vendola hanno sborsato 135 mila euro.
Che ci hanno fatto con questi soldi?
Hanno comprato un bambino, una vita, considerandola alla stessa stregua di una merce qualunque. Stando alle indiscrezioni, per avere il prodotto finale, Ed Testa ci ha messo lo sperma, una donna californiana ci ha messo gli ovuli.
Il tutto è stato poi assemblato nell’utero di una donna indonesiana, con contratto di lavoro a tempo determinato della durata di 9 mesi. Il prodotto è stato sfornato “made in USA”, precisamente in una clinica californiana, il 27 febbraio.
Dentro questa depravata civiltà capitalistica con i soldi si può comprare tutto, persino una vita, e la nascita di un bambino viene trasformata in una “produzione di merce a mezzo di merce”, una transazione mercantile come tante altre, e il figlio (molto probabilmente scelto e selezionato in base a criteri eugenetici) l’oggetto di un desiderio di chi se lo può permettere.
Perché la scelta di comprare una vita?
Ordinare un bambino e saldarne il prezzo alla nascita non significa forse concepirlo come una cosa invece che come un essere umano? Altro che “gesto d’amore”! Reificazione e mercificazione non furono mai tanto palesi. Ci mancava solo che lo acquistassero su Amazon.
Dire che alla base di tutto questo ci sia “amore” riporta alla mente il mondo mostruoso immaginato da G. Orwell in 1984 —“la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza” —, quello dove l’inganno manipolatorio e il capovolgimento della verità sono le letali armi del potere politico per soggiogare i sudditi.
Patetici gli alibi di chi sfodera l’argomento che quella del Nostro sarebbe una scelta meramente personale, privata, quindi non sottoponibile al giudizio pubblico.
Con atto narcisistico d’imperio, lui, leader politico, esponente di spicco di Sinistra Italiana (raccapricciante la standig ovation a lui riservata alla recente “Cosmopolitica”), ha non solo trasformato questo costituendo partito in una clonazione del Partito radicale, egli vorrebbe portare a compimento la degenerazione neoliberista della sinistra tutta, dando ai cosiddetti “diritti civili” di esigue minoranze un rango sovraordinante rispetto ai diritti sociali delle larghe masse popolari.
Ha detto il Nostro col suo proverbiale cinismo poetico: «Uso provocatoriamente questo mio sogno contro la pigrizia della politica sul tema dei diritti civili». Provocatore svergognato certo, che col pretesto dei diritti civili si fa paladino di una concezione del mondo tutta liberal-liberista, mai appartenuta allo spirito ed alle tradizioni del movimento operaio e popolare.
Vendola ha infatti posto il proprio Sé, davanti ai diritti degli oppressi, dei tanti lavoratori che tribolano per tirare a campare, delle tante giovani coppie che, causa miseria, disoccupazione e selvaggia precarietà, non possono né metter su famiglia, né tantomeno fare figli.
Non vogliamo poi dimenticare che il Nostro, come governatore della Puglia, circondatosi negli anni di portaborse e carrieristi corrotti, ha lasciato che loschi soggetti vincessero le gare d’appalto della sanità pugliese, ha deliberatamente ignorato le proteste dei suoi concittadini organizzati in comitati popolari contro le sue distruttive politiche ambientali ed energetiche. Né possiamo scordarci che Vendola risulta scandalosamente implicato nel caso Ilva, rinviato a giudizio con l’accusa di concussione aggravata in concorso, per disastro ambientale — e chi parla delle centinaia di tarantini morti per tumore? Chiaro che per lui è meglio parlare del suo “diritto ” ad una paternità ottenuta attraverso l’orribile pratica dell’utero in affitto.
Per questo diciamo che Vendola svela la sua anima profondamente elitaria e borghese, in ciò comportandosi non solo da anticomunista ma anche da anticristiano — lui che pur di raccattare voti, si definiva cattolico.