Lo storico risultato del referendum in Gran Bretagna. Un voto di classe saluta l’UE: Leave 52% – Remain 48%

Il mostro denominato UE ha perso un pezzo. E che pezzo! I 28 sono diventati 27. I sudditi delle oligarchie euriste sono scesi da 503 a 441 milioni. E si potrebbe continuare. Ma per adesso fermiamoci qui, che ce n’è già abbastanza per capire a quale livello è ormai giunta la crisi europea.

Questa crisi politica sarebbe andata avanti anche se il risultato fosse stato opposto, ma ora gli elettori del Regno Unito hanno detto una cosa più chiara: dall’UE si può uscire. Per noi un’ovvietà, ma andatelo a spiegare alle frotte di giornalisti e commentatori che ieri sera – sulla base di un semplice sondaggio commissionato dagli hedge fund – già brindavano sguaiatamente al successo del Remain. Per loro un risultato obbligato e senza alternative…

Da sempre, per costoro, la rottura dell’UE sarebbe fonte delle più tremende sciagure, quando invece per la povera gente la sciagura è proprio la gabbia europea, concepita giusto per affermare il dominio assoluto delle oligarchie finanziarie. Da qui i trattati che hanno trasformato in leggi i dogmi del neoliberismo, il dominio della logica dei mercati, i tagli salariali, l’attacco sistematico ai diritti del popolo lavoratore, l’austerità a vita e chi più ne ha più ne metta.

Sarà un caso che le zone operaie e popolari abbiano votano con altissime maggioranze per il Leave, mentre le zone borghesi e benestanti facevano l’esatto contrario? Ora qualcuno, da “sinistra”, ci dirà che il malessere sociale non dipende solo dall’Unione Europea. Grazie, ne eravamo già informati. Ma quell’«Europa» che amate tanto, non è forse quella che meglio garantisce lo strapotere del capitale, lo sfruttamento dei lavoratori, il pieno dispiegarsi della disuguaglianza sociale?

Ecco, anche di questo bisognerebbe essere informati. Almeno quanto hanno dimostrato di esserlo i milioni di proletari che – infischiandosene della patetica posizione di Corbyn – hanno votato per l’uscita dall’UE. Pittoresco, da questo punto di vista, l’atteggiamento dei tanti commentatori che ieri – a votazione in corso – non sapevano capacitarsi del perché di questa polarizzazione di classe, a loro giudizio un “mondo alla rovescia”, dato che secondo la loro narrazione “l’Europa tutela i più deboli”.   

Piccola digressione in chiave italiana: questa notevole polarizzazione del voto tra zone povere e zone ricche, non è che ricordi per caso la vittoria del Pd ai Parioli e quella di M5S nelle periferie romane? Ovvio che il fenomeno è lo stesso, e si chiama rivolta contro le èlite, contro la vera casta sociale che riesce sempre ad imporre i propri privilegi, contro il ceto politico che ne rappresenta gli interessi.

Ora vorrebbero distrarci con le oscillazioni dei mercati finanziari. Fluttuazioni violentissime ma normali, visto che i padroni della finanza avevano scommesso fino a ieri sera sul successo del Remain. Ma se lorsignori tremano la ragione è un’altra, ed è squisitamente politica.

Tutti sanno che adesso l’UE è nel pallone, e che questo potrebbe essere solo l’inizio di un processo disgregativo senza fine. E tutti sanno che l’esito del referendum inglese non è il bislacco risultato di un popolo strano, bensì un sintomo inequivocabile dell’incurabile malattia rappresentata dal cancro “europeista”.

E poi, dov’è la stranezza? Certo, agli euristi non piace ricordarlo, ma tutte le volte che i popoli hanno potuto pronunciarsi (Francia, Olanda, Irlanda, Grecia) hanno sempre detto di no all’Unione e ai suoi trattati. Un caso? La cattiva percezione di popoli “impreparati alla democrazia”? Ma per favore…

Certo, adesso qualcuno cercherà di cogliere l’occasione dell’uscita britannica per rilanciare l’idea mostruosa dell’Europa federale. Ma per fortuna quest’idea è non solo assolutamente minoritaria, ma anche del tutto impraticabile.

Di tutto questo ci sarà comunque tempo per parlare. Vedremo quale sarà la reazione di Berlino e Bruxelles, vedremo se Cameron se ne andrà subito o solo più avanti, vedremo quale sarà il riflesso sulla politica dei vari stati. Intanto godiamoci una vittoria che hanno cercato di fermare in tutti i modi, ma soprattutto con l’arma della paura.

Un’arma evidentemente oggi spuntata. Lo si era già visto nel referendum greco con il 61% di no, anche se poi tradito da Tsipras. I popoli non hanno tutta questa paura del cambiamento, anzi! E’ questo un grande insegnamento, ed un formidabile incoraggiamento, per tutti quelli che come noi si battono per l’uscita dal mostro neoliberista, antidemocratico ed oligarchico chiamato Unione Europea.

 

Ultim’ora: al momento della pubblicazione di questo articolo apprendiamo che Cameron si è dimesso. Bene. Qualcuno, pensando così di salvarlo, aveva suggerito a Renzi di adottare il “modello Cameron” dopo un eventuale sconfitta al referendum d’ottobre. A questo punto glielo consigliamo anche noi.