(Nella foto l’aeroporto di Bruxelles subito dopo l’attentato)

Dopo gli attentati di novembre a Parigi facile era stata la “profezia” che altri attacchi avrebbero colpito le città europee.

Così scrivemmo allora:
«Gli schizzi di sangue della Grande Guerra Mediorientale hanno dunque raggiunto di nuovo l’Europa, questa volta in maniera più pesante. C’è un solo modo per fermare la corsa verso una precipitazione ancora più grave: cessare ogni azione militare, porre fine alla pretesa del controllo neocoloniale di interi paesi, favorire un processo negoziale in Siria, Iraq e Yemen. Ma quest’ultimo punto chiederebbe un occidente pronto a rinunciare ai propri interessi economici e politici. Possiamo aspettarci una simile scelta dalle attuali classi dirigenti, in Francia, in Europa e negli Stati Uniti? Assolutamente no. Aspettiamoci dunque nuovi e dolorosi schizzi di sangue».

Certo, nel frattempo in Siria una trattativa si è aperta. Ma essa esclude a priori sia al-Nusra che l’Isis, le cui forze continuano a controllare un’ampia porzione del territorio siriano. Non appare dunque sorprendente la rivendicazione con la quale l’Isis ha motivato l’attacco al Belgio in quanto «Paese che partecipa alla coalizione internazionale contro lo Stato Islamico».

Ferma è la nostra condanna dello stragismo, l’attacco indiscriminato a civili inermi come quello di ieri a Bruxelles, ma questa orribile pratica non appartiene soltanto ai miliziani del Califfato.

Limitandoci alla cronaca più recente, basta ricordare le vittime civili dei bombardamenti su Raqqa, la capitale dello Stato Islamico. Solo nella giornata di venerdì scorso le vittime civili sono state 39, altre 16 il giorno successivo. Questo solo a Raqqa e soltanto in due giorni.

Il «siamo in guerra» che imperversa sui media occidentali dice una verità che i pennivendoli che la scrivono sono i primi a non capire. Loro vorrebbero dirci che «siamo in guerra» a causa di una specie di follia jihadista apparentemente arrivata da Marte, mentre la potente radicalizzazione di alcune correnti dell’Islam sunnita viene innanzitutto dalle guerre occidentali – americane in primis – che hanno investito il mondo islamico nell’ultimo quarto di secolo.

Senza dimenticarci la violenza del colonialismo, la spartizione successiva alla fine dell’impero ottomano, il costante sostegno all’occupazione sionista della Palestina, sono state queste ultime aggressioni (Afghanistan, Iraq, Libia, Somalia, Mali, eccetera) a disegnare il quadro di una «Guerra di civiltà» che avrà certo tempi non brevi.

Una guerra che sarà possibile fermare solo rovesciando i governi e le politiche guerrafondaie dell’occidente.

In Europa, ed anche in Italia, i cittadini chiedono comprensibilmente “sicurezza”. Giusto, gli va però spiegato che nessuna sicurezza potrà esserci finché il loro paese farà la guerra ad altri popoli. E’ quella guerra che va innanzitutto fermata. Viceversa resterà solo l’ambigua constatazione del «siamo in guerra», della quale bisognerà allora accettare tutte le conseguenze.