Scrivevamo a caldo, dopo la tremenda strage di Nizza, quanto fosse discutibile attribuire una matrice jihadista ad un’azione individuale (e che individuo!) dalla natura alquanto incerta. E’ passata appena una settimana e, con la strage di Monaco, ci troviamo di fronte ad una conferma assai clamorosa.

Certo, noi non abbiamo alcun dubbio sul fatto che gli schizzi di sangue della Grande Guerra Mediorientale arrivino anche in Europa con azioni dell’Isis o di altre componenti dell’area jihadista. Ma bisogna saper distinguere. Una cosa sono gli attentati messi in atto da cellule minimamente organizzate (Parigi e Bruxelles), altra cosa sono le azioni di singoli che non lasciano rivendicazioni politiche (Nizza) o che – come sembra nel caso del giovanissimo di Monaco – lasciano solo grida sconnesse e del tutto contraddittorie.

Secondo alcuni lo sparatore avrebbe pronunciato l’immancabile “Allah u akbar“, insieme ad insulti contro i turchi ed alla rivendicazione di essere “tedesco” (ed in effetti lo era).

Proprio mentre scriviamo è uscito su la Repubblica on-line questo dialogo tra lo sparatore ed una persona che gli parlava da un balcone.

«Il dialogo dal balcone
Questa la trascrizione del dialogo riportata dal Guardian e da altri media:
Uomo in balcone: “Maledetto stronzo…”
Sparatore: “A causa vostra sono stato vittima di bullismo per sette anni…”
Uomo in balcone: “Sei un coglione”
Sparatore: “E ora ho comprato una pistola per spararvi”
Uomo in balcone: “Una fottuta pistola, la tua testa non è a posto”
Uomo in balcone: apparentemente rivolto alla persona che sta filmando: “Ha una pistola, il ragazzo ha una pistola”
Sparatore: “Merda” Maledetti turchi!”
Uomo in balcone: “Merda/Maledetti stranieri!”
Uomo in balcone: rivolto a qualcun altro: “Hey! Ha una pistola! L’ha caricata! Chiama la polizia!”
Sparatore: “Io sono tedesco!”
Uomo in balcone: “Sei un coglione, ecco cosa sei”
Sparatore: “Smettila di filmare!”
Uomo in balcone: “Sei uno stronzo! Ecco cosa sei”
Sparatore: “Sono nato qui!”
Uomo in balcone: “Si, e cosa cazzo pensi di fare?”
Sparatore: “Sono cresciuto qui nell’area Hartz 4” – riferimento al sussidio sociale (in realtà la legge che consente salari da fame per milioni di tedeschi, prevalentemente giovani – ndr)
Sparatore: dice qualcosa a proposito di un “trattamento”. Non è chiaro se si riferisca a un trattamento medico o a un modo di trattare le persone.
Uomo in balcone: dice qualcosa del tipo “sì un trattamento è ciò che ti serve”.
L’uomo poi si mette al riparo, ma continua a filmare. Il giovane lo minaccia. Il video termina».

Ricapitoliamo. Lo sparatore si definisce vittima del bullismo, se la prende con i turchi, ci tiene al suo essere tedesco e – ciliegina sulla torta – ci parla (con il riferimento ad Hartz 4) della sua emarginazione sociale. Del grido Allah u akbar non c’è invece traccia, ma per questo ci pensano le redazioni di ogni angolo del continente…

Dopo Nizza, in polemica con le affermazioni dell’insopportabile Boldrini, così scrivevamo:
«Domanda, e se fosse invece stata una folle azione individuale che nulla ha a che fare con il “fanatismo” di cui parla? Non diciamo che sia così, e neppure che sia l’ipotesi più probabile. Ma perché escluderlo a priori? Negli USA avvengono ogni anno stragi con decine di vittime, i cui autori sono spesso imbevuti di ideologie razziste e nazistoidi, ma nessuno chiama in causa la matrice politica come fattore determinante dell’azione stragista. Perché esprimere immediatamente un simile giudizio nel caso di Nizza, se non per alimentare quel clima di emergenza che tanto piace alle classi dirigenti europee?».

Lo sappiamo, la caccia all’islamico è sempre la reazione più facile in certe circostanze. Lo è certamente per i media. Ma la realtà che si cela dietro a certi atti è assai più complessa. Domanda: non sarà che l’Europa si stia americanizzando anche in materia di stragi? Cosa intendiamo in questo caso per “americanizzazione” dovrebbe essere chiaro: lo sparare nel mucchio come risposta alle sofferenze (vere o presunte) subite da colui che compie la strage come atto estremo e di fatto (come accaduto anche ieri) suicida.

Ecco, lasciamo pure in sospeso, per ora, la risposta. Ma almeno la domanda su questa forma di “americanizzazione” deve essere posta. Di certo la strage di ieri ci dice quanto essa sia fondata.

Ma, al di là dell’orribile fascino che il modello americano evidentemente esercita, quella di Monaco è stata anche – i contenuti del dialogo dal balcone ce lo dicono chiaramente – una strage europea. Compiuta da un cittadino tedesco contro altri tedeschi, in nome di soprusi subiti a causa del “costume” europeo (il bullismo) e magari di quella legge tedesca (Hartz 4) che ha ispirato tanto il Jobs Act di Renzi che la più recente Loi Travail di Hollande.

Aggiornamento delle 14,30

Gli ultimi aggiornamenti – qui sotto quello de la Repubblica – confermano quanto abbiamo scritto stamattina. Nessuna matrice islamica, seri problemi personali dell’autore, che pare comunque essersi ispirato ad altre stragi europee  (Utoya 2011 e Stoccarda 2016).


Da la Repubblica on-line:

«La polizia bavarese, nel corso di una conferenza stampa, ha fornito alcune informazioni relative al killer: “era uno studente che viveva in un appartamento di una stanza che è stato perquisito. Nessun rapporto con l’Is”. Il ragazzo, sostengono gli investigatori, ha agito solo, non aveva complici, e a casa sua non è stato trovato materiale legato allo Stato islamico, ma solo documentazione su stragi del passato: il capo della polizia di Monaco ha anche precisato che “non c’è alcun legame” tra la strage e il tema dei profughi. Quindi si propende per l’ipotesi di un gesto di “un forsennato”. Certo è, per gli investigatori, il legame con la strage compiuta da Anders Breivik a Utoya 5 anni fa (77 morti) “di cui ieri cadeva il quinto anniversario”. Per la Dpa, che cita fonti dei servizi tedeschi, il killer aveva trascorso molto tempo davanti al pc utilizzando giochi di sparatorie ed ammirava l’autore della strage di Winnenden, nei pressi di Stoccarda, dove nel 2009 uno studente 17enne uccise 15 persone in una scuola.

E ancora, con riferimento al già citato dialogo dal balcone:

«L’attentatore dice “sono tedesco, nato in Germania, in un quartiere povero e abitato da percettori di sussidio pubblico”. E fa riferimento al fatto di essere stato vittima di bullismo. In una chat room, un autore anonimo ha rafforzato questa pista:”Conosco questo maledetto, il suo nome è Ali Sonboly, era in classe mia, lo prendevamo sempre in giro e lui diceva sempre che ci avrebbe ucciso”, ha riportato il Daily Mail.»