Lotta in corso in seno al gruppo dirigente di Podemos. Íñigo Errejón (a sinistra nella foto) disposto a sostenere un governo PSOE-Ciudadanos?
L’ordine è stato dato. Ora o mai più, bisogna liquidare Podemos, costi quel che costi. Il dibattito Sanchez-Pablo Iglesias ha segnato un prima e dopo. Quello della “calce viva” [sta per “insabbiamento”. La metafora si riferisce ai tempi della lotta contro ETA, quando il regime tentò di occultare l’esistenza dei GAL, degli omicidi mirati da parte degli apparati dello stato ai danni degli indipendentisti baschi. Ndr] è stato un segnale particolarmente significativo. Di che cosa? Che Podemos fa sul serio, che non voterà e/o non si asterrà di fronte ad una prevedibile coalizione di governo Ciudadanos-PSOE.
Ecco quindi che Lorsignori ricorrono al manuale, un grosso libro, sempre rinnovato e aggiornato, realizzato faticosamente da mani esperte, dalla cloaca dei giornalisti di Stato e dagli altri apparati paralleli che comandano. Al centro del manuale ci sono le istruzioni su come venne strozzata Izquierda Unida e come si pose fine alla carriera politica di Julio Anguita.
Affinché quest’opera abbia successo si richiede un perfetto coordinamento tra i giornalisti, uomini d’affari, politici e servizi paralleli, il tutto ben collegato ai poteri forti. Non c’è bisogno che essi siano molti, devono però mobilitare, per raggiungere lo scopo in questo genere di operazioni, le menti, quelle determinanti. Debbono disporre di un mezzo di comunicazione che funga da avanguardia che dia la linea dell’operazione — salvare il PSOE —, e questo onore tocca a El Pais ed al mondo mercenario di Prisa. Il suo stile è eccellente, di provata efficacia, “da manuale”.
Il copione dell’operazione è prevedibile, è solo un po’ cambiato nel corso degli anni. E’ diventato più sofisticato, più complesso e, ciò che ha la sua importanza, più centralizzato. Le tecnologie aiutano più di prima, ma la società è cambiata, e con essa anche i modelli comunicativi, e le vecchie parole d’ordine non hanno più l’efficacia di un tempo. Rifare semplicemente la “operazione tenaglia” non sembra più adeguato; devono andare oltre, molto più in là, fino ad escludere Podemos dal sistema politico. Il capolavoro consiste nel demolire Pablo Iglesias. Deve essere fatto sistematicamente, mettendo sotto accusa la sua vita privata e pubblica; il suo discorso deve essere stravolto, disintegrato, fino a renderlo irriconoscibile. È necessario demonizzarlo, renderlo sgradevole, arrogante, rigido, messianico, impolitico, un profeta fanatico di un anacronistico passato. Morale: un uomo così non può governarci.
Ma affinché quest’operazione funzioni c’è bisogno di qualcosa di più: costruire una “opposizione interna” al segretario [Iglesias, Ndr]. Ogni organizzazione, per definizione, è una struttura di potere, con linee di demarcazione incarnate da singole personalità, con contraddizioni più o meno esplicite e con differenze politiche di maggiore o minore profondità. Nel caso di Podemos la questione è più facile. E’ più grande e più influente di Izquierda Unida, ma organicamente più debole, con identità plurali, e con una direzione meno consolidata. In Podemos tutto è in un processo di formazione ma, nel frattempo, esso è diventato una forza politica decisiva con un potenziale reale per diventare alternativa e non mera alternanza. Lo ripeto: ora o mai più.
Costruire una “opposizione interna” a Pablo Iglesias. L’accento deve essere messo sul verbo “costruire”. Si tratta di trasformare differenze legittime, i modi e le forme di pensare ai problemi, la pluralità delle culture — essenziali per un’organizzazione di massa —, ed anche i diversi stati d’animo, in opposizione organizzata al segretario e, questa è la chiave della manovra, con la complicità dei poteri forti, in particolare con gli strateghi dei media. La via maestra è sempre stata la rispettabilità, essere rispettati e rispettabili, essere responsabili e segnare la differenza con la linea maggioritaria dell’organizzazione.
Si potrebbe dire che l’operazione avrà raggiunto il suo scopo quando sarà stata costruita una leadership alternativa al segretario generale. Attenzione, ogni organizzazione — inclusa Podemos — ha diversi dirigenti e la ricchezza risiede proprio lì, in una direzione collettiva plurale in grado di riflettere la complessità sociale, la propria base elettorale e militante. No, non si tratta di questo, ma di trovare capi disposti alla complicità con i poteri forti con l’obiettivo di sfidare la direzione legittima dell’organizzazione e costruire un’opposizione sistematica nel tempo, e nello spazio e, soprattutto, nei mezzi di comunicazione sempre disponibili.
In questi giorni assistiamo ad un salto di qualità. Basta guardare, leggere e ascoltare il complesso dei media di Prisa per sapere che la guerra è totale, senza tante cerimonie, definitiva. Accerchiare la direzione di Podemos, generare diffidenza e paura, disaggregare voti e rovinare l’immagine pubblica di una forza politica da eliminare, costi quel che costi. Chi non si rende conto di questo è cieco o, peggio, non capisce qual è la partita che si sta giocando in questo paese.
Ora la chiave è nella maturità del gruppo dirigente di Podemos, nella sua coerenza politica e nel suo coraggio morale e intellettuale. Senza unità nella squadra di direzione, il futuro è problematico e non è in pericolo solo Podemos, ma la possibilità di costruire un nuovo progetto nazionale contro un’oligarchia dura e terribile e forze politiche asservite ai potenti che si stanno riorganizzando. Restaurazione e ancora e restaurazione.
Alla fine, questa offensiva può avere un significato positivo se gli si tiene testa con lucidità. Una forza si costruisce nelle vittorie e nelle sconfitte, nella difesa e nella manovra, nei momenti duri ed in quelli meno duri. Ciò che non si deve fare è ripiegarsi nell’identitarismo ma difendere il progetto con audacia, con forza, con gaudio, con innovazione. Non convertirsi in un “trincea pietrificata”, ma ricostruire spazi, trovare alleati e ricucire i rapporti con i movimenti, con i circoli, con le persone impegnate per un cambiamento reale. Si può vincere se lo vogliamo e se ci organizziamo, se siamo in grado di immaginare e sognare.
da P101
fonte: Cuarto Poder