«No nos vamos a entregar porque no veníamos sólo hasta aquí: íbamos despacio porque íbamos lejos. No vamos a traicionar a nuestro pueblo».[1]

Il 26 febbraio scorso informavamo che dopo settimane di negoziati il PSOE e Ciudadanos avevano raggiunto un accordo per formare un governo assieme con il segretario socialista Pedro Sanchez come Primo ministro. Il 3 marzo Sanchez si presentava in Parlamento ricevendo 131 voti favorevoli e 219 contrari (tra cui quelli, decisivi, di PODEMOS). Per la prima volta nella storia recente un candidato proposto dal Re veniva bocciato.

Sono quindi ripresi nuovi negoziati, segnati da un secondo tentativo del segretario socialista, che sta tentando di imbarcare altre forze.

Un giuoco tattico volto anzitutto a erodere il consenso a PODEMOS. Tentativo sostenuto dai principali media che puntano il dito anzitutto contro Pablo Iglesias, accusato di aver assunto un atteggiamento di ostilità preconcetta, quindi responsabile primo della “ingovernabilità”.

Un tentativo che visti gli ultimissimi sondaggi sta avendo successo.

Nella Tabella n.1 (qui sopra) le intenzioni  di voto degli spagnoli ed il giudizio sui leader dei quattro partiti più votati a dicembre.
[Fonte: El Pais]

Sanchez, sostenuto da “chi comanda davvero e non si presenta alle elezioni” (Manolo Monereo) ovvero dalle classi dominanti, sta conducendo il più classico dei “giuochi del cerino”, affinché la responsabilità delle quasi certe nuove elezioni ricada sulle spalle di PODEMOS e del Partito Popolare di Rajoy.

Tabella n.2

La pressione per ammorbidire e piegare PODEMOS, anzitutto su Pablo Iglesias, è formidabile, e sta producendo fratturazioni all’interno di PODEMOS. C’è una “ala morbida” che critica apertamente la linea dura di Pablo Iglesias e Íñigo Errejón e che accetterebbe, se non di far parte del governo PSOE-Ciudadanos — il programma di governo proposto dal duo PSOE-Ciudadanos, beninteso, è tutto centrato sul rispetto dell’austerità imposta dalla Ue —, di astenersi, così da permettere la nascita del governo ed evitare le elezioni.

La Tabella n.2 è quanto mai indicativa. Secondo questo sondaggio (che come ogni sondaggio va preso con le pinze) se si andasse a votare oggi PODEMOS scenderebbe dal 22 al 16,8% dei votanti, mentre Ciudadanos passerebbe dal 13,9 al 19,5%. Tuttavia i sondaggi, proprio perché sono armi in mano alle forze dominanti (che li commissionano), pesano, e come! e danno forza alla componente moderata di PODEMOS.

Ma è vero che Iglesias ha adottato un posizione “estremista”?
No, che non è vero. Iglesias non perde occasione per dire che sarebbe disposto a formare un “gobierno de cambio real” col PSOE ma senza Ciudadanos.[2]
Piccolo problema: l’alleanza PSOE-PODEMOS, ammesso e non concesso che sia la cosa giusta, non avrebbe i numeri in Parlamento.

L’impasse continua e nuove elezioni sono sempre più probabili.

A meno che… A meno che non prenda forma all’ultimo momento un governo che imbarchi anche il Partito Popolare. Ipotesi che adesso appare improbabile, anche visto il calo di consensi per PODEMOS, cosa che tranquillizza i dominanti ed il regime monarchico.

NOTE

[1] Hugo Martínez Abarca. Miembro de Convocatoria por Madrid y diputado autonómico de Podemos. Fonte: Cuarto Poder
[2] Non solo con il PSOE, ovviamente, ma con le diverse forze della sinistra radicale: Izquierda UnidaEn Comú, Mareas e Compromís

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