Lunedì scorso, il Consiglio di sicurezza dell’ONU, andando incontro ai desideri della NATO e delle potenze occidentali che vogliono impossessarsi della Libia, ha deciso che è venuto il momento dell’insediamento del governo fantoccio da loro voluto con forza. Quello presieduto dal Quisling al Serraj (nella foto). Inutile dire che l’evidente forzatura dell’ONU è stata possibile anche grazie alla palese complicità della Russia.
Al Serraj viene quindi spinto ad insediarsi nella capitale libica. Ma c’è un piccolo particolare. Il governo di Tripoli non intende certo farsi da parte. «Se Al-Serraj vuole entrare come cittadino libico – ha detto il primo ministro Al-Ghwell – è il benvenuto. Ma gli sconsigliamo di entrare come governo, perché violerebbe le leggi libiche e sarebbe trattato secondo le leggi».
Peraltro al Serraj non è riconosciuto neppure dal parlamento di Tobruk…
Abbiamo così un governo deciso in Marocco, su volere delle potenze occidentali, che staziona ancora negli hotel di lusso tunisini in attesa che un’azione militare gli apra la strada per Tripoli. Bisogna aggiungere altro per fotografare l’arroganza delle forze imperialiste nei confronti del popolo libico?
Sui possibili sviluppi di questa situazione potete leggere di seguito un breve articolo tratto da Junge Welt e tradotto da Tlaxcala.
Golpe da alberghi di lusso: il “governo di unità nazionale” libico intronizzato
di Knut Mellenthin – traduzione di Milena Rampoldi
Da oltre un anno l’Unione Europea e gli Stati Uniti cercano di formare un “governo di unità nazionale” in Libia. Il compito primario di questo governo consisterebbe nel richiedere il sostegno della NATO per giustificare il proprio intervento militare. Ma ci è voluto il suo tempo per trovare i politici libici disposti a partecipare a questo gioco.
L’alleanza occidentale, iniziando a perdere la pazienza, inizia a mettere in atto metodi sempre più grossolani. Approfittando del silenzio russo, si è riusciti a manipolare il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uniti per raggiungere i propri fini: in dicembre delle persone, mai autorizzate da nessun’istituzione libica, hanno firmato un “accordo di intesa” tra i due parlamenti che si dividono il paese, loro proposto dal diplomatico spagnolo Bernardino León, incaricato dal Consiglio di Sicurezza.
Fino ad oggi i due governi rivali di Tripoli e Tobruk, inclusi i parlamenti che li sostengono, si sono rifiutati di firmare l’accordo. Ma nonostante tutto si è riusciti a formare un Consiglio Presidenziale, i cui nove membri comunque non hanno alcun mandato democratico. Il consiglio in gennaio ha proposto una lista di gabinetto al parlamento di Tobruk, senza neppure interpellare il parlamento dominato da i partiti islamici nella capitale Tripoli. I parlamentari hanno rifiutato la lista. E una lista modificata fino ad oggi non si è potuta adottare vista la ripetuta mancanza del quorum.
Tutto questo richiedeva una rapida dissoluzione del nodo gordiano. Spronato dal diplomatico tedesco Martin Kobler che dal 17 novembre 2015 ricopre la carica di León in qualità di suo successore, il Consiglio Presidenziale verso mezzanotte tra sabato sera e domenica ha ordinato l’assunzione di potere da parte del “governo di unità nazionale” da lui nominato. Tutte le istituzioni libiche sono state intimate a sottomettersi al nuovo comando. Contemporaneamente è stato annunciato il loro trasferimento a Tripoli. Ma il governo della capitale da tempo si oppone con forza a questo “trasloco”. Dunque il trasferimento delle strutture istituite dall’Unione Europea, dagli Stati Uniti e dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sembra impossibile senza il dispiego di mezzi militari. Ma ancora non è chiaro come imporre il tutto: Il Consiglio Presidenziale e il “governo di unità nazionale” risiedono infatti in hotel di lusso nella vicina Tunisia e non dispongono di proprie truppe o milizie.
Si rischia una seconda guerra civile, in cui l’esercito privato del signore della guerra Khalifa Haftar, sostenuto dall’Egitto e dagli Emirati Arabi Uniti, insieme ad alcune milizie locali, assumerà la “protezione militare del governo di unità nazionale”. La NATO al momento auspica che gli attacchi aerei, il dispiegamento di piccole unità di forze speciali su terra e generose forniture di armi siano sufficienti per garantire la vittoria dei suoi alleati.