Il solito Saviano, sempre a fianco delle oligarchie. Questa volta è andato a Londra per sparare la sua cartuccetta bagnata contro la Brexit
Molti giornali hanno riportato la notizia secondo cui la settimana scorsa lo scrittore Roberto Saviano avrebbe tenuto un discorso sulla corruzione della City londinese al parlamento britannico, su invito di un deputato laburista. La notizia ha un suono un po’ irrealistico, dato che, conoscendo il razzismo degli Inglesi, risulta improbabile che ad un italiano, per di più meridionale, sia stato consentito arringare il parlamento britannico manco fosse la regina Elisabetta.
Magari il discorso è stato tenuto in qualche scantinato o garage del parlamento alla presenza di qualche passante. Circa il contenuto del discorso, in Italia alcuni commentatori hanno osservato che si trattava di scoperte dell’acqua calda, visto che da anni esiste una ricca documentazione sul ruolo delle grandi piazze finanziarie e immobiliari nel riciclaggio del denaro delle narco-mafie.
Già qualche anno fa l’economista Giorgio Ruffolo diede un grosso contributo scientifico a riguardo. Negli anni ’80 inoltre molti critici del thatcherismo osservarono che le riforme in atto stavano trasformando la Gran Bretagna da Paese industriale a lavanderia finanziaria del denaro illecito. Ma l’aspetto interessante del discorso di Saviano riguarda la sua indiretta ingerenza nel dibattito referendario in corso nel Regno Unito sulla cosiddetta “Brexit”. Saviano ha affermato infatti che sarebbe illusorio per qualsiasi Paese fare scelte isolazioniste ed affrontare certe emergenze criminal-finanziarie senza una stabile cooperazione internazionale.
La dichiarazione di Saviano ha un carattere decisamente paradossale se si considera che l’attuale presidente della Commissione Europea, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, ha già accumulato migliaia di anni di potenziali condanne per reati finanziari commessi nella sua veste di ministro delle finanze. Non a caso egli è stato posto al riparo da quelle condanne grazie all’immunità giudiziaria riservata agli eurocrati.
A Juncker non se ne può fare neppure una colpa, poiché il meschino ha subìto un grave condizionamento ambientale, essendo nato in un piccolo Paese, il Lussemburgo, che è stato inventato solo in funzione dell’evasione fiscale e del riciclaggio. Gli Svizzeri, mentre riciclano il denaro del narco-traffico, possono almeno narcotizzarsi con la loro leggenda storiografica di popolo fiero e bellicoso che sarebbe riuscito a preservare gelosamente la propria indipendenza; i Lussemburghesi invece non hanno a disposizione neppure di queste fiabe per giustificare altrimenti la propria esistenza.
Con uno come Juncker a capo della Unione Europea, i narcotrafficanti ed i loro riciclatori non hanno neppure bisogno di darsi troppo da fare per trovare rifugio e protezione nelle regole europee; gli basta il normale lobbismo. I discorsi come quelli di Saviano fanno quindi riferimento ad una “cooperazione” idealizzata, mentre nella realtà le organizzazioni sovranazionali esistono appunto per eliminare ogni ostacolo alla circolazione dei capitali, compresi quelli illegali (ammesso che ne esistano di legali e non semplicemente di legalizzati).
Esiste un diffuso luogo comune secondo cui oggi il potere della finanza sarebbe del tutto de-territorializzato, un potere fatto di puri segni elettronici che condiziona popoli e governi con una dominazione puramente immateriale. C’è anche del vero in questo luogo comune, ma l’imperialismo non può essere mai soltanto finanziario; esso è invece la risultante di un intreccio tra militarismo e finanza. In altre parole il territorio conta, eccome. Non c’è potere senza controllo materiale del territorio, altrimenti non esisterebbero centinaia di basi militari statunitensi sparse per il mondo.
Il Kosovo è un narco-Stato fantoccio che si regge per la presenza della base USA di Camp Bondsteel, il più grande “hub” militar-criminale dell’Europa orientale. L’attuale presidente del Kosovo, Hashim Thaci, è persino indagato per traffico di organi umani, cosa che non ha impedito all’Unione Europea di espletare prontamente le pratiche per ammettere a pieno titolo lo stesso Kosovo nell’Unione. La NATO lo impone e l’UE si adegua. C’è quindi da immaginarsi quanto i narcotrafficanti temano la “cooperazione internazionale”.
Probabilmente nel Regno Unito degli ammonimenti di Saviano non si è accorto nessuno ma si tratta comunque di un segnale del tipo di terrorismo psicologico a cui va incontro oggi l’euroscetticismo britannico, sottoposto alle stesse minacce catastrofistiche che caratterizzano da sempre il linguaggio politico in colonie come l’Italia.
Qualche settimana fa il primo ministro inglese, David Cameron, non ha esitato ad evocare lo spettro di una guerra nel caso in cui il Regno Unito dovesse uscire dalla UE. Un primo ministro inglese oggi non esita ad affermare che, senza una tutela sovranazionale, la Gran Bretagna si smarrirebbe nei meandri di un mondo troppo complicato per le sue forze.
Sembra di ascoltare un politico italiano. Per una nemesi storica anche la Gran Bretagna viene attualmente sottoposta alle stesse spinte autorazzistiche che hanno condizionato l’Europa meridionale, ormai convinta di necessitare assolutamente di una tutela sovranazionale.
da Comidad