L’Arabia Saudita punta alla capitale e promette di rompere il cessate il fuoco se il dialogo fallirà. Ma la tregua è uno specchietto per le allodole: in pochi giorni quasi 100 vittime

(Nella foto il luogo di un raid saudita a Sana’a)

Il fragile negoziato in corso in Kuwait è collassato. Mai realmente partito, se si fa eccezione per l’accordo per la liberazione reciproca di prigionieri, è ad un punto morto tra minacce di invasione della capitale e scontri continui nonostante la tregua.

Ieri le forze progovernative hanno smentito le voci che parlavano di un accordo vicino: nessuna pace con i ribelli Houthi è all’orizzonte, dice Mohammed al-Ameri, membro della delegazione del governo in Kuwait. Al contrario la coalizione sunnita a guida saudita parla di controffensiva su Sana’a: il ministro dell’Informazione Qabbati ha avvertito dell’intenzione di riprendere la capitale nel caso di fallimento del dialogo. “Le forze della coalizione – ha detto – sono pronte ad entrare a Sana’a, ora si trovano a 40 km di distanza”.

Alle minacce di azioni militari si aggiungono scontri continui: nelle ultime 24 ore sono 38 le vittime da entrambe le parti, durante battaglie a Bayhan, tra la provincia meridionale di Shabwa e quella orientale di Marib. Domenica ben 69 combattenti sono morti. Inoltre, dopo il lancio di un missile verso il territorio saudita, Riyadh ha detto di voler riconsiderare la tregua in corso: “Potremmo riconsiderare la fattibilità politica del comportamento che abbiamo tenuto dall’inizio della tregua il mese scorso e prenderemo le misure necessarie a difendere l’Arabia Saudita”, si legge nel comunicato stampa pubblicato ieri.

Chi, nonostante tutto, mantiene un aplomb surreale è l’Onu: ieri l’inviato delle Nazioni Unite Ismail Ould Cheikh Ahmed continua con gli incontri bilaterali e chiede a tutte le delegazioni di fare concessioni, necessarie ad arrivare ad un compromesso. Gli esperti Onu hanno presentato un piano concreto per il ritiro degli Houthi dalle zone occupate e l’abbandono delle armi.

Ad un anno e due mesi di distanza dall’inizio dell’operazione saudita “Tempesta decisiva” la pace è lontanissima perché Riyadh non ha ottenuto quanto voleva, frenata dalla resistenza Houthi. Quasi 9mila morti e un paese, il più povero del Golfo, ridotto letteralmente alla fame con la complicità degli alleati occidentali che della guerra in Yemen non parlano. Al contrario non cessano nella vendita di armi, pur sapendo per cosa vengono utilizzate.

da Nena news