La “perfida Albione” non è sola. Dopo la Gran Bretagna anche la Germania si appresta a dire addio al welfare per gli emigranti degli altri paesi Ue

E’ un altro colpetto ai miti dell’Unione Europea. E neppure tanto piccolo. Un altro segno di un processo di disgregazione che solo i ciechi possono non vedere. Se Cameron aveva chiesto (e ottenuto) il sacrificio dei migranti intra-Ue come prova della forza inglese in vista del referendum sulla Brexit, la mossa del governo tedesco ci dice che siamo ormai alla lotta di tutti contro tutti.

Di cosa stiamo parlando? Dell’iniziativa della ministra Andrea Nahles che prevede che i cittadini europei che vivono in Germania dovranno aspettare 5 anni (cinque) – cioè uno di più di quanto vuol fare il governo di sua maestà britannica – per poter richiedere assistenza sociale o sussidi di disoccupazione.

Attualmente sono 440mila i cittadini di altri paesi dell’Unione che, risiedendo in Germania, ricevono le prestazioni sociali previste. Per chi ama le statistiche, 92mila sono polacchi, 71mila gli italiani, 70mila i bulgari, 57mila i rumeni, 46mila i greci. Quando la nuova legge sarà passata – e nessuno dubita che il Bundestag l’approverà – questo diritto sarà cancellato per i primi cinque anni di permanenza nel paese.

Ma a chi è venuta questa splendida idea? Alla solita Merkel? Agli uomini del falco Schaeuble? No, certamente ad entrambi l’iniziativa piace, ma la primogenitura non spetta ad esponenti della CDU. La signora Nahles appartiene infatti al partito socialdemocratico (SPD), e dunque alla famiglia europea del PSE, dal cui interno qualcuno pensa (certo non noi) che arriveranno spinte per la mitica, inesistente ed impossibile “Europa sociale”.

Ecco una piccola lezione su come vanno in concreto le cose in Eurolandia. Il fatto è che i disequilibri dell’euro hanno anche questo risvolto. Siccome con la moneta unica i tassi di crescita tra il centro e la periferia dell’eurozona hanno preso a divaricarsi sempre più, si è di conseguenza innescato un potente flusso migratorio verso la Germania da parte di disoccupati in cerca di lavoro provenienti da altri paesi dell’Unione. Nei primi 9 mesi del 2015 sono stati 542.372 (di cui 36.591 gli italiani), giusto per ricordarci che i migranti non sono solo extra-comunitari.

Ecco allora il problema per i governanti tedeschi. Bene, benissimo dal loro punto di vista, l’arrivo di lavoratori da spremere a più non posso, ma perché sobbarcarsi i costi della loro assistenza? Sono o non sono dei semplici disgraziati senza lavoro? Bene che vengano trattati come tali e non se ne parli più.

Vedremo se questo nuovo strappo alle regole europee – lasciamo perdere i cosiddetti “valori”, perché a quelli possono credere solo i gonzi – susciterà almeno una qualche protesta da parte dei governi dei paesi maggiormente colpiti. Ma ce lo vedete Renzi ad alzare la voce in difesa di un diritto della povera gente? Noi, salvo le solite sparate innocue, non ce lo vediamo proprio.

Certo, l’organizzazione prussiana non scherza. E come sempre i tedeschi hanno pensato a tutto. La proposta della ministra prevede infatti una fase transitoria. Di ben 4 settimane, pensate! Una generosità davvero impressionante. Ma per non farci commuovere troppo la proposta specifica che quello di 4 settimane è solo un tetto massimo, che loro intendono sbrigarsela prima.

Dunque, per  un massimo di quattro settimane i poveracci avranno un contributo per coprire il costo del cibo, della casa, della sanità. E poi? E poi – qui la munificenza tedesca supera ogni limite – i disgraziati avranno un prestito (un prestito, si badi!) per acquistare un biglietto per ritornare al Paese d’origine.

Capite quanto è bella, quanto è unita, quanto è “sociale” l’Unione Europea?