Il referendum sull’estrazione di idrocarburi entro il limite delle 12 miglia marine è ormai alle nostre spalle. Sapevamo dell’impossibilità di raggiungere il quorum per almeno tre motivi: 1) l’estrema limitatezza della portata del quesito, 2) l’indicazione per l’astensione da parte delle forze di governo, 3) il trend di partecipazione al voto nei referendum abrogativi degli ultimi vent’anni.

Ciononostante è stato giusto votare e votare SI’ per le ragioni che abbiamo spiegato nel comunicato del Consiglio nazionale di P101 che potete leggere qui.

Come prevedibile, adesso Renzi gongola, dichiarando con l’abituale faccia tosta che «la demagogia non paga». Ma ha davvero ragione di festeggiare? Nelle condizioni in cui il referendum si è svolto, il 32,15% di votanti (31,2% se si include l’estero) non è un risultato così basso come si vorrebbe far credere. Basti ricordare alcuni dati del passato, come il 30% del 1997 su una lenzuolata di quesiti per tutti i gusti (obiezione di coscienza, caccia, carriere magistrati, privatizzazioni, ordine dei giornalisti), il 26% del 2003 sulla giusta causa per i licenziamenti nelle piccole aziende, il 25% sulla procreazione assistita nel 2005, il 23% sulla legge elettorale nel 2009.

A fronte di questi dati – che dovrebbero ricordarci una volta per tutte i limiti dei referendum abrogativi – il risultato del voto sulle trivelle è da considerarsi sostanzialmente positivo per chi si batte contro Renzi e il suo governo. L’86% di SI’ ci dice che questa volta Renzi si è salvato in calcio d’angolo solo grazie alla scelta dell’astensione. Esattamente quella che non potrà praticare nel decisivo referendum costituzionale di ottobre.

«Referendum… Più che la primavera deciderà l’autunno», così intitolavamo un documento di P101 lo scorso 2 aprile. Oggi non possiamo che ripeterlo: la battaglia decisiva è quella del referendum costituzionale, alla quale probabilmente arriveremo con un Renzi già indebolito dai risultati delle elezioni amministrative di giugno.

L’esito del voto sulle trivellazioni era decisamente scontato, per questo il trionfalismo di Renzi è davvero fuori luogo, come pure la delusione di chi si era illuso su un’impossibile raggiungimento del quorum.

Mai come in questo caso vale il detto «ride bene chi ride ultimo». La battaglia per respingere la controriforma costituzionale e per mandare Renzi a casa è solo agli inizi. E, quel che conta, si tratta – questa sì – di una battaglia che è assolutamente possibile vincere.

da Programma 101 (P101)